Appello di 300 parlamentari euro-americani perché le democrazie pongano fine alla discriminazione Onu contro Israele
Analisi tratta dal Jerusalem Post
Sarebbe interessante conoscere i nomi dei 300 parlamentari che hanno aderito a questo importante appello.
Più di 300 parlamentari di paesi europei e nord-americani hanno sottoscritto un documento in cui si esortano le democrazie a porre fine al pregiudizio delle Nazioni Unite contro Israele. Nella petizione, pubblicata lunedì dall’AJC Transatlantic Institute, i 312 firmatari, appartenenti a diversi partiti dell’arco politico, chiedono agli stati membri dell’Unione Europea e alle altre democrazie di “aiutare a porre fine alla discriminazione sistematica dell’Onu contro Israele”. Nel 2020 – sottolinea la lettera – l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato 17 risoluzioni unilaterali contro Israele per violazioni dei diritti umani e solo sei risoluzioni relative a sei degli altri 192 paesi membri, e il 21% delle risoluzioni del Consiglio Onu per i diritti umani si concentra esclusivamente su Israele, l’unico paese al mondo per il quale è previsto un punto all’ordine del giorno permanente in ogni sessione del Consiglio. Israele è stato anche l’unico paese al mondo condannato dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite per presunte violazioni dei diritti delle donne. “Nel contesto del crescente antisemitismo globale – afferma la petizione – la condanna implacabile, sproporzionata e ricorrente dell’ONU nei confronti dell’unico stato ebraico esistente al mondo è particolarmente pericolosa ed è arrivato il momento di porvi fine. Israele merita attenzione e osservazione, come ogni altra nazione. Ma merita anche un trattamento equo: niente di più, niente di meno”. La faziosità con cui l’organismo mondiale tratta Israele, notano i parlamentari, non solo colpisce ingiustamente lo stato ebraico, ma rischia di minare la credibilità delle stesse Nazioni Unite che così facendo “vìolano i propri stessi scopi e principi”. I 312 firmatari invitato pertanto le democrazie a votare contro le smisurate risoluzioni anti-israeliane nell’Assemblea Generale e negli altri organi delle Nazioni Unite, a cercare di abolire il punto permanente contro Israele nell’agenda del Consiglio per i Diritti Umani e ad adoperarsi per sciogliere i comitati e programmi discriminatori dell’Onu creati appositamente contro Israele. La lettera è stata sottoscritta da parlamentari di diversi partiti in Israele, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Norvegia e Svizzera, e in stati membri dell’Unione Europea come Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.
(Da: Jerusalem Post, 13.9.21)
Emergency room dell’Onu. Sul cartello: “Siamo fuori a denunciare Israele. Torniamo fra ? minuti”
Questo il testo integrale del documento, nella versione in italiano pubblicata dall’AJC Transatlantic Institute, insieme all’elenco dei parlamentari firmatari:
Dichiarazione Transatlantica: sulla fine della discriminazione di Israele da parte delle Nazioni Unite
Noi, legislatori di entrambe le sponde dell’Atlantico e al di là delle linee di partito, chiediamo agli Stati membri dell’UE e alle altre democrazie di aiutare a porre fine alla discriminazione sistematica dell’ONU contro Israele. Per citare solo alcuni esempi: nel 2020, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato 17 risoluzioni unilaterali contro Israele e solo sei risoluzioni relative a sei degli altri 192 Stati membri per violazioni dei diritti umani. Il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU prende di mira un solo stato – Israele – prevedendo in agenda un punto all’ordine del giorno separato e a sé stante (n. 7), mentre le violazioni dei diritti umani in tutti gli altri paesi sono considerate sotto un unico punto all’ordine del giorno (n. 4). Attualmente, il 21% delle risoluzioni adottate dal Consiglio dei Diritti Umani si concentra solo su Israele. Lo scorso settembre, il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU ha condannato solo Israele tra tutte le nazioni per presunte violazioni dei diritti delle donne. Nel contesto del crescente antisemitismo globale, la condanna implacabile, sproporzionata e ricorrente dell’ONU nei confronti dell’unico stato ebraico esistente al mondo è particolarmente pericolosa ed è arrivato il momento di porvi fine. Israele merita attenzione e osservazione, come ogni altra nazione. Ma merita anche un trattamento equo – niente di più, niente di meno. Da forti sostenitori di un ordine internazionale basato sulle regole, temiamo che questi doppi standard contro Israele danneggino anche le stesse Nazioni Unite. Violando i suoi stessi scopi e principi, che impegnano l’organizzazione a “sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni” e al “principio della sovrana uguaglianza di tutti i suoi membri”, l’ONU sta minando la sua credibilità e perdendo il sostegno pubblico. Inoltre, dedicando una gran parte del suo tempo alla condanna di Israele, l’ONU sta distogliendo le proprie scarse risorse e la propria attenzione da urgenti crisi internazionali. Come ha detto il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas nel 2019: “Israele viene ancora oggi accusato, trattato ingiustamente ed emarginato in modo inappropriato dagli organismi delle Nazioni Unite. Questo stato di cose è penoso e inaccettabile, soprattutto perché l’ONU è il cardine dell’ordine multilaterale, basato su un sistema di regole e fondamentale per la sicurezza e la pace internazionale.”
Chiediamo quindi agli Stati membri dell’UE e a tutte le altre democrazie di:
– Votare contro l’eccessivo numero di risoluzioni anti-Israele nell’Assemblea Generale e in altri organi dell’ONU. Tale opposizione concertata da parte degli Stati membri democratici negherebbe a queste risoluzioni una legittimità ingiustificata.
– Agire per riformare il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU e abolirne il punto 7 dell’Agenda, altamente discriminatorio e ideato per censurare ed emarginare Israele.
– Agire per aiutare a mettere fine ai Comitati e ai Programmi discriminatori delle Nazioni Unite, creati al solo scopo di promuovere un’agenda anti-israeliana e che minano la pace e la prospettiva della soluzione negoziata dei due stati.
Come disse una volta il già Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, sia Israele, sia le Nazioni Unite “sono sorte dalle ceneri dell’Olocausto”. La comunità transatlantica delle democrazie ha quindi il sacro dovere di assicurarsi che il sistema delle Nazioni Unite non sia più utilizzato in maniera impropria al fine di diffamare costantemente lo stato ebraico, danneggiando così lo stesso organismo mondiale e i suoi valori universali.