Israele, no al doppio standard di giudizio Un appello su Le Monde
Testata: Il Foglio Data: 04 settembre 2021 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Antirazzisti, giù le mani da Israele»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/09/2021, a pag. 3, l'editoriale "Antirazzisti, giù le mani da Israele".
"L’attuale situazione in medio oriente non è solo il risultato di decenni di scontri tra israeliani e palestinesi, ma è anche alimentata da centinaia di anni di persecuzione degli ebrei nei paesi arabi e in Europa". Si apre così sul Monde un appello firmato da molti intellettuali, francesi e no: Michael Walzer, Elisabeth Badinter, Elie Barnavi, Georges Bensoussan, Paul Berman, Jean-François Braunstein, Pascal Bruckner, Elie Chouraqui, Alain Finkielkraut, Jacques Julliard, Mohamed Louizi, Pierre Manent, Pierre Nora, Michel Onfray e Boualem Sansal. Un conflitto che non può essere "ridotto alla visione binaria di un confronto tra i `bravi palestinesi' e i 'cattivi israeliani', se non da propagandisti o da ignoranti". Ma è proprio in questa oltraggiosa semplificazione che sono impegnate "diverse organizzazioni - pensiamo ad alcuni rapporti delle Nazioni Unite -, organi di stampa, nonché un numero significativo di intellettuali e artisti, personalità politiche e mediatiche".
Con il pretesto dei buoni sentimenti, "si tratta di propaganda di stato, che consiste nell'inventare il crimine per uccidere meglio lo stato con il pretesto di porre fine all'apartheid che non esiste (gli arabi israeliani godono degli stessi diritti degli ebrei israeliani, hanno deputati alla Knesset, un giudice della Corte Suprema, consoli e ambasciatori, medici e infermieri". Dietro le accuse di apartheid, dicono, "si è pronti a far uccidere l'ultimo palestinese per servire la propria agenda". Nel 2014, l'autore americano Sam Harris ha pubblicato un episodio sul suo podcast intitolato "Perché non critico Israele?". In realtà l'episodio non risparmiava critiche, ma il saggista americano lo concludeva con una frase che fa pensare: "La verità è che viviamo tutti in Israele. Il problema è che alcuni di noi non se ne sono ancora resi conto". L'inno alla gioia di Hamas e del jihad islamico per la presa del potere a Kabul dei talebani dovrebbe farci non poco pensare.
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