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La Repubblica Rassegna Stampa
20.09.2021 Russia al voto: Putin perde consensi ma resta al potere. L'opposizione: 'Irregolarità'
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 20 settembre 2021
Pagina: 12
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Gli elettori puniscono Putin. Le irregolarità lo salvano»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 20/09/2021, a pag.12, con il titolo "Gli elettori puniscono Putin. Le irregolarità lo salvano" la cronaca di Rosalba Castelletti.

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Rosalba Castelletti

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Aleksej Navalnyj

Chini sui computer, armati di cuffie e microfono, i volontari di Golos — che in russo vuol dire sia "Voto" che "Voce" — rispondono a una telefonata dietro l’altra in un ufficio al primo piano vicino al koltsò, l’anello che circonda il centro di Mosca. Al termine della maratona elettorale di tre giorni per rinnovare la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, sono state oltre 4.600 le segnalazioni di irregolarità, abbastanza per assicurare al partito al potere Russia Unita «una convincente vittoria». Una mano che sbuca da dietro una bandiera e infila decine di schede elettorali in un’urna nella città siberiana Kemerovo. Duecento voti in più rispetto agli elettori registrati in un seggio di Nizhnij Novgorod, a Est di Mosca. Un osservatore arrestato e picchiato a San Pietroburgo. «Le valutazioni sono premature, ma queste parlamentari si preannunciano come il voto più fraudolento dell’era Putin», riconosce Stanislav Andrejchuk, copresidente dell’unica organizzazione indipendente di monitoraggio elettorale del Paese. «Oltre alle consuete irregolarità, come i caroselli di elettori in autobus da un seggio all’altro o le pressioni sui dipendenti statali, abbiamo rilevato anomalie inedite. Le elezioni diluite per la prima volta su tre giorni hanno consentito diverse violazioni notturne. E il voto elettronico attivo in 7 regioni e quello a domicilio sono difficili da controllare». Fondata nel 2000, nel 2013 Golos è stata la prima ong bollata con il marchio di "agente straniero". Da allora si è riorganizzata più volte pur di scrollarsi da dosso l’etichetta salvo ritrovarsi un mese fa primo e unico movimento iscritto nell’infame lista. È stato il culmine dell’offensiva lanciata dalle autorità contro ogni voce dissidente.

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Vladimir Putin davanti a un ritratto di Stalin

«Hanno fatto di tutto pur di impedire che la gente scenda in piazza come è successo a inizio anno dopo l’arresto di Aleksej Navalnyj o come accadde dopo le contestate parlamentari di 10 anni fa», commenta il secondo co-presidente di Golos Roman Udot, già prigioniero di coscienza per Amnesty. Grazie all’arsenale di leggi repressive varato negli ultimi mesi dalla "stampante pazza", com’è soprannominata la Duma, le autorità hanno blindato le elezioni. La rete di Navalnyj è stata dichiarata "estremista" alla stregua di Al Qaeda e bandita e molti candidati sono stati respinti per i loro legami, veri o presunti, con essa. Oppositori, attivisti e giornalisti indipendenti sono stati arrestati o costretti all’esilio. Obiettivo: garantire al partito al potere Russia Unita la maggioranza parlamentare in vista del 2024 quando l’allora 72enne Vladimir Putin dovrà decidere se ricandidarsi al Cremlino o avviare una rischiosa transizione. Stando ai primi dati, il traguardo è stato pressoché centrato. Con un’affluenza del 45%, Russia Unita si sarebbe aggiudicata il 41%, secondo i risultati parziali, ma sarebbe al 45% negli exit poll: sotto di circa 10 punti rispetto alle parlamentari 2016, ma pur sempre primo partito. Bisognerà aspettare la tarda mattinata per capire se, in base al sistema che assegna metà dei 450 seggi con sistema proporzionale e metà attraverso collegi uninominali, otterrà la maggioranza di due terzi necessaria a emendare la Costituzione. Le sorprese sono state l’ingresso di un nuovo arrivato sulla scena politica, il "Popolo nuovo" — al 7,9% dopo i comunisti e i nazionalisti del Lpdr, ma prima dei centristi di Russia Giusta — e l’exploit del Partito comunista balzato al 21%. «Non vogliamo voti dagli altri, ma non rinunceremo ai nostri», ci dice il leader Ghennadj Zjuganov nel suo collegio elettorale ospitato in un ex centro di Giovani Pionieri con tanto di bassorilievi con falce e martello sulla facciata. «In Russia ci sono solo due alternative: capitalisti e lavoratori. Io voto per la giustizia sociale», sussurra l’elettrice 89enne Galina. Pur facendo parte della cosiddetta "opposizione di sistema", allineata con il Cremlino, gli eredi del Pcus sono riusciti a capitalizzare il malcontento e hanno anche beneficiato delle raccomandazioni di "Voto intelligente" del team Navalnyj che, circoscrizione per circoscrizione, aveva indicato il candidato da eleggere con più probabilità di battere "il partito dei ladri e dei truffatori" Russia Unita. Una strategia temuta dalle autorità, tanto da aver costretto Apple, Google e Telegram a bloccare l’app in quello che è stato definito "un momento spartiacque" per la libertà su Internet in Russia. Che ha però diviso l’opposizione. «Non mi aspettavo di venire tradita da chi credevo alleato », ci confessa la 38enne Aliona Popova, candidata femminista nelle file del partito liberale Jabloko, rammaricata del mancato sostegno di Navalnyj a favore di un comunista che ha sempre votato a favore di leggi liberticide. L’avvocata Ljubov Sobol liquida le polemiche commentando ottimist i primi risultati sul canale YouTube Navalnyj Live . «L’obiettivo era rompere il monopolio di Russia Unita ed è quello che sta accadendo ». La sfiducia nel partito al potere non ha però scalfito la popolarità di Putin, solido al 56%. «Ho votato per il presidente», commenta la pensionata Svetlana davanti al Gulag Museum trasformato in seggio per l’occasione. «Ho votato per la stabilità ».

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