Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/09/2021, a pag. 25, con il titolo 'La mia danza è come il rock, voglio far ballare tutti insieme, creare un senso di comunità' l'intervista di Sergio Trombetta.
Sergio Trombetta
Hofesh Shechter
Il titolo è Double Murder, Doppio assassinio; ma usciranno tutti vivi dallo spettacolo in scena da domani alle Fonderie Limone di Torino per Torinodanza. Lo garantisce l'autore, Hofesh Shechter, coreografo, compositore, percussionista, un successo strepitoso per la sua danza viscerale e adrenalinica definita da un critico inglese «gig rock»: un ballo popolare, la giga, ma rock. I suoi pezzi sono traboccanti di energia e tensione, (Uprising, In your Rooms, Political Mother creati fra il 2006 e il 2010) ma è stato anche regista lirico alla Royal Opera House e alla Scala. A Broadway ha messo in scena il musical Il violinista sul tetto. Nato in Israele nel 1975, un passato di batterista in una band, in poco meno di venti anni ha conquistato Londra diventando una pop star della danza.
Un momento di "Double Murder"
È d'accordo con chi definisce il suo stile «gig rock? «Nel mio lavoro mi interessa creare un senso di comunità. In questo modo posso comprendere la definizione, specialmente in Double Murder si sente questa connessione con il pubblico: muoversi, cantare, sentire il ritmo tutti insieme. Clown, il primo pezzo è quasi un concerto rock: mi piace lavorare a brani di danza dove la musica è così importante e contribuisce alla creazione. Il secondo, The Fix , invece è completamente differente. In fondo ci sono molte ragioni per cui ci si innamora di un titolo».
Musica, danza, regia: come concilia tutti i suoi talenti? «La prima forma d'arte di cui mi sono occupato è stata la musica, ho studiato pianoforte per molti anni e una delle cose che mi affascinavano di più era comporre, trovare combinazioni musicali che mescolassero tempi e ritmi con le danze folkloristiche che sono state il mio secondo campo di studio in Israele. Mescolare tutte queste cose insieme era una esperienza importante: emozioni, sensazioni, l'atmosfera, le luci. È la mia gioia, la mia fortuna e la mia maledizione. Perché se da una parte è esaltante, dall'altra vuol dire controllare tutti gli elementi della creazione. Investirci una grande energia. Non è semplice, è molto impegnativo».
Parlando di The Fix , un critico inglese ha scritto che ci sono molti abbracci: lei è diventato un bravo ragazzo? «Lo sono sempre stato: sono un bravo ragazzo israeliano. Nel mio lavoro c'è cinismo e sarcasmo, ma anche una parte di me emotiva, sentimentale. Mi piace affrontare la gioia, la tenerezza. Si sceglie che cosa essere secondo i momenti» .
I suoi pezzi sono apprezzati non solo per la coreografia ma come opera d'arte complessiva. Lei si sente più coreografo o regista? «Quando affronto un nuovo pezzo lo faccio da regista. Voglio avere il controllo di ogni aspetto. Creo musica, danza, luci per dare vita all'emozione che provo».
Oltre alla sua compagnia ha fondato un secondo gruppo, Shechter Junior, perchè? «Di solito non mi servono più di due danzatori nuovi per stagione, ma alle audizioni ne arrivano un migliaio e alla fine mi trovo spesso con almeno una decina di ragazzi, sotto i 25 anni, pieni di talento cui devo rinunciare. Mi è venuta allora in mente l'idea di creare una seconda compagnia Junior. Mi eccita avere intorno giovani entusiasti pieni di energia, crescerli, insegnare il mio stile, permettere loro di guadagnare e fare esperienza».
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