Afghanistan: il regime dei talebani contro le donne Cronaca di Mattia Sorbi
Testata:La Repubblica - Il Foglio Autore: Mattia Sorbi Titolo: «I talebani riaprono le scuole solo ai maschi. Escluse le ragazze - Non mollare sulle donne afghane»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/09/2021, a pag. 15, con il titolo "I talebani riaprono le scuole solo ai maschi. Escluse le ragazze", la cronaca di Mattia Sorbi; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Non mollare sulle donne afghane".
Ecco gli articoli:
LA REPUBBLICA - Mattia Sorbi: "I talebani riaprono le scuole solo ai maschi. Escluse le ragazze"
Riaprono le scuole in Afghanistan dopo un mese di pausa dovuta al ritiro americano e alla conquista del Paese da parte dei talebani. Gli studenti coranici annunciano la ripresa delle lezioni, dalla prossima settimana, di elementari, medie e licei. Ma le aule saranno aperte solo ai maschi. Non alle ragazze, le loro sorelle, che saranno costrette a restare a casa. Anche le professoresse non potranno riprendere l’insegnamento nei loro istituti. Potranno farlo solo gli insegnanti uomini. Con la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, alle donne è stato ordinato di indossare l’hijab, agli studenti è stato imposto d’indossare solo abiti islamici, le aule universitarie sono state separate per genere e alle donne è stato impedito di uscire di casa senza marito. E ora il ministero dell’Educazione annuncia l’imminente riapertura delle scuole solo per gli studenti maschi. Senza nessun riferimento alle studentesse. Intanto camminando nel centro di Kabul si nota un nuovo cartello campeggiare sul portone d’ingresso di quello che negli scorsi anni fu il ministero per la promozione delle donne. Ora compaiono due nuove scritte, nere in campo bianco, circondate da versetti coranici. Recitano: "Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio". Ecco la nuova funzione dell’edificio finito in mano agli studenti coranici, come il resto del Paese. Non proteggerà più i diritti delle donne, ma controllerà che la popolazione afghana stia lontana dai "vizi" e rispetti "le virtù" promosse dal nuovo regime. Un cambiamento radicale, nello stesso giorno in cui i talebani annunciano la riapertura delle scuole solo per i maschi. Dopo aver dichiarato che «le donne non possono fare i ministri, meglio che restino a casa a fare i figli», i talebani non solo hanno cambiato la destinazione del ministero per la promozione femminile, ma hanno anche vietato alle dipendenti di varcarne la soglia. Solo gli uomini d’ora innanzi potranno entrare nel palazzo e dedicarsi a combattere il peccato. Così a quattro donne sarebbe già stato impedito l’accesso. La scorsa settimana i talebani avevano annunciato di voler sostituire il ministero per gli affari femminili nel più puritano "Amr bil Ma’ruf wa Nahy aan al Munkar". «Non è assolutamente necessario che una donna faccia parte del governo», ha affermato Hashimi, portavoce dei talebani. «Non rappresentano la metà della società. Di quale metà stiamo parlando? Il concetto stesso di metà è sbagliato. Le donne non possono svolgere il lavoro di ministro afghano. È come se le mettessimo un peso al collo che non potrebbero sopportare ». Gli studenti coranici avevano dichiarato che avrebbero dato nuovi diritti alle donne all’interno della sharia. Ma poi hanno fatto marcia indietro, annunciando un esecutivo tutto maschile e sopprimendo con la violenza le manifestazioni delle donne che chiedevano il rispetto dei diritti.
IL FOGLIO: "Non mollare sulle donne afghane"
Radio Radicale ha ottenuto grazie alla rete Donne per la salvezza e su iniziativa del media civico de Le Contemporanee i dati sul numero di donne salvate dagli italiani durante l'evacuazione di emergenza in Afghanistan. Milletrecento circa su un totale di più di cinquemila persone e nella stragrande maggioranza sono mogli e madri degli afghani messi in salvo. Anche contando che ci sono millequattrocento bambini, maschi e femmine, le proporzioni tra gli adulti non tornano. Sono molti più gli uomini che le donne. Inoltre c'è da considerare che le donne sono il primo obiettivo della repressione talebana, quindi se c'è una sproporzione dovrebbe essere nell'altro senso. Non è colpa della missione, perché per una donna da sola raggiungere l'aeroporto di Kabul attraverso i posti di blocco dei talebani e farsi mettere sulla lista degli evacuati era un'impresa impossibile durante i giorni di caos della capitolazione, ma è proprio qui il problema: c'è una parte vulnerabilissima della società afghana, la più esposta, la più in pericolo, che non si è potuta mettere in salvo ed è rimasta alla mercé dei talebani. Sappiamo che prima o poi questa messinscena degli studenti islamisti per convincere la comunità internazionale di non meritare sanzioni economiche lascerà il posto alla loro visione delle cose, brutale e oscurantista. Ieri, per esempio, hanno annunciato la riapertura delle università per i maschi, ma non per le studentesse. In breve: se la missione serviva a tranquillizzarci le coscienze, i dati ci dicono il contrario. Abbiamo appena intaccato la superficie del problema, se vogliamo fare la differenza ci toccherà agire anche in altri modi. L'evacuazione affidata ai nostri militari non era il capitolo finale, era l'inizio di una campagna che non ci si può permettere di trascurare.
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare La Repubblica06/49821 Il Foglio 06/ 589090 Oppure cliccare sulle email sottostanti