Afghanistan, Europa e Usa verso nuove alleanze? Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 23 agosto 2021 Pagina: 1 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Europa-Usa, un nuovo modello di alleanze»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi 23/08/2021, con il titolo 'Europa-Usa, un nuovo modello di alleanze', l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Joe Biden
Il dramma in corso a Kabul racconta una storia che è tutt'altro che "finita", ma che si è rimessa in moto lungo percorsi imprevedibili. In pochi giorni è rinato l'emirato islamico dell'Afghanistan, c'è una catastrofe umanitaria all'aeroporto di Kabul e contemporaneamente osserviamo Russia e Cina posizionarsi come i principali interlocutori del nuovo regime talebano. La Cina è pronta a riconoscere il regime talebano per includere l'Afghanistan nel corridoio economico Cina-Pakistan, rafforzare il progetto della nuova Via della Seta, creare un'area di influenza con connotati autoritari e islamisti senza soluzione di continuità fra Pechino e Istanbul. La transazione fra Cina e Kabul è chiara: investimenti infrastrutturali in cambio di sfruttamento del sottosuolo afghano e silenzio sulla repressione degli uiguri in Xinjiang.
Ma per Pechino l'opportunità è più ampia: consolidare la propria influenza nella regione, rafforzando un'alleanza anti-occidentale fra Afghanistan, Pakistan (il padre politico della vittoria talebana) e Iran dell'ultraconservatore Raisi. In questo nuovo scenario Usa, Europa e Nato saranno costrette in breve tempo a dover aggiornare complessivamente le proprie strategie a partire dalla consapevolezza che il pur sempre fondamentale asse euro-atlantico non è più sufficiente per affrontare le nuove sfide globali. In una parola, Usa ed Europa, da soli, non bastano più. La Cina rappresenta per l'Occidente una sfida sistemica, proponendo un modello autoritario, competitivo e antagonista alle democrazie liberali. Servono dunque nuove strategie e alleanze per sostenere il crescente confronto fra "democrazie" e "autocrazie". Il primo passo da compiere sarà l'avvio di un processo di rafforzamento delle relazioni e delle alleanze fra Europa, Usa e democrazie dell'Indo-Pacifico. In questo quadro, non è più rinviabile un upgrade a tutto campo delle relazioni politiche, economiche e militari con l'India, che potrà diventare il nuovo "pilastro" sul quale l'Occidente potrà poggiare le proprie strategie nel continente asiatico. L'India può rappresentare per l'Occidente una sponda sicura per contenere contemporaneamente le spinte jihadiste e l'assertività di Pechino nella regione. La grande democrazia indiana ha tutte le carte in regole per diventare un partner politico ed economico di primaria importanza per l'intero Occidente in Asia e bene ha fatto l'Unione Europea, dopo il congelamento del "Trade Deal" con Pechino, a riaprire il confronto con Nuova Delhi sull'accordo di libero scambio Ue-India.
Il "Quadrilateral Security Dialogue" fra Usa, India, Giappone e Australia dovrà evolversi per diventare una vera e propria organizzazione politica e di sicurezza, in grado di contenere la Cina e contrapporre al modello autoritario della Via della Seta, un Indo-Pacifico libero, aperto, inclusivo e fondato su regole e rispetto dei diritti fondamentali. Il nuovo "Quad" andrà allargato alla Corea del Sud e a quei Paesi che hanno subito in questi anni l'occupazione illegale da parte della Cina del Mar Cinese Meridionale, a cominciare da Filippine e Vietnam. Un'ampia e consolidata alleanza politica fra Europa, Usa e democrazia dell'Indo-Pacifico sarà anche la miglior garanzia per evitare nuovi conflitti, a cominciare dalla tutela dell'isola democratica di Taiwan. Il Summit delle Democrazie del prossimo dicembre sarà l'occasione giusta per ampliare una riflessione che non può più essere rinchiusa solo all'interno dello spazio euro-atlantico.
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