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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Paradosso palestinese 20/08/2021
Paradosso palestinese
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Palestina, la vedova Arafat accusa Abu Mazen:
Abu Mazen

Mentre la tensione cresce nei territori dell'Autorità Palestinese, dove si moltiplicano scontri talvolta mortali con le forze israeliane, è appena accaduto un evento insolito. Il Presidente Mahmoud Abbas ha inviato una squadra di pompieri palestinesi - quattro camion e venti vigili del fuoco - per combattere l'enorme incendio che stava devastando la foresta di Gerusalemme. Un incendio che, si vocifera, sia stato appiccato deliberatamente da dei terroristi palestinesi. Questi vigili del fuoco hanno combattuto fianco a fianco con i loro omologhi israeliani. Il Ministro israeliano della Pubblica Sicurezza, Omer Bar Lev, ha chiamato personalmente Abbas per ringraziarlo; Il Ministro della Difesa, Benny Gantz, ha twittato il suo apprezzamento. Questo è l'ennesimo esempio della complessità dei rapporti tra Ramallah e Gerusalemme. Da un lato, parole di incredibile violenza e rigurgiti di antisemitismo da parte del vecchio leader palestinese, che continua a fornire rendite sostanziose ai terroristi incarcerati per attentati omicidi o alle loro famiglie; dall'altro una cooperazione spesso sotterranea nata dalla necessità. I leader palestinesi sanno bene che senza gli oltre 100.000 lavoratori palestinesi che attraversano la frontiera ogni giorno, legalmente o illegalmente, una parte della loro popolazione morirebbe di fame. Che altre migliaia vanno a lavorare negli insediamenti israeliani, dove ricevono salari di gran lunga superiori a quelli che potrebbero trovare “a casa loro”. Che gli arabi israeliani, ma anche gli ebrei, attraversano il confine nell'altra direzione per andare a spendere ogni anno nei negozi, nei ristoranti e nei night club i milioni di dollari indispensabili all'economia dell'Autorità. Che gli ospedali israeliani sono sempre pronti ad accettare i pazienti che il sistema sanitario palestinese invia loro perché non è in grado di curarli.

Questi sono fenomeni di cui i media non parlano, perché non si adattano all'immagine dello spietato occupante che perseguita popolazioni indifese. Un'immagine corredata da vignette, che i libri di scuola dell'Autorità Palestinese continuano a diffondere. Ma c'è un altro esempio della complessità delle relazioni, ed è fondamentale. I leader di Ramallah si guardano bene dal riconoscerlo e lo negherebbero con veemenza, ma sanno che, senza Israele, sarebbero stati spazzati via dai militanti di Hamas già molto tempo fa. Perché il movimento terroristico che ha preso il potere a Gaza nel 2007, cacciando i rappresentanti dell'Autorità Palestinese con un sanguinoso colpo di Stato, non nasconde l'intenzione di rovesciare anche la cosiddetta Autorità. Sa di poter contare su un forte appoggio nei territori dove i suoi militanti sono saldamente radicati. Ed anche Abu Mazen lo sa; per questo ha annullato le elezioni legislative che si sarebbero dovute tenere a maggio e quelle presidenziali previste per luglio. Elezioni che si sarebbero trasformate nella disfatta dell'OLP e di Fatah e nella vittoria di Hamas, che così avrebbe raggiunto il suo scopo nel modo più legittimo al mondo e che si sarebbe quindi ben piazzato per perseguire il suo obiettivo principale, che è la distruzione di Israele. Una soluzione che sarebbe catastrofica per Israele. Le forze di sicurezza di questo Paese stanno conducendo una lotta spietata contro i terroristi di Hamas nei territori.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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