Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/09/2021, a pag. II, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Lo sposo afghano'.
Giulio Meotti
Chantal Delsol
Come facciamo a difendere le donne afghane quando in Europa giustifichiamo il burqa?", si domanda su Le Figaro la più importante filosofa cattolica di Francia, Chantal Delsol. "E' crollata l'idea di verità tipicamente occidentale e nata con i greci e i giudeo-cristiani. Chi vuole vivere in un mondo di relativismo e barbarie?". Kabul, scrive la fondatrice dell'Istituto Hannah Arendt, rischia di diventare la "tomba dei diritti umani". Lo sostiene anche Sumantra Maitra su The Critic: "La guerra in Afghanistan potrebbe passare alla storia come uno degli eventi più rivoluzionari di questo secolo. E' il cimitero non solo degli imperi, ma anche delle ideologie. L'Afghanistan si è rivelato la morte della marcia globale (presumibilmente irreversibile) del progresso. Il marxismo evangelico ha fallito in Afghanistan, così come il liberalismo evangelico. Gli ideologi del Comitato centrale, in particolare Mikhail Suslov e Boris Ponomarev, convinsero Brezhnev che non esiste una società su questo pianeta che non è `matura per la diffusione del vessillo rosso'. Quarant'anni dopo, gli ideologi liberali subiscono la stessa sorte". L'agenzia delle Nazioni Unite per l'emancipazione femminile ha appena avvertito che l'Afghanistan sta affrontando una "emergenza di genere". E pensare che la coalizione occidentale aveva investito quasi un miliardo di dollari in programmi di genere. Un'ingegneria sociale massicciamente finanziata e che avrebbe dovuto trasformare l'Afghanistan nell'Olanda dell'Hindu Kush". Secondo i rapporti degli Stati Uniti, in Afghanistan sono stati spesi 787 milioni di dollari per "programmi di genere", sebbene in Dari e in Pastho non esista neanche la parola "genere", visto che è stata coniata da uno psicologo infantile negli anni Sessanta, John Money. Molte di queste iniziative avevano un obiettivo nobile e prodotto importanti risultati: "Sono state introdotte quote che garantissero un determinato numero di donne in Parlamento; i consigli rurali, allo stesso modo, erano equilibrati per genere. Gli Stati Uniti hanno inviato `consulenti di genere' nel paese, mentre centri di formazione, alloggi, asili, palestre, mense e bagni sono stati costruiti per le donne". Ma chi volesse approfondire un rapporto di febbraio su come sono stati spesi questi 787 milioni scoprirà che, accanto a iniziative nobili, ce ne erano molte di grottesche: "Corsi di formazione a uomini afghani in cui potevano discutere i propri `ruoli di genere' ed esaminare gli atteggiamenti maschili dannosi per le donne. Poi la National Masculinity Alliance del Comitato svedese per l'Afghanistan".
Ce lo ricorda il sito della svedese Alleanza nazionale per la Mascolinità in Afghanistan. Il Comitato svedese per l'Afghanistan pensava di combattere i talebani pubblicando ricerche sul "contributo dell'uomo afghano alla disuguaglianza di genere". Monumento alla naïveté occidentale: "Ci sono molti MeToo in Afghanistan! E' tempo di essere responsabili". Phyllis Chesler ha fatto la storia del femminismo americano con il best seller "Le donne e la pazzia". E a ispirarla è stato il primo matrimonio con un ragazzo afghano che aveva conosciuto a New York, esperienza che avrebbe tradotto in uno splendido libro, "An American Bride in Kabul". "Ho vissuto in un elegantissimo purdah, vale a dire che non mi era permesso uscire di casa senza una scorta maschile. Strano a dirsi, mio suocero aveva tre mogli e ventuno bambini... particolari che il mio occidentalizzato marito si era ben guardato dal menzionare durante il lungo corteggiamento nel nostro college americano. Ventenne, vedevo donne afghane caracollare nei burqa, camere di deprivazione sensoriale, sacchi da cadavere ambulanti. Questi fantasmi erano costretti a sedere in fondo agli autobus. Accadeva parecchio prima dei talebani al potere. Ricordavo bene queste immagini anche quando criticavo il sessismo, il razzismo e l'omofobia americani".
Con la caduta di Kabul, Chesler vive un deja-vu. "Provo pietà, dolore, rabbia e frustrazione" ci racconta. "L'America e l'Europa non hanno invaso l'Afghanistan per liberare le donne o per costruire una nazione, ma per trovare Osama bin Laden, cosa che non sono riuscite a fare B. Ma l'occidente è obbligato a fare ciò che non si può fare, cioè addomesticare la barbarie, aiutare il fondamentalismo islamico ad evolversi nel XXI secolo? Ciò che le donne, i dissidenti, gli hazara e i gay afghani stanno affrontando ora è esattamente quello che dovrà affrontare l'occidente nei nostri paesi. Quando l'ultimo stivale militare lascerà il suolo afghano, i Talebani inizieranno a incendiare ogni rifugio per donne maltrattate e ogni scuola per ragazze. Hanno già decapitato un uomo afghano che lavorava come interprete per gli americani. Spareranno a vista a ogni giornalista televisiva, politica, agente di polizia, insegnante e medico senza velo. Donne e ragazze saranno di nuovo bandite dalla vista del pubblico, nascoste sotto il burqa o tenute in casa. Il loro destino sarà terribile. Chi non avrà marito e padre sarà costretto a mendicare o a diventare una prostituta stigmatizzata. L'11 settembre, i talebani inizieranno a lapidare pubblicamente le donne, in primis le femministe. Le mani dei ladri saranno tagliate secondo la legge della sharia". Dunque, "le illusioni occidentali sulla nostra capacità di modernizzare o moderare l'islam fondamentalista del VII secolo sono morte e ora vengono sepolte in Afghanistan. L'Afghanistan è ora la tomba di tali illusioni, come la tomba degli imperi. Tuttavia, e questo è molto importante, le donne afghane con cui stiamo lavorando sono femministe, umaniste e moderniste afghane e vogliono quelli che definirebbero diritti umani ispirati all'occidente. Questa trasformazione è dovuta all'influenza di ciò che l'Occidente ha fatto lì finché c'erano gli stivali militari occidentali sul terreno. L'incoraggiamento di ispirazione occidentale e finanziato dall'Occidente affinché le ragazze e le donne diventassero medici, politici, insegnanti, giornalisti, atlete, assistenti all'infanzia, tutto ha funzionato. E queste sono le donne femministe che abbiamo cercato di salvare. Non sono terroriste. Non sono membri dei talebani, al contrario. Sono stati presi di mira dai talebani proprio per le libertà che hanno ottenuto in Afghanistan. Ci sono anche alcuni uomini afgani che hanno lavorato per sostenere i diritti delle donne e che sono stati presi di mira. Queste donne non vogliono indossare il burqa o sposare un combattente talebano o restare in casa per il resto della loro vita". Chesler torna a quel primo matrimonio. "L'uomo afghano con cui sono stata sposata tanto tempo fa è tornato a Kabul per aiutare a elevare il suo paese e portarlo nel XXI secolo. E' diventato ministro del Cinema e del Teatro e, come figlio di un uomo ricco, ha avuto anche una vita abbastanza felice. Gli avevo detto, molto tempo prima, che il suo sogno non poteva essere realizzato, che il suo paese era essenzialmente feudale, tribale e brulicava di uomini la cui storia, forse il loro corredo genetico, li faceva diventare guerrieri, uccidere e morire per 'la causa', la Jihad o, più probabilmente, il massacro di una tribù rivale, o di una parente disobbediente, o di un cugino maschio che è uscito dai ranghi. Sono arrivata a capire che la corruzione e la crudeltà erano nel loro sangue, proprio come quasi ovunque, ma in un modo particolare afghano. Aggiungete a questo miscuglio incendiario il fatto che il paese è un paese musulmano sunnita, uno che perseguita gli ha zara perché sono sciiti e che ha massacrato buddisti, indù ed ebrei, e potete capire che anche prima che sorgessero i talebani, c'erano tendenze a tornare al passato barbarico".
Chesler spera ancora in un gesto nobile: "L'America e l'Europa dovrebbero salvare le femministe afghane. Saranno molto meno propense a importare l'apartheid di genere con se in occidente, molto più propense ad assimilarsi e a diventare cittadine produttive. Quando siamo atterrati a Kabul, c'erano almeno trenta membri della famiglia di mio marito ad accoglierci. I funzionari dell'aeroporto hanno sequestrato senza problemi il mio passaporto americano. `E' solo una formalità, niente di cui preoccuparsi', mi ha assicurato il mio nuovo marito Abdul-Karim. `Lo riavrai più tardi'. Non ho mai più visto quel passaporto. Ora ero cittadina di nessun paese e appartenevo a una grande famiglia poligama. Dovevo anche convertirmi all'islam. Ero agli arresti domiciliari e vivevo nel XX seco lo". La debacle afghana è la pietra tombale sulle nostre illusioni? "Ben detto. Dovrebbe almeno far capire agli idealisti e ai riformatori tra di noi che il mondo islamico è molto diverso dal nostro mondo giudaicocristiano; che non ha subito una riforma; non crede nella diversità religiosa o nell'uguaglianza religiosa, né nei diritti umani e delle donne. I singoli musulmani, sia religiosi che antireligiosi, possono farlo, e sono a rischio nei loro stessi paesi. Spesso vengono imprigionati e giustiziati, oppure fuggono in esilio. Come sappiamo, l'occidente, o almeno i letterati, hanno fatto causa comune con la barbara misoginia e l'intolleranza come un modo per purificarsi dai propri molti peccati, razzismo, colonialismo, imperialismo e della sua storia di schiavitù. Si rifiutano di capire che anche gli arabi musulmani hanno tenuto schiavi neri e che i musulmani africani un tempo erano determinanti nella tratta degli schiavi nell'Atlantico e nei Caraibi. L'illusione che potremmo distruggere i talebani, Hamas, Hezbollah, al-Qaeda, ecc. e tutti gli stati che finanziano e sostengono il terrorismo e le ideologie fondamentaliste, dovrebbe ora essere messa a tacere. Non possiamo farlo con i mezzi tradizionali. Non possiamo farlo confondendo un terrorista con un combattente per la libertà". Un miliardo di dollari sull'uguaglianza di genere e ora siamo tornati alla pedofilia di stato sotto i talebani. "E' nostro obbligo morale salvare tutti quegli afgani che hanno lavorato con le democrazie occidentali e che hanno preso sul serio i valori occidentali. Chi pagherà per cosa e per quanto tempo è un'altra domanda. Le donne rifugiate non pongono gli stessi problemi che pongono certi rifugiati maschi. Non violentano le donne infedeli. Tuttavia, alcune continuano a tenere 'in riga' le loro figlie e hanno insistito per il velo o almeno l'hijab; un matrimonio combinato; e vari tipi di obbedienza".
Chantal Delsol scrive che in quanto relativisti ormai non potevamo più neanche avanzare argomenti sull'occidentalizzazione. "Ma le nostre femministe capiscono che il traffico sessuale e la prostituzione sono forme violente di schiavitù", continua Chesler. "Si oppongono alla pornografia e ad altre violenze contro le donne; alla scomparsa della femminilità nel movimento dell'identità transgender". Chi vorrebbe vivere in un mondo di relativismo e barbarie? "Né tu né io. Né i dissidenti, le femministe o i gay afghani, tutti messi in pericolo dall'islam medievale e fondamentalista". Già, ma presto i talebani potrebbero sedere in posti chiave all'Onu. Sotto il governo deposto di Ashraf Ghani, l'Afghanistan aveva ricevuto un mandato di quattro anni (2021-2025) nella Commissione sulla condizione delle donne. L'Afghanistan era stato eletto all'Unesco per quattro anni (20192023) e nella Commissione sui narcotici. L'ex ambasciatore americano all'Onu, John Bolton, ha detto che è "likely" che i talebani si siedano presto in queste commissioni, anche considerando che nella commissione sulle donne sono già passati Iran e Arabia Saudita, paesi dove si torturano e arrestano le donne che non portano il velo. Scrive Hillel Neuer di Un Watch: "L'Onu e la comunità internazionale stanno adottando una politica di pacificazione nei confronti dei talebani, a cui potrebbe essere assegnato il seggio afghano alla Commissione per i diritti delle donne". Nel 1996, il regime degli studenti coranici fu riconosciuto solo da tre paesi: Arabia Saudita, Pakistan ed Emirati Arabi. Oggi tira ben altra aria. E ci porta al giorno in cui i talebani ci daranno lezioni su come si distruggono due Buddha scavati nella roccia, si strangolano le minoranze, si coltiva l'oppio e si frustano le donne che osano parlare al cellulare.
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