La sfida del nuovo web tra uomini e macchine Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 26 settembre 2021 Pagina: 1 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «La sfida del nuovo web tra uomini e macchine»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/09/2021, a pag. 1, con il titolo "La sfida del nuovo web tra uomini e macchine", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Studi in Texas sulla fisica ottica per connettere fra loro più menti umane, ipotesi in North Carolina di realizzare protesi per migliorare la memoria e lo scenario che viene dalla California della genesi di un "Internet del pensiero": quanto sta maturando in più atenei degli Stati Uniti spiega cosa c’è dietro le parole sulla «interazione fra esseri umani e macchine» pronunciate da Elon Musk durante i lavori dell’Italian Tech Week. La neuroscienza è una delle frontiere più avanzate dell’innovazione nel nostro secolo e vede più ricercatori e laboratori in competizione — soprattutto ma non solo negli Stati Uniti — per inventare strumenti hi-tech con funzioni capaci di sfidare la fantasia ovvero riuscendo a rafforzare la memoria, migliorare le capacità di apprendimento e comunicare sfruttando le nostre menti. Nulla di tutto ciò è ancora concretamente avvenuto ma la nuova sfida per la conoscenza è in pieno svolgimento.
Per accorgersene bisogna partire dalle aule della Rice University a Houston, in Texas, dove il neuro-ingegnere Jacob Robinson sta lavorando da almeno tre anni su come la nanotecnologia può rafforzare l’abilità di interagire con il cervello umano. "Il nostro obiettivo - come lui stesso spiega - è far avanzare tanto la basilare neuroscienza che il trattamento dei disordini neurologici". Il Dipartimento di Difesa Usa ha deciso di investire in un suo progetto di ricerca che punta a combinare l’uso di fisica ottica avanzata, nanotecnologia, stimolazione magnetica ed ingegneria genetica per creare una "tecnologia da indossare" capace di sfruttare la luce per decodificare l’attività di un cervello e poi di ricorrere a campi magnetici per farla ricevere da un altro cervello, in un periodo stimato inferiore a un ventesimo di secondo. È un progetto "comunicazione cervello-cervello" che coinvolge 16 centri di ricerca in quattro Stati Usa nella convinzione di poter arrivare al momento nel quale una stessa informazione potrà passare all’istante da una mente umana ad un’altra. Sono questi studi che portano l’Università di California, a Berkeley, a prevedere che entro un periodo di 20 o 30 anni avremo la genesi di un "Internet del pensiero" ovvero la possibilità per una moltitudine di esseri umani di connettersi a grandi cloud digitali per accedere in tempo reale a imponenti banche dati, sfruttando sistemi basati sull’intelligenza artificiale. Ciò può significare la possibilità per più individui di migliorare sensibilmente la capacità di studiare assieme - ad esempio in una classe - o di lavorare in team su qualsiasi tipo di progetto. Da qui al bisogno di incrementare la memoria umana il passo è breve e in effetti un team di ricercatori all’Università di Southern California, a Los Angeles, è impegnato a testare un microchip che mira ad aumentare le capacità umane del 37 per cento. Sono già 15 i volontari che hanno accettato l’impianto degli elettrodi in varie parti del cervello - incluso l’ippocampo - e l’obiettivo è anche qui di creare una tecnologia che sia possibile "indossare" senza interventi dentro il corpo, al fine di combattere malattie come il morbo di Alzheimer, di aiutare singoli a recuperare ricordi perduti o di consentire a studenti di rafforzare le capacità mnemoniche per affrontare esami molto difficili. Al "Wake Forest Baptist Medical Center" di Winston-Salem, in North Carolina, il neuroscienziato Robert Hampson lavora sullo stesso fronte ovvero - come lui stesso afferma - "per trasformare la fantascienza in scienza" studiando come i neuroni nell’ippocampo codificano e immagazzinano informazioni nella memoria. Quando dunque Musk parla del progetto "Neuralink", teso a trasformare le capacità di apprendimento grazie a collegamenti ad alta velocità fra menti umane e computer, alza il velo su una sfida in pieno svolgimento nel mondo del sapere scientifico. Che può rivoluzionare il nostro modo di apprendere nell’arco di una generazione ponendo significative questioni di privacy e diritti destinate a segnare l’era del digitale. È un terreno che nel numero di settembre del magazine APL Bioengineering viene riassunto così: "Le interazioni cervello-computer garantiscono comunicazioni bidirezionali fra menti e tecnologia che traducono le intenzioni dell’utente in funzioni". Gli Stati Uniti si presentano come la palestra più avanzata di questa sfida ma la Cina compete con il suo aggressivo "Brain Project" - lanciato nel 2016 con un orizzonte di 15 anni al fine di sviluppare le "funzioni cognitive" per affrontare il tema dell’"emulazione cerebrale" puntando a coniugare "standard internazionali e valori cinesi".
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