Bataclan: la confessione di un miserabile terrorista
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Guardatelo mentre si pavoneggia davanti al giudice. Uscito dal suo carcere a cinque stelle per far schiattare d'invidia i detenuti palestinesi, che non usufruiscono di palestre per ginnastica individuale, questo piccolo criminale che un giorno ha deciso di muoversi nel mondo dei grandi, non ha nemmeno avuto il coraggio di far esplodere la sua cintura di esplosivo e di morire da martire come i suoi complici. E la Repubblica, da brava donna, lo lascia parlare. Non si possono certo ledere i sacrosanti diritti della difesa.
Salah Abdeslam
La Presidentessa, la corte, gli avvocati e il pubblico l’ascoltano dunque dichiarare che lui non riconosce né la corte né la giustizia francesi: non è forse un combattente dell'Islam e come tale solo giudicabile delle sue leggi? Viene quasi da domandarsi perché questo patetico guerriero non abbia chiesto di essere processato da un tribunale militare o almeno di essere trattato come un prigioniero di guerra. Ascoltiamo le sue parole riportate da Le Monde il 15 settembre: esordisce col prendere posizione contro le parole espresse il giorno prima dalla giudice delle indagini preliminari belga: “Lei ha parlato di terrorismo, di jihadismo, di radicalismo. Tutti questi termini creano confusione. In realtà, si tratta solo di Islam autentico. E questi terroristi, questi radicali, sono musulmani.” E continua: “ Abbiamo combattuto contro la Francia. Abbiamo preso di mira dei civili, ma non abbiamo nulla di personale nei loro confronti. Abbiamo preso di mira la Francia, e nient'altro.” Le Monde continua a citare con compiacimento il resto di questo incredibile discorso, anche quando l'imputato attribuisce all'ex Presidente François Hollande la responsabilità di aver provocato “un odio antifrancese e degli attacchi omicidi” aderendo alla lotta contro il Daesh, lo Stato islamico. Viceversa, questo fedele resoconto non è accompagnato da alcuna critica da parte del quotidiano, che, solitamente è così solerte nell’esprimere un giudizio. Nessuna analisi per mostrare cosa c’è non solo di scioccante ma addirittura di ingannevole in questo ragionamento. Chi potrebbe ascoltare senza rabbrividire che secondo lui non ci fosse “nulla di personale per i terroristi del Bataclan che avevano preso di mira e causato la morte di novanta persone e il ferimento di più di quattrocento, tutti civili,?” Come non ricordare le atrocità del Daesh, alcune delle quali hanno superato ogni immaginazione, quei prigionieri decapitati senza processo quando non venivano bruciati vivi? Quelle donne, tutte ragazze giovanissime, ridotte alla schiavitù sessuale, costrette a passare da uno all’altro? Le centinaia di migliaia di civili gettati sulle strade dell'esilio? Le città e i villaggi devastati, i tesori dell'antica civiltà demoliti con dei bulldozer? Come non sottolineare che è sulla base di questa micidiale ideologia che Salah Abdeslam rivendica il suo piano d’azione ? Che dire della disapprovazione che ci si poteva attendere dagli ambienti musulmani di fronte a questa presentazione dell'Islam, questa cosiddetta religione della pace e dell'amore? Dove sono le tribune indignate che proclamano forte e chiaro che l'uomo non parla per loro?