Afghanistan: resistenza anti-talebana nel Panshir Cronaca di Pietro Del Re
Testata: La Repubblica Data: 31 agosto 2021 Pagina: 6 Autore: Pietro Del Re Titolo: «'Il Panshir resisterà, Putin ha promesso che invierà i caccia'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/08/2021, a pag. 6, con il titolo 'Il Panshir resisterà, Putin ha promesso che invierà i caccia', la cronaca di Pietro Del Re.
Pietro Del Re
Ahmad Massoud
Sgrana gli occhi, l’ambasciatore afghano in Tagikistan, Mohammad Zahir Aghbar, quando gli chiediamo se ha già preso contatto con il nuovo regime di Kabul. Poi risponde: «Quale regime? A Kabul, non c’è nessun nuovo regime. La città è stata occupata dai talebani che hanno conquistato anche buona parte dell’Afghanistan. Ma non hanno ancora formato nessun governo e se un giorno dovessero riuscirci mi auguro che nessuno lo riconoscerà. Il solo governo legittimo dell’Afghanistan è quello retto da Ahmad Massud, figlio del nostro eroe nazionale Ahmad Shah Massud, e già operativo nella valle del Panshir. Che è inviolata e inviolabile poiché abbiamo ricevuto la promessa dal presidente russo Vladimir Putin che se i talebani dovessero sfondare le nostre difese, lui invierebbe i caccia Sukhoi a difenderla». Aghbar che di Massud padre, detto il Leone del Panshir, fu un fedele generale fino al suo assassinio da parte di un commando suicida di Al Qaeda nel 2001, ha ancora un portamento marziale. Barba e capelli di un nero posticcio, scarpe inglesi e pochette di seta nel taschino di una giacca di buon taglio, l’ambasciatore afghano, che ancora non si considera “ex ambasciatore”, ostenta un’eleganza vagamente incongrua per la polverosa sede diplomatica di Dushanbe. È lui che pochi giorni fa ha denunciato «la vergognosa fuga del presidente Ashraf Ghani verso gli Emirati Arabi, carico di soldi appena rubati agli afghani», chiedendo all’Interpol di arrestarlo. Nella sua ambasciata, ha perciò sostituito le foto di Ghani con quelle del comandante Massud e del vice-presidente Amrullah Saleh, che si è appena autoproclamato capo di Stato dopo essersi unito alla resistenza nella valle del Panshir. Da giorni, mentre i combattenti difendono la loro valle assediata dalle milizie talebane, fervono i negoziati tra la delegazione di Massud e quella dei mullah. Ma per entrare nel nuovo governo di Kabul, Massud chiede posti chiave che i talebani non sembrano disposti a concedergli. Secondo Aghbar, le trattative in corso servono solo a prendere tempo prima dello scontro finale. «A differenza degli altri leader afghani, Massud sta preparando da anni la guerra contro i militanti islamici, e tutta la resistenza anti-talebana si sta adunando sotto il suo comando. Combatterà in una provincia per difendere l’intero Paese. Già in passato suo padre, che voleva solo la pace per l’Afghanistan, cercò di negoziare con i talebani. Ma s’accorse in fretta che questi erano manipolati da altre potenze regionali, e che discutere con loro non serviva a nulla».
Già, ma al momento l’esercito di Massud conta appena duemilacinquecento uomini. Come potrà fronteggiare le nutrite e meglio armate milizie talebane? «La Storia c’insegna che le guerre le vincono soprattutto gli eserciti motivati. E le truppe del Panshir lo sono molto di più dei talebani, che appaiono invece sfiniti dopo vent’anni di guerra, divisi tra loro, ubriachi del potere che s’illudono di aver conquistato. Quando decideranno di combattere si troveranno di fronte a una resistenza pronta e pienamente equipaggiata. In nessun caso ci sarà la resa». Dalle parole di Aghbar, si direbbe che in Afghanistan stia per scoppiare un nuovo conflitto civile, sia pure con gli attori di sempre e con i soliti “signori della guerra” pronti a vendere i loro servizi mercenari al miglior offerente. Intanto, quasi tutte le reti internet e i servizi di telecomunicazione del Panshir sono stati tagliati dai talebani. Ma neanche questo dettaglio preoccupa l’ambasciatore. Ai tempi del comandante Massud, dice, internet non esisteva. Eppure i tagiki del Panshir se la cavarono benissimo con i primi telefoni satellitari. E quelli, ancora li hanno. I talebani sono cambiati, come sostengono alcuni? «Certo, ma per motivi anagrafici e perché se una volta uccidevano con la frusta adesso preferiscono usare il fucile. E poi, oggi a spartirsi la torta sono in parecchi. Per il resto, sono rimasti bugiardi e inaffidabili come prima. Se l’Occidente dovesse riconoscere come legittimo il loro prossimo governo, sono certo che ci sarà un altro 11 settembre ».
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