Il primo processo in Francia contro il cyber-bullismo
Analisi di Carlo Panella
(da Linkiesta.it)
Mila
Sconfortante guardare in faccia e ascoltare i tredici ragazzi sotto processo a Parigi per il nuovo reato di bullismo in rete per avere insultato e minacciato la allora diciassettenne Mila Oriols che, per rispondere a un coetaneo musulmano che la attaccava ferocemente in rete per essere lesbica, ha postato una frase volutamente blasfema: «La religione è merda, metto un dito in culo a dio». Decine di migliaia gli insulti e minacce di morte in rete hanno sconvolto la vita di Mila, che è stata costretta a lasciare due scuole e vive ora sotto stretta protezione della polizia. Tredici di questi cyber-bulli sono ora sotto processo a Parigi e va subito detto che solo due sono musulmani. Gli altri sono ragazzi e ragazze francesi normalissimi, che studiano o lavorano, che fanno volontariato nei servizi sociali, incensurati ma le loro testimonianze hanno lasciato interdetta la stessa corte. La ragione è semplice: non si rendono palesemente conto del fatto che la rete è reale, che non è un mondo neutro, parallelo e fittizio, che non è un videogioco. «Quando lei scrive “che Mila crepi!” – ha chiesto il giudice a un imputato – non ha coscienza che è una minaccia?» La risposta del giovane è sconcertante e secca: «No». Il giudice conclude sconsolato: «È pericoloso lasciare un cellulare nelle mani di gente come voi».
Tutti gli altri interrogatori degli imputati hanno confermato l’assoluta incoscienza dei cyber-bulli delle conseguenze reali, realissime che hanno i loro sfoghi in rete, da loro considerati come la semplice espressione di stati d’animo legittimi. Va ribadito che Mila non è vittima di un linciaggio in rete da parte prevalentemente di musulmani. La gran parte delle centinaia di migliaia di insulti e minacce è stata postata da giovani francesi, normalissimi, convinti di esprimersi in un mondo neutro, irreale, nel quale tutto si può dire, anche le cose più atroci. Al centro del dibattimento, naturalmente, anche un punto focale nel dibattito politico in Francia: il diritto alla blasfemia. Non a caso l’avvocato di Mila è lo stesso che ha rappresentato Charlie Hebdo nel recente processo contro i mandanti della strage. Lo stesso Emmanuel Macron, in apertura di quel dibattimento aveva solennemente ribadito il diritto al blasfemo che caratterizza e innerva la piena libertà di espressione in Francia. E Mila è stata volutamente e provocatoriamente blasfema. Ma è stata punita dal web son una vera e propria morte civile. Importantissimo dunque questo processo, il primo in Francia e forse in Europa contro il cyber-bullismo. Anche se nessuno, ormai, potrà restituire Mila a una vita normale e libera.
Carlo Panella
Giornalista, scrittore, autore de “Il libro nero del Califfato”