La vittoria dei talebani è un pericolo per Israele?
Analisi di Antonio Donno
La conquista del potere in Afghanistan da parte dei talebani sunniti è un avvenimento che può rappresentare una svolta nella complessiva situazione politica del Medio Oriente. Apparentemente Israele è estraneo ad una contesa che per ora riguarda Pakistan, Russia e Cina. Se i talebani non saranno in grado di gestire la disastrosa condizione economica dell’Afghanistan, il vuoto di potere che si creerà favorirà gli interessi dei tre attori citati. Per ora, tuttavia, sembra che si voglia stabilizzare il nuovo governo afghano per mezzo di aiuti d’ogni genere da parte di Cina, Russia e Pakistan: il che, però, renderebbe il governo dei talebani totalmente dipendente economicamente, e quindi politicamente, dai suoi vicini più potenti.
Se l’Emirato talebano dovesse consolidarsi, dopo la schiacciante vittoria sugli americani, il Grande Medio Oriente acquisirebbe un’altra, importante pedina terroristica. Benché i talebani abbiano sempre dichiarato di voler dare vita ad un Emirato con caratteristiche nazionalistiche, non si può escludere che l’anima più incline all’internazionalismo islamico nel mondo talebano possa avere il sopravvento sui nazionalisti e porsi progressivamente in connessione con le varie forze terroristiche presenti nel contesto mediorientale. Il Grande Medio Oriente, così, diventerebbe una fucina di terrorismo, nella quale terroristi sunniti e terroristi sciiti sarebbero impegnati in una gara sanguinaria per la conquista del potere, senza escludere un avvicinamento di fatto fra le due parti dell’islamismo terroristico.
La diffusione del terrorismo in un quadrante medio-orientale sempre più vasto è un pericolo che incombe su Israele. La rivoluzione khomeinista del 1979 in Iran ha partorito nel tempo una vocazione al terrorismo in ogni parte del Medio Oriente islamico, e le varie formazioni terroristiche (al-Qaeda, Isis, Jihad islamica, Hamas e altre derivazioni da questi ceppi) sono sparse in tutta la regione. Di fatto, Israele è circondato da una intricata rete terroristica di varia natura e ispirazione. Ora, la presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan è stata la dimostrazione per il terrorismo islamico in senso lato che il potere può essere conquistato con la violenza terroristica. I fatti afghani rappresentano, perciò, un pericolo non solo per Israele, ma per tutti i governi arabi, in particolare quelli che hanno firmato gli Accordi di Abramo.
Così, il pericolo per Israele non si identifica soltanto con il progetto dell’Iran di distruggere l’entità sionista, né con l’eguale fine delle formazioni terroristiche di Hamas e della Jihad islamica, ma con un Medio Oriente islamico nel quale il terrorismo rappresenta la base politico-militare in cui le varie formazioni votate alla conquista del potere mediante lo strumento del terrore occupano un posto sempre più rilevante nel contesto della regione. E, poiché Israele è stato ed è il nemico numero uno da cancellare dalla mappa del Medio Oriente, è proprio lo Stato ebraico che, in questo quadro generale di predominanza del terrorismo islamico, rappresenta più che mai l’obiettivo da eliminare.
Le trattative tra Hamas e Israele rappresentano un passaggio molto importante per Gerusalemme. Nel caso esse dovessero fallire per qualsiasi ragione, lo strumento terroristico di Hamas diventerebbe un’arma ancora più micidiale, se il legame che unisce i terroristi di Gaza all’Iran dovesse estendersi anche ai gruppi sciiti presenti in Afghanistan e a tutto l’esercito talebano, al quale Teheran ha dato sostanziale appoggio fin dal 2016. Da questo punto di vista, l’obiettivo storico di espellere l’Occidente dal Grande Medio Oriente non distingue tra sunniti e sciiti: la sconfitta disastrosa degli Stati Uniti nel contesto afghano ha dimostrato all’Islam che l’Occidente può essere sconfitto ed espulso definitivamente da quell’immensa regione. E Israele è parte dell’Occidente.
Antonio Donno