La famiglia Biran. L'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni
Gentilissima Signora Fait, dire che sono sconcertata dai commenti di IC è un pallido eufemismo. Un bambino di sei anni, che già vive la tragedia spaventosa della perdita dei genitori e del fratellino in un disastro cagionato, sino a prova contraria, da criminale inosservanza delle più elementari misure di sicurezza, è stato ‘prelevato’ dal nonno materno in occasione di una visita e portato all’estero, all’insaputa della zia paterna e contro i provvedimenti del giudice italiano (competente, secondo una convenzione internazionale cui anche Israele aderisce, in quanto giudice del luogo in cui si trovava, anzi risiedeva, il minore nel momento in cui è rimasto orfano). Certo, il Paese estero è Israele, in cui Eitan Biran è nato e di cui è cittadino (mi piacerebbe sapere se è vero che ha anche la cittadinanza italiana, come ho letto in alcuni giornali), ma, secondo tutti gli articoli che ho potuto leggere, sia italiani che israeliani in lingua inglese, il bambino è cresciuto in Italia sin dai primi mesi di vita, con i genitori che da anni studiavano a Pavia, anche se immagino che sia stato più volte in Israele in occasione di vacanze e festività, come è normale in epoca di viaggi aerei di massa (almeno prima della pandemia). Si può certamente discutere se, per aiutarlo a superare il trauma, sia meglio la continuità, almeno temporanea, con l’ambiente in cui è cresciuto o un taglio netto, ma non posso condividere la difesa o, peggio, l’approvazione di un gesto arbitrario, in totale spregio della nostra legge (come se fossimo l’Afghanistan dei talebani, da cui fuggire con qualunque mezzo). Si può anche discutere sull’opportunità dell’iscrizione di Eitan in una scuola cattolica, ma non ho trovato smentite alla notizia, pubblicata da diversi quotidiani che hanno inviato cronisti in loco (e non si tratta di Avvenire), che in quello stesso Istituto delle Canossiane il bambino già aveva frequentato la scuola materna ed era stato iscritto alla prima elementare dai suoi genitori in gennaio (periodo consueto per le iscrizioni scolastiche). Quanto all’osservazione sul passato militare del nonno materno, non è una malevola pennellata di colore: si parla specificamente di un ‘lungo passato militare’ (si intende forse ‘di carriera’ o comunque qualcosa di più del servizio di leva e dei richiami dei riservisti?) e anche di un impiego nella ElAl e se ne parla del quadro della ricostruzione di come il signor Peleg ha organizzato ed attuato, in modo tecnicamente perfetto, l’espatrio di un minore senza l’autorizzazione della zia tutrice e malgrado un divieto di espatrio, scegliendo il percorso meno sorvegliato (alcuni hanno parlato di tecniche di ‘esfiltrazione’, termine che indica il portare persone fuori da un territorio nemico per metterle in salvo). L’unica cosa che mi conforta è che ora, in Israele, sia la magistratura che le autorità preposte alla tutela dell’infanzia sanno di dover vigilare sul benessere di Eitan e sulla condotta dei suoi parenti e confido che siano in grado di farlo. Augurando ad Eitan ogni bene, Le porgo i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
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Carissima Deborah, sono italiano ma apprezzo e stimo Israele e il suo popolo (quasi tutto, i sinistri, lì come qua mi sono indigesti): ho avuto anche la fortuna di visitarlo (3 volte) accompagnato da amici israeliani di Ramat Gan. mi sono commosso sulle alture del Golan, rievocando l'eroismo di IDF che ha resistito alle aggressioni siriane, alla fine prevalendo. Credo che tu stia descrivendo la vicenda di Eitan nella giusta luce: questo disgraziato paese che è il mio paese ha distrutto la vita dei genitori, del fratellino, dei bisnonni materni di Eitan. Li ha uccisi con la sua superficialità che ha permesso a quella funivia di funzionare contro tutte le norme e il buon senso. La magistratura che in Italia è l'unico potere reale è ferma nelle indagini per conflitti interni. Ma la magistratura che ha deciso l'affidamento del piccolo alla zia paterna, negando l'esistenza di tutti gli altri parenti israeliani, la stessa magistratura che interferisce con atti di imperio in questioni che vorrebbero tutto un altro approccio (la magistratura di Bibbiano, per intenderci) ha deciso che il futuro del piccolo deve essere italiano, allevato da una zia che non ama Israele (Eretz Yisrael) come tanti sinistri che, pur essendo ebrei, odiano Israele. *Eitan è israeliano*, è nato lì, era temporaneamente in Italia, i suoi cari sono sepolti lì, tutti i suoi parenti sono lì, ma la zia che vive in Italia (per motivi suoi) vuole sradicare il piccolo nipote e trova un magistrato che la sostiene. Che senso ha tutto ciò? il nonno non ha consegnato il passaporto perchè è un documento israeliano, è partito dalla Svizzera che non è UE, e i solerti (vendicativi) giudici italiani non possono interferire con le leggi di altri paesi. devono ricorrere a una convenzione voluta contro i mariti islamici che in caso di separazione sottraggono il figlio italiano alla *madre *italiana perchè così vuole la legge islamica. Che cosa c'entra con questa vicenda che è tutta israeliana? i genitori sono morti e la consuetudine vuole che i nonni materni si prendano cura degli orfani. Ma in Italia non si possono criticare i magistrati perchè si offendono e il loro delirio di onnipotenza ne risulta offuscato. io sento un forte odore di antisemitismo. il partito di maggioranza, in Parlamento, è filo iraniano (Grillo ha una moglie iraniana), l'ex PM e ministro degli esteri D'Alema sostiene che Hamas e Hezbollah non sono terroristi, non più tardi di ieri. Oltre a uccidergli la famiglia vogliono sequestrare il piccolo Eitan ed educarlo in questo ambiente ostile? Ma tutto è possibile in un paese dove il figlio di una delle vittime della sinistra è diventato direttore del giornale che ha istigato all'odio contro suo padre. Povera Italia. Spero che ci sia un giudice a Gerusalemme (anche se lì come qui la magistratura è fortemente politicizzata) che riconosca che l'Italia non c'entra nulla con il futuro del piccolo Eitan: la sua casa è Israele ed il suo futuro è lì. in Italia sarebbe uno straniero infelice e discriminato. Noi italiani dobbiamo solo chiedere scusa per il disastro che abbiamo combinato e che qualche sinistro che odia Israele vuole continuare a perpetrare. Shalom
Luigi Mis
Gentili Amici,
avete scritto due lettere molto interessanti, l'una è l'opposto dell'altra ma in sostanza entrambe dicono la stessa cosa: Eitan è un bimbo israeliano, è ebreo, non credo sia un bene recidere le sue radici e mi par di capire che la pensate esattamente come me. E' vero che andava dalle suore anche alla scuola materna ma aveva i genitori che poi lo riportavano alla realtà della sua identità ebraica.Pare che la zia paterna non abbia un forte legame con Israele e le tradizioni del suo popolo quindi se rimarrà affidato a lei perderà un importante bagaglio culturale. Io sono molto sicura che il futuro di Eitan sia in Israele e sono molto dispiaciuta al pensiero delle tante peripezie che ancora si giocheranno sulla pelle di quel povero bambino. Spero in un giudice intelligente e rispettoso dei valori culturali di un popolo. Il nonno avrà anche sbagliato nelle modalità del prelevamento ma dobbiamo pensare che l'unico bene che gli rimane è quel bambino dal momento che la funivia e l'incuria dei colpevoli gli hanno portato via tutta la famiglia in un colpo solo.Invece di dipingerlo come un criminale credo che i media farebbero meglio a parlare di un padre disperato per la morte della figlia e del nipotino più piccolo.
Un cordiale shalom