lunedi` 23 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica - Libero Rassegna Stampa
22.09.2021 50 anni di 'Fuori!' in mostra a Torino
Due servizi di Federica Cravero, commento di Luca Beatrice

Testata:La Repubblica - Libero
Autore: Federica Cravero - Luca Beatrice
Titolo: «Cinquant’anni 'Fuori!'. I pionieri dei diritti omosex - Fuori! mezzo secolo di orgoglio diventa una mostra storica - Quando erano i compagni a discriminare i gay»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/09/2021, a pag.37 con il titolo "Cinquant’anni 'Fuori!'. I pionieri dei diritti omosex" l'analisi di Federica Cravero; da REPUBBLICA - Torino, a pag. 10, con il titolo "Fuori! mezzo secolo di orgoglio diventa una mostra storica" una seconda analisi di Federica Cravero; da LIBERO, a pag. 24, l'analisi di Luca Beatrice dal titolo "Quando erano i compagni a discriminare i gay".

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA - Federica Cravero: "Cinquant’anni 'Fuori!'. I pionieri dei diritti omosex"

Museo Diffuso Torino

Mezzo secolo fa i simboli erano la lambda e il triangolo rosa, oggi è l’arcobaleno: partenza e arrivo (finora) di un viaggio in continua evoluzione, quello per la rivendicazione dei diritti delle persone omosessuali, che nel tempo si è arricchito dalle tante sfumature del mondo Lgbtqi+. A descrivere bene questo percorso è la mostra " Fuori! 1971-2021" allestita a Torino da domani al 24 ottobre al Polo del ’900, dedicata ai 50 anni del primo movimento di lotta per i diritti delle persone omosessuali, al quale si è accompagnata la nascita della rivista firmata da Angelo Pezzana. «Eravamo invisibili, il movimento doveva darci visibilità», era l’intento di Pezzana. È stato lui l’anima di quell’iniziativa dirompente, che ha portato alla ribalta non solo torinese, ma nazionale e internazionale, l’urlo di un movimento che in quegli anni si apriva al mondo.

«E lo faceva in modo gioioso, satirico e autoironico — spiega Roberto Mastroianni, direttore del Museo diffuso della Resistenza, nonché curatore della mostra — trattando in modo leggero e nuovo argomenti serissimi. Ed è proprio questa caratteristica del movimento che abbiamo voluto evidenziare, piuttosto che indulgere sulla denuncia della violenza nei confronti dei gay o la discriminazione, che pure sono una realtà ». La scelta di collocare la mostra nel Museo della Resistenza risponde a un’idea precisa del direttore Mastroianni: «La storia degli omosessuali in Italia — dice — si intreccia con la storia di tutti gli italiani: dal carcere e dal confino negli anni del fascismo alla deportazione nei campi di concentramento, dalla clandestinità negli anni Cinquanta e Sessanta alla tensione rivoluzionaria degli anni Settanta fino al riflusso post-ideologico degli anni Ottanta e Novanta e allo stigma dell’Aids». Numerosi gli eventi collaterali per la festa di anniversario. Venerdì alle 15,30 il direttore di Repubblica Maurizio Molinari terrà la lectio magistralis "Dal Fuori! a oggi, quando i diritti rafforzano la democrazia", anche in diretta Facebook. Pezzana ripercorre quell’esperienza partendo da quando, giovane libraio specializzato in letteratura anglosassone, inizia a cercare un modo per sradicare una narrazione in cui «sui giornali gli omosessuali erano definiti invertiti che vivevano in turpi ambienti. Sempre solo nelle pagine di cronaca nera», racconta. E quando su La Stampa lesse il titolo «L’infelice che ama la propria immagine», provò ad aprire un dibattito sul giornale, «ma la lettera non fu pubblicata e fu l’occasione per invitare alcuni amici: volevamo che si parlasse di omosessualità come una forma di vivere la propria sessualità, non come una malattia. Volevamo che venisse alla luce ciò che fino ad allora era nascosto. Comprese le problematiche», ricorda Pezzana. Era la fine del 1971.

A dicembre uscì il numero zero del Fuori!, acronimo di Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, primo di 32 edizioni che presto si fecero anche movimento, mai violento e in fretta passato dalla spinta rivoluzionaria a quella riformista. Quello che contraddistingue il Fuori! è l’intento di fare (anche) politica cambiando il costume, il linguaggio e l’atteggiamento culturale nei confronti del mondo omosessuale. Lo fa spesso con i testi di autori come Fernanda Pivano o con i contributi che arrivano dagli intellettuali israeliani e americani. Con la liberalizzazione del linguaggio. Con i manifesti dei momenti di festa, dalle serate dance alle partite gay contro etero ai festival del cinema. Ma lo fa prima di tutto con il potere delle immagini, dalle illustrazioni di Ugo Nespolo a quelle di Marco Silombria, che raccontano vite di gay felici, prendono di mira l’oscurantismo della Chiesa o le violazioni dei diritti, per esempio nel regime iraniano. Un atteggiamento che porta i fondatori del Fuori! ad essere inizialmente accettati con difficoltà dalla sinistra, e che invece è in sintonia con le battaglie del partito radicale.

LA REPUBBLICA - Torino - Federica Cravero: "Fuori! mezzo secolo di orgoglio diventa una mostra storica"

Babydoc
Angelo Pezzana

Dagli articoli di giornale alle spillette dei movimenti gay di mezzo mondo della collezione personale di Angelo Pezzana, dai manifesti alle foto d'epoca, dalle illustrazioni alle riviste estere, tutto incorniciato da una grafica accattivante: questo è la mostra "Fuori! 1971-2021" allestita al Polo del `900 e dedicata ai 50 anni del primo movimento di lotta per i diritti delle persone omosessuali a Torino e all'omonima rivista, che si potrà visitare da domani al 24 ottobre nelle sale del Museo diffuso della resistenza, in corso Valdocco 4/a (ingresso gratuito, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18). Quella che si sta per inaugurare è una rassegna dei momenti topici del movimento e del periodico — acronimo di Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano — concentrata soprattutto sul decennio 1971-1981. Il percorso espositivo è curato dal presidente del Museo diffuso della Resistenza Roberto Mastroianni, oltre a Chiara Miranda, Maurizio Gelatti e Maurizio Cagliuso. Una mostra compatta nell'esposizione, ma decisamente più ampi sono i contenuti multimediali che, attraverso i Qr code, attingono al patrimonio digitalizzato messo a disposizione dalla "Fondazione Sandro Penna/Fuori!" (contenuti anche sul portale online 9CentRo) e che arricchiscono la mostra con interviste, video, testimonianze, il podcast "Le radici dell'orgoglio" prodotto da Kidney Bingos, e il catalogo della casa editrice Hopefulmonster fondata da Beatrice Merz.

«Abbiamo cercato una grafica che riproducesse i font usati dalla rivista - spiega Chiara Miranda - E abbiamo selezionato il materiale in modo che rendesse l'idea di quanto dirompente sia stato questo movimento nel cambio di linguaggio, di espressioni, di immagini e di cultura, in un modo satirico e gioioso», mette in chiaro Roberto Mastroianni Ad accogliere il visitatore è un'opera originale realizzata da Ugo Nespolo, che aveva partecipato fin dagli inizi all'illustrazione del Fuori! assieme alla matita pungente di Marco Silombria. Sono molti gli spunti che si colgono dall'allestimento, testimonianze originali di momenti che hanno fatto la storia del movimento gay. Come l'articolo su La Stampa diventato pietra dello scandalo, "L'infelice che ama la propria immagine", firmato dal neurologo Andrea Romero, che trattava l'omosessualità come una devianza curabile, che rappresento la spinta a creare un nuovo giornale. O il manifesto in cui il movimento metteva una taglia di un milione di dollari sull'ayatollah Khomeini, a testimonianza di un'attenzione planetaria contro i regimi totalitari e dell'impegno politico di un movimento presto passato dalla spinta rivoluzionaria alla battaglia riformista, mai violenta, che ha poi costituito un nucleo forte all'interno del partito radicale, contribuendo alla diffusione della lotta per i diritti in piccoli paesini nella provincia italiana, come mostra una cartina dell'attivismo nella penisola. Per contestualizzare all'interno della società la battaglia mossa dal Fuori! — non solo nei confronti dei gay ma presto estesa alle donne e poi alle diverse anime del mondo Lgbtqi+ — gli allestitori hanno dedicato uno spazio a una ricerca commissionata dal Comune di Torino nel 1982 e proseguita per quasi quarant'anni per sondare la percezione dell'omosessualità nella popolazione, «che è l'unico tema che ha visto un consenso crescente e costante nel tempo», precisa Mastroianni.

Oltre all'esposizione temporanea — che attaversa sia la giornata del Pride che il Salone del libro — venerdì alle 15.30 il direttore di Repubblica Maurizio Molinari terrà la sua lectio magistralis "Dal Fuori a oggi, quando i diritti rafforzano la democrazia", primo appuntamento di un calendario di eventi collaterali. Sabato alle 16 ci sarà una tavola rotonda con Luca Beatrice, Ettore L'anniversario del Fuori! Boffano, Salvatore Tropea, Roberto Giardina e in collegamento Vittorio Messori. I12 ottobre alle 17, invece, si confrontano su "Il movimento omosessuale nel mondo negli anni 70" Javier Cuevas del Barrio, Dario Pasquini, Stefano Pisu, Alessio Ponzio, Christopher Scarcelli e in collegamento Dan Calwood e Christopher Ewing. Al cinema Centrale il 12 ottobre alle 21 ci sarà la proiezione del docufilm "Il caso Braibanti". Il 16 e 17 ottobre invece il cinquantesimo anniversario del Fuori! sarà festeggiato al Salone del Libro con la presentazione del catalogo della mostra e l'antologia dei primi 12 numeri dello storico giornale e la consegna del premio Fuori!.

LIBERO - Luca Beatrice: "Quando erano i compagni a discriminare i gay"

Immagine correlata
Luca Beatrice

Una rivoluzione liberale, per conquistare i diritti civili e contro ogni forma di dittatura. Si fa sempre bene a ricordare le repressioni che gli omosessuali sono stati costretti a subire dai regimi fascista e nazista, eppure si tende a svicolare rispetto all'analogo se non peggiore trattamento inflitto loro dal comunismo. Basterebbe ritornare a un episodio storico scivolato nel silenzio. Era il 1977 quando l'allora presidente Carlo Ripa di Meana dedicò la Biennale di Venezia ai dissidenti dell'Unione Sovietica, tra le polemiche dell'intellighenzia della sinistra e all'imbarazzo del Partito Comunista che portò alle dimissioni di Vittorio Gregotti e Luca Ronconi dal cda. Fu la Biennale del "caso Paradzanov", il regista cinematografico arrestato nel 1974 e condannato a cinque anni di lavori forzati per omosessualità. Quindici giorni prima dell'inaugurazione, Angelo Pezzana, leader fondatore del Fuori movimento per i diritti degli omosessuali, venne espulso dall'Urss, dove si era recato a sostegno dello stesso Paradzanov. La protesta di Pezzana proseguì a Venezia con un appello per la liberazione del regista e la libera circolazione dei suoi film. Basterebbe insomma conoscere la storia per provare un certo imbarazzo nei confronti della parola comunista, eppure Vladimir Luxuria, una delle più attive militanti per la causa Lgtb, non esitò a candidarsi nelle file del partito della Rifondazione. Decisione alquanto contraddittoria.

IL CORAGGIO DI UN UOMO Per sostenere una posizione così forte nell'Italia di cinquant'anni fa c'era bisogno di persone coraggiose ed eretiche, caratteristiche che ad Angelo Pezzana non sono mai mancate. Oltre al Fuori, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, è stato creatore delle prime librerie internazionali Hellas e Luxemburg, tra i promotori del Salone del Libro. Pezzana entrò in politica nelle liste del Partito Radicale, parlamentare per solo una settimana, e dovette affrontare diversi attacchi frontali per le sue collaborazioni giornalistiche a Il Giornale, Libero e Il Foglio, nonché per aver difeso le posizioni di Israele, altro tema scottante in seno alla sinistra. Non dovrebbe essere difficile capirne i principi che lo hanno distinto dal branco: la libertà e i diritti vanno sempre difesi contro ogni forma totalitaria e discriminatoria. Per quanto imperfetta, la democrazia è una conquista della specie umana e chiunque scende a patti con le dittature ne è in qualche modo connivente. La libera espressione dell'individuo sia il criterio sovrano da difendere, soprattutto se schierata fuori dal coro. Mezzo secolo fa a Torino, dunque, nacque il Fuori e oggi si apre una giusta celebrazione al Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra dei Diritti e della Libertà presieduto dal filosofo Roberto Mastroianni. Giusta e necessaria analisi su un decennio, cominciato nel 1971, quando l'Italia si apprestava a entrare nel periodo più difficile e sanguinoso del secondo dopoguerra. Sotto forma di una rivista-bollettino militante, uscito per qualche tempo in edicola, Fuori raccontava con un linguaggio non troppo dissimile dalla sintassi politica postsessantottina le battaglie per difendere l'alienabile diritto alle proprie libere scelte. Lo faceva con toni talora aspri, scagliandosi contro il potere, contro la Chiesa, contro la famiglia e le istituzioni. Se il primo bersaglio era la Democrazia Cristiana e le forze più reazionarie e chiuse, trapelava il medesimo fastidio per l'ottusità e l'antimodernismo del Pci.

DISSACRANTI LIBERTINI Non per questo si poteva definire Fuori come un organo dell'estrema sinistra, nessun apparentamento con Lotta Continua, Fronte Popolare e gli altri giornaletti dell'epoca. Dissacranti, libertini e libertari insofferenti verso qualsiasi disciplina di partito o gruppuscolo; negli anni la rivista ha assunto un tono a tratti ludico, sarcastico, indisciplinato, senza per questo dimenticare la serietà delle battaglie su cui era impegnata. Vi parteciparono voci dissonanti: filosofi, scrittori, artisti (come non ricordare la genialità di Marco Silombria che trasformò la grafica da ciclostile in una rivista illustrata e trasgressiva in stile anni '80). Funzionava in particolare quando parlava esplicitamente di sesso, di letteratura, di poesia, di cultura insomma, superando le noiose diatribe interne alla sinistra impegnata a discutere su altri fronti paludati, l'omosessualità era troppo marginale per far parte di un programma ufficiale. A cominciare da Angelo Pezzana erano ragazze e ragazzi coraggiosi, fieri della propria differenza che portavano come uno stile di vita quotidiana, non allestita occasionalmente per la parata. Fu una rivoluzione necessaria anche per chi la pensava altrimenti e non a caso trovò autentica familiarità con le battaglie radicali di Marco Pannella, liberale, antifascista, anticomunista. La mostra dura un mese ed è accompagnata da un prezioso libro edito da Hopefulmonster, tra testimonianza e attualità, in perfetta coincidenza con le elezioni comunali. Ecco, chi a sinistra teme passi indietro circa il rispetto dei diritti civili nel caso vincesse il centrodestra a Torino, si tranquillizzi pure. Considerare la libertà come il più prezioso dei beni nasce soprattutto dalle nostre parti.

Per inviare la propria opinione telefonare:
La Repubblica 06/ 49821
Libero 02/999666
Oppure cliccare sulle email sottostanti

rubrica.lettere@repubblica.it
lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT