'L'amore occulto', di Roberto Giardina
Recensione di Diego Gabutti
Roberto Giardina, L’amore occulto, Giraldi Editore 2021, pp. 226, 15,00 euro, eBook 4,99 euro.
Come i Carpazi del Conte Dracula, o l’Isola del Dottor Moreau, anche la Germania nazista è una location in cui si può ambientare una sola storia, e sappiamo tutti quale. Soltanto nella Germania dei riflettori che illuminano la notte di Norimberga gli uomini si nascondono come topi nelle soffitte e nelle intercapedini tra i muri. Soltanto nella Germania in cui le svastiche in campo rosso incombono da un orizzonte all’altro come nubi di tempesta la pietà è un atto di coraggio e il coraggio un salto nel buio. È sul set di questo film dell’orrore che Roberto Giardina, narratore e giornalista ben noto ai lettori d’Informazione corretta, ambienta il suo nuovo romanzo, L’amore occulto, storia d’amore e morte nell’età dei mostri.
Love story sventurata, tenuta a lungo segreta, viene raccontata soltanto molti anni dopo, in tempi più felici, quando Israele celebra come Giusti tra le nazioni i gentili che hanno dato soccorso ai perseguitati. L’amore occulto è la storia d’un incubo che continua a tormentare chi lo ha sognato. Hitler, la guerra contro tutti, i rastrellamenti, lo sguardo d’una ragazza portata via dagli assassini.
Roberto Giardina
Ci sono partecipazioni (o citazioni) straordinarie: Marlene Dietrich prima di Hollywood, Vladimir Nabokov maestro di tennis, Billy Wilder ballerino e gigolò. Una famiglia d’artisti ebrei, per scampare alla morte nei forni, trova rifugio nella villa d’una coppia di ricchi berlinesi, Julia e Manfred, tra i cui amici c’è un nazista semi-«spretato» (invaghito di Julia e lei di lui) che ha perso o forse non ha mai avuto la fede. Ma quando la giovanissima Clea – già attrice bambina da cabaret, il bonsai di Louise Brooks in Lulù di Pabst – pensa d’avere trovato riparo, con i suoi genitori, dalle oscurità della Storia, scopre d’essersi fatalmente esposta alle oscurità dell’amore. Tresche spericolate, mogli gelose, adolescenti tentatrici, un suicidio, fantasie inconfessabili, Eros e Thanatos, adulteri incrociati à la Schnitzler: è di questo materiale che anche in un normale contesto storico sono fatte le love stories, da Madame Bovary a Lolita, da Carmen a Gli uomini preferiscono le bionde. Ci vogliono la Gestapo e la Čeka per trasformare un idillio, un adulterio malvissuto, una crudele vendetta amorosa o un amour fou nel Dottor Živago o nell’Amore oscuro.
Capita ovunque, anche in contesti storici favorevoli, che l’amore degeneri in pene d’amore per chi vi resta invischiato. Anche prima di Hitler, nella permissiva Repubblica di Weimar, l’amore appariva in una luce livida, come nei «romanzi analitici» degli psicoanalisti ortodossi e nell’Angelo azzurro di Heinrich Mann, portato sullo schermo da Josef von Sternberg, con Lola-Lola che canta a gambe larghe, un cilindro in testa, la voce roca, una canzone sciropposa eppure oscena. Che l’amore sia pericoloso lo si è sempre saputo. Basta pensare a Elena di Troia, alla Lesbia di Catullo, a Giulietta e Romeo. Ma le teocrazie laiche del XX secolo hanno schiacciato l’amore più di quanto abbiano mai fatto il comandamento «non fornicare», il burka islamico e la dottrina cristiana del peccato. Nel tempo delle utopie cannibali, a fare da terzo incomodo tra gli amanti, non c’è un qualunque consorte offeso o un semplice pretendente deluso. C’è la smorfia da Joker della Storia. All’ombra dei fondamentalismi ideologici, le pene d’amore possono crescere a dimensione metafisica e partecipare, mutando in delazione e delirio, alla catastrofe storica; sotto Hitler, alla Shoah.
Esiliati, in fuga, nascosti come topi nelle cantine e nelle intercapedini dei tempi apocalittici, gli amanti devono camuffarsi, celarsi a ogni sguardo, badare a non destar sospetti, attenti a non attirare l’attenzione delle psicopolizie. Niente pettegolezzi, e niente foto rubate, perché nel mondo dei mostri espressionisti, il mondo del Dottor Mabuse e del Dottor Goebbels, i paparazzi non sono armati di smartphone e teleobiettivi ma di manganelli e di Luger Parabellum. Leggendo le storie di passione e tormento ambientate, come il romanzo di Roberto Giardina, in questi universi oscuri, non c’è modo di consolarsi pensando che l’amore alla fine trionfa su tutto e che le iniquità della Storia finiranno per disperdersi alle prime luci dell’alba come i vampiri dei vecchi film in bianco e nero. Perché naturalmente non è vero. Passano gli anni, prima c’è Auschwitz, poi c’è Israele, e l’incubo è sempre lì. Come Dracula in agguato, come un’ombra a lato dello sguardo.
Diego Gabutti