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La Repubblica Rassegna Stampa
19.08.2021 Afghanistan 3: ecco i sostenitori dei talebani in Italia
Commento di Francesco Merlo

Testata: La Repubblica
Data: 19 agosto 2021
Pagina: 11
Autore: Francesco Merlo
Titolo: «Sedotti dai mullah arrivano gli italiban di destra e di sinistra»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/08/2021, a pag. 11 il commento di Francesco Merlo dal titolo "Sedotti dai mullah arrivano gli italiban di destra e di sinistra".

Si parla spesso delle "tre religioni monoteiste". Ci auguriamo che questa frase non sia più ripetuta fino a quando non sarà cancellato dalla faccia della terra il terrorismo islamico. Davide Piccardo (Ucoii) è tra chi in Italia non condanna il terrorismo talebano, e nello stesso tempo mantiene i rapporti con lo Stato italiano. Inserire l'islam tra le "tre religioni monoteiste" è scorretto perché, più che di una religione, si tratta di una forma politica definita religione per meglio conquistare il mondo. Comprende anche l'eliminazione fisica dei musulmani che vorrebbero vivere senza essere schiavizzati dalla sharia.

Ecco l'articolo:

Rai, Francesco Merlo da Repubblica a vice di Verdelli - Affaritaliani.it
Francesco Merlo

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Davide Piccardo

Ci eravamo dimenticati di avere in casa i talebanini, gli “italiban”, quelli che l’orrore del terrorismo è comunque meglio dell’orrore dell’Occidente. Già venti anni fa questi nostri italiban si inventarono che a organizzare o forse solo ad appoggiare l’attentato alle Twin Towers erano stati “i servizi segreti occidentali insieme all’intelligence pakistana e saudita”. Ebbene oggi questi stessi italiban, invecchiati ma ringiovaniti dalla ritirata delle “tigri di carta” dall’Afghanistan, di nuovo dicono e scrivono che i tagliagole islamisti non opprimono, sgozzano e terrorizzano il popolo afgano, ma “sono” loro il popolo afgano perché governano con il consenso e non con la paura. E addirittura aggiungono – e non è uno scherzo – che i barbuti vendicatori, pur essendo diventati miti come il lupo di Cappuccetto Rosso, hanno le loro buone ragioni a guardarsi dai “traditori”, dai “collaborazionisti”. E infatti li stanno cercando casa per casa insieme alle donne che, scampate alla violenza e alla lapidazione, si erano messe a studiare e si erano liberate del feretro del burqa, musulmane laiche con i capelli al vento di Kabul come a quello dell’Avenue des Champs-Élysées, studentesse universitarie , impiegate, giornaliste, commercialiste, soldatesse e star del pop. Sono tutte collaborazioniste secondo i mattoidi italiani antimperialisti, secondo gli italiban di destra e di sinistra. E chissà che fine meriteranno i perfidi barbieri che diventarono il simbolo festoso della Kabul liberata dalle barbe dell’Islam, nell’illusione, che tutti ci contagiò, che anche la ferocia andasse via insieme con i peli. E invece non c’è oscurantismo che possa essere tosato da un barbiere. Davvero ci eravamo dimenticati degli italiban che hanno subito richiamato in servizio i vecchi fantasmi leninisti, la k di Amerika e l’imperialismo anglosassone,che nel 68 resero più leggera la complicità intellettuale di tanti confusi ragazzi italiani con i dittatori comunisti, da Castro a Mao …. Sono gli agiografi del Mullah Omar, ammirato come il guerrigliero in motocicletta, fiero resistente al grande Satana che non solo nella vecchia vulgata marxista leninista, è travestito da liberator. Gli americani non sono mai salvatori ma sempre invasori anche nella retorica della destra antimperialista, quella che il 25 aprile non celebra la Liberazione ma piange l’ Occupazione. Torna dunque l’Afghanistan come il luogo mentale dell’ossessione e quel chirurgo, generoso e straordinario che fu Gino Strada, morto troppo presto e subito innalzato sul piedistallo dei nobili sentimenti, viene spacciato per un maestro di pensiero politico. E la fuga ingloriosa dall’ Afghanistan diventa, chissà perché, la certificazione che si trattò di una guerra di aggressione: attenzione non dicono di una guerra sbagliata, ma di una guerra di aggressione, guerra imperialista come destino del capitalismo in crisi, sbocco keynesiano dei mercanti di armi. E dimenticano che fu invece la prima necessaria risposta alla guerra contro l’Occidente che l’islamismo fanatico aveva dichiarato con l’attacco alle due torri e l’eccidio di quei nostri fratelli, bianchi, neri, ispanici, e anche arabi. E infatti tutti ci mettemmo a sventolare come una bandiera quel titolo che i giornali del mondo occidentale pubblicarono insieme: “siamo tutti americani”. Nel nome di un dio macellaio che bestemmiava la vita erano stati colpiti il simbolo architettonico e il cuore fisico della civiltà occidentale e della democrazia. Cos’altro si poteva fare se non cercarli nelle caverne dove organizzavano gli attentati, le decapitazioni e i massacri, che sarebbero via via divenute le immagini di ordinaria ferocia che loro stessi avrebbero divulgato? Cos’altro si poteva fare se non portare la guerra nel luogo dove per la prima volta il terrorismo si era fatto esercito e Stato? Eppure fu allora che l’Italia ideologica schierò i suoi italiban con lo slogan “non si può esportare la democrazia” che oggi è il tic linguistico alla moda, come “la pace senza se e senza ma”, “la madre di tutte le battaglie”, “la maggioranza bulgara”, “la linea del Piave, “la nostra Caporetto”, “hanno combinato un ambaradan” e pure alzare il gomito, baciamo le mani e colpo di fulmine. Insomma è una frase, scusate l’insistenza, senza senso, che se invece fosse vera in Italia ci sarebbe ancora il fascismo. E ieri Giuliano Ferrara in un elenco di guerre ha pesato la quantità di democrazia che è stata esportata: in Germania, in Giappone, in Corea… Ed Ezio Mauro ha ricordato che “quando il bersaglio è la democrazia nel suo insieme, la democrazia ha il diritto di difendersi, ma senza mai separare la pura logica militare dalla politica ”. E invece i pacifisti assoluti, quelli che come venti anni fa dicono di non stare né con l’Impero né con i terroristi, sono, come già li chiamammo allora, i signori Né-Né , che è il modo più subdolo di stare con i talebani. E forse è davvero la via italiana al falso pacifismo: né con lo Stato né con le Br frenò lo sdegno contro i brigatisti; né con il fascismo né con l’antifascismo è ancora oggi una pozzanghera ideologica dove si nasconde il fascismo; e Salvini e Grillo dicono di non essere né di destra né di sinistra perché sono di destra … Allo stesso modo in una guerra che ci coinvolge tutti, è solo un trucco ipocrita degli italiban questo stare né di qua né di là e scegliere di non scegliere come i pacifisti che nel ‘39 gridavano nelle strade di Parigi di non volere morire per Danzica e si sa come andò a finire. Né ci si può commuovere per gli ebrei della Shoah e poi odiare gli ebrei di Israele in sintonia con quanto avviene nelle strade dell’Islam. Soprattutto dopo l’ingloriosa ritirata dall’Afghanistan, ben sapendo che la vittoria è ancora più lontana e che altri lutti ci aspettano in questa guerra della Civiltà contro l’Inciviltà, anche il più scaltro degli italiban dovrà decidersi: o con l’Occidente o con l’Emirato dei terroristi.

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