Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/09/2021, a pag.1 con il titolo 'Montanari deve studiare. Foibe patrimonio di tutti', l'intervista di Paola Ferrari.
Piero Sansonetti
«Tomaso Montanari sarà pure un professore ma la storia mi pare che la conosca molto poco. Farebbe invece bene a studiarla. Senza grandi sforzi, ad esempio, potrebbe consultare Wikipedia o leggere qualche bignamino: scoprirebbe cosa sono state le foibe», afferma Piero Sansonetti, direttore del Riformista, giornalista - certamente - di idee non di destra.
Direttore, la polemica a proposito delle parole pronunciate da Montanari sulle foibe non accenna a placarsi. «Le stragi sono stragi. Non ci possono essere distinzioni. Voler mettere un "coefficiente" o volerne sminuire il valore, come ha fatto Montanari con le foibe, è atroce ed insensato dal punto di vista politico, umano e culturale. Parliamo di centinaia persone che sono state massacrate in un modo orribile e spaventoso».
Tomaso Montanari
Secondo lei, perché lo ha fatto? «Il motivo resta un mistero. Che interesse può avere oggi una discussione di questo genere? Motivi politici, motivi di partito? Bisogna poter dire che una parte politica è innocente e l'altra è colpevole? Non capisco proprio».
Una spiegazione ci dovrà pur essere... «C'è una generazione, in particolare quella dei quarantenni e dei cinquantenni, che ha vissuto poco, non ha vissuto episodi "straordinari" e allora se li immagina. Immagina, quindi, di aver fatto la Resistenza ma non l'ha fatta. La Resistenza l'hanno fatta i loro nonni. Sono loro che hanno messo a repentaglio la propria vita per la democrazia di questo Paese. Montanari cosa ha fatto? Non ha fatto un bel nulla».
Lega e Fratelli d'Italia hanno chiesto le sue dimissioni da rettore dell'Università per stranieri di Perugia. Qual è la sua opinione al riguardo? «Non condivido l'idea di volerlo togliere dall'insegnamento. Io credo che ognuno possa poter dire le proprie opinioni. E anche se sono particolarmente cretine, come quelle di Montanari sulle foibe, le può comunque dire. Ma non gli toglierei la cattedra per questo motivo. E una cosa che si fa in Paesi come il Venezuela, la Turchia, o nel mondo islamico. Ma non in Italia. Montanari, piuttosto, insegni bene Giotto ma non parli di storia. Ecco, se posso dare un consiglio eviterei di dargli una cattedra di storia. Continui ad occuparsi di storia dell'arte. Io non so se conosca la materia. Io so poco di storia dell'arte e non lo giudico su questo. Ma conosco sicuramente molto più di lui la storia d'Italia e del Novecento».
La resistenza e le foibe restano, però, sempre argomenti molto divisivi. «Il problema è un altro. In Italia, da diverso tempo purtroppo, non esiste più una intellettualità. Io mi ricordo bene cosa erano gli intellettuali quando ero ragazzo. C'erano grandi filosofi, grandi scrittori. Penso a Leonardo Sciascia, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Emanuele Severino, Galvano della Volpe, Augusto Del Noce, Eugenio Garin, un importante filosofo comunista. Ora figure come queste sono scomparse».
E chi è rimasto? «Ora c'è Marco Travaglio, Christian Raimo e Tomaso Montanari. È una decadenza totale. Dobbiamo accontentarci di questo?».
La politica come dovrebbe comportarsi? «Io penso che il confronto, la "lotta" politica, si debba fare senza cercare a tutti i costi di voler trovare le ragioni dell'eroismo dei nostri nonni. Eroismo che ci fu sicuramente con i partigiani. Probabilmente ci fu anche dall'altra parte, da coloro che aderirono alla Repubblica di Salò, ma non ha niente a che fare con noi. Cosa c'entriamo noi con questi personaggi? Non abbiamo nulla a che fare».
Oggi vede qualcuno che mostra eroismo nei suoi comportamenti? «In Italia? Ultimamente chi ha mostrato un po' di eroismo è stato il nostro console Tommaso Claudi, un ragazzo di circa trent'anni, che è rimasto a Kabul e si è dato molto da fare, rischiando anche la vita, per salvare i bambini in fuga dai talebani. E questo quando l'ambasciatore era subito scappato in Italia».
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