Che cosa non va nella lettera di Fassino su Israele 26/09/2021
Piero Fassino
Gentile Deborah: La lettera di Fassino al direttore Molinari, è di qualche giorno fa; mi aspettavo qualche critica, ma ho l'impressione che nè lettore nè giornale... confesso che ho provato sconcerto e delusione per chi dall'alto della sua esperienza politica e istituzionale avrebbe dovuto conoscere bene i motivi del conflitto. Una lettera in cui Fassino si compiace per il cambio del governo, attribuendo a Netanyahu e Likud una gestione politica negativa ai fini della pace, coinvolgendo nella critica anche l'ex Presidente, chiaramente perchè di orientamento politico contrario; menziona gli accordi di Abramo evitando di nominare i fautori. Ma quello che riflette meglio il pensiero di Fassino, è quando parla della "giudeizzazione di Gerusalemme", una narrativa molto cara ai palestinesi e agli arabi in generale. Il termine terrorismo è abolito, così come tutta la dottrina scolastica fondata sull'odio e i vitalizi alle famiglie dei terroristi; nè una parola sul problema dell'UNRWA e alle sue nefaste conseguenze. Per Fassino, pace e stabilità sono le legittime aspirazioni di entrambi i popoli. Avvilente se non patetico quando ricorda i "colloqui di Oslo e agli accordi di Washington, sanciti dalla stretta di mano tra Rabin e Arafat sotto lo sguardo garante di Clinton". Silenziato il voltafaccia di Arafat, gli attacchi terroristici che nè seguirono e i ripetuti rifiuti alle offerte per la formazione di uno Stato Palestinese. Per Fassino è compito dell'ONU USA UE e Russia " accompagnare israeliani e palestinesi in quel cammino.". è quella Sinistra "buonista" che si pone equidistante dalle parti, ponendo sullo stesso piano con falsità e ipocrisia, aggressori e aggrediti. Cordialmente.
Angelo di Palma
Gentile Angelo,
La lettera di Fassino è quanto di più retorico, buonista e ipocrita potesse scrivere. Sorvolo sul patetico tentativo di far passare Abu Mazen e le fazioni palestinesi come Fatah e OLP dedite alla ricerca del dialogo e della pace e che lei descrive molto bene nella sua lettera. Devo ammettere che mi è venuta la pelle d'oca nel leggere le ultime righe di questa ridicola lettera: " avviando quel percorso negoziale che in soli due anni condusse ai colloqui di Oslo e agli accordi di Washington, sanciti dalla stretta di mano tra Rabin e Arafat sotto lo sguardo garante di Clinton. Quella volontà di pace si è affievolita, soffocata dal riemergere di pregiudizi, ostilità e conflitti. È tempo di riprendere l’unico cammino di pace possibile: dialogo e negoziato." A volte mi chiedo in quale mondo fantasioso viva la sinistra, anche la più moderata, quale dialogo, quale negoziato. Dopo Washington lo "sguardo garante" di Clinton avrebbe dovuto trasformarsi in sguardo di rabbia e di terrore nel vedere Israele colpito da una delle più tremende ondate di terrorismo mai viste, ordinate dal "pacifico" Arafat al ritorno da Washington. Fassino nomina anche "la crisi di maggio". Che crisi? 5000 missili lanciati contro le città israeliane può chiamarsi crisi o piuttosto crimini di guerra? 5000 crimini di guerra! Cosa avrebbe fatto e detto Fassino se l'Italia fosse stata colpita per 20 anni da bombe e missili quasi quotidianamente da qualche gruppo terroristico? Avrebbe parlato di pace e di dialogo? Riporto qui le ultime parole di Abu Mazen, quello che lui definisce "fragile", rivolte agli studenti palestinesi: "Nel nome di Allah, il misericordioso, Noi continueremo a stare fermi nella nostra guerra santa fino al giorno del giudizio. Allora i credenti e i martiri rivivranno nella vittoria di Allah". Queste sarebbero parole di pace? Queste sarebbero parole che potrebbero instaurare un dialogo? Dopo tanti anni di inutili spiegazioni, dopo tanti esempi di barbarie da parte palestinese, dopo decenni di terrorismo cui i sinistri non vogliono dare atto e nemmeno ricordare come fa Fassino nella sua ridicola lettera, ho perso ogni speranza che la sinistra possa un giorno capire la realtà del Medio Oriente e la tragedia che Israele vive dal giorno della sua fondazione anche grazie alla copertura della sinistra mondiale al terrorismo palestinese.