Roma, no alla strumentalizzazione della Shoah da parte di Virginia Raggi Cronaca di Lorenzo d’Albergo
Testata: La Repubblica Data: 10 settembre 2021 Pagina: 14 Autore: Lorenzo d’Albergo Titolo: «No allo spot sulla Shoah. È scontro tra Raggi e la comunità ebraica»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/09/2021, a pag.14, con il titolo "No allo spot sulla Shoah. È scontro tra Raggi e la comunità ebraica", la cronaca di Lorenzo d’Albergo.
Virginia Raggi
A meno di un mese dalle urne, Virginia Raggi spinge al centro della contesa il Museo della Shoah: appuntamento al prossimo martedì per la posa della prima pietra. Ma la Comunità ebraica di Roma, che sente parlare del progetto ormai da più di 20 anni, gela la sindaca uscente. Alla cerimonia la prima cittadina grillina sarà sola. «La concomitanza con la campagna elettorale rende inopportuna una cerimonia per uno spazio che sarebbe dovuto essere inaugurato già anni fa», spiegano dalla Cer. Dalle parti di lungotevere de’ Cenci l’invito di Raggi è piombato con scarsissimo preavviso. Di fatto la telefonata del Campidoglio alla Comunità è arrivata quasi in concomitanza con l’annuncio ai media. Insomma, tempi e modalità non sono stati graditi. Al punto che dal quartiere ebraico si sono sentiti in dovere di ricordare alla pentastellata che «la memoria è un valore imprescindibile. Deve unire la città di Roma e non prestarsi a protagonismi elettorali». La Comunità guidata da Ruth Dureghello, come detto, non presenzierà all’evento. Tanto più che quel giorno sarà già impegnata al G20 delle Religioni in programma a Bologna. Lo stesso vale per il resto della campagna elettorale: sono previsti incontri con i candidati, ma saranno privati. Nessuna pubblicità. Anche se ora monta la curiosità sul prossimo faccia a faccia tra la Cer e Virginia Raggi. Si vedrà. Quel che per ora è certo — oltre all’indignazione della Comunità per l’infilata di antisemiti e nostalgici del fascismo che popolano le liste di Lega e Fratelli d’Italia — è che il progetto del museo dedicato all’Olocausto continua a serbare solo note amare. Il peso della burocrazia capitolina ha portato via ormai da tempo l’entusiasmo del primo annuncio, datato 1997. Il secondo è del 2005. In Campidoglio c’è Walter Veltroni e vengono definite le tempistiche: i lavori, destinati a partire l’anno successivo, avrebbero dovuto prendere 18 mesi. Non sarà così. Nel 2006, però, vengono almeno individuati gli spazi: il Comune acquista per 15 milioni un’area di villa Torlonia, a ridosso della residenza di Benito Mussolini. Da quel momento in poi, il progetto entra nel vortice dei bandi e dei ricorsi. Invecchia. Per il via libera degli uffici del Comune bisogna attendere il 2021. In serata la replica di Virginia Raggi: «Non c’è stata alcuna volontà di strumentalizzare la posa della prima pietra per sbloccare un progetto fermo, tra l’altro, da 17 anni. Il via libera risale a gennaio di quest’anno. È stata necessaria una delibera di giunta per la variazione generale di bilancio per far partire il cantiere». «Vorrei che questo tema - dice la sindaca - si tenesse fuori dal fango da campagna elettorale». Impossibile. Arrivano le reazioni degli avversari della grillina. Prima Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra: «Raggi? Inopportuna. La memoria è un valore universale, non è oggetto per elezioni». «Un plauso alla Comunità», aggiunge Matteo Salvini.
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