Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/08/2021 a pag.2, con il titolo "La ragazza sotto scorta: 'Femministe tutte zitte perché temono l'islam' ", il commento di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
Mila
«I talebani sono appena entrati a Kabul, dopo aver assunto il controllo di quasi tutto l'Afghanistan, davanti ai nostri occhi increduli di occidentali. Come voi, sto assistendo a questo disastro e voglio rivolgermi alle donne di questo Paese, terrorizzate da ciò che le attende». Inizia così la lettera aperta di Mila, la studentessa francese che dal gennaio 2020 è costretta a vivere sotto scorta e in un luogo anonimo per aver criticato l'islam su Instagram. Una lettera, intitolata "Afghanistan: non voltiamoci dall'altra parte", nella quale la diciottenne minacciata di ogni nefandezza dagli islamisti manifesta la sua inquietudine per il futuro delle donne afghane e sbertuccia le femministe occidentali, silenti sull'«oppressione dell'islam» che sta già soffocando Kabul. «Cosa vedono i vostri occhi attraverso la rete metallica del burqa? Dopo aver intravisto brevemente la libertà e la possibilità di avere un futuro, temo che ora vedrete soltanto le nostre vigliaccherie. La viltà di chi tace, di chi non denuncia la sorte a voi riservata da chi vuole imporre la pura legge islamica», scrive Mila nel suo messaggio diffuso su Twitter e applaudito da molti suoi concittadini, ma non da quelle femministe che per ragioni ideologiche hanno preferito tacere quando l'odio islamista si è abbattuto sudi lei e ora si voltano dall'altra parte dinanzi all'instaurazione della sharia in terra afghana.
ESPERTA DI ODIO «Noi donne europee abbiamo il diritto di usare i nostri occhi, la nostra vista non è disturbata da una rete. E quello che vediamo è l'asservimento delle donne e delle bambine alla legge degli uomini, che promettono a chi non si sottomette, a chi continua a istruirsi, a chi vuole avere un lavoro, la fustigazione, la lapidazione, gli attacchi con l'acido, la morte. Mentre chi osserva le regole della sharia sarà destinato, nel migliore dei casi, a una cancellazione totale del proprio essere», tuona la giovane francese, che in un anno e mezzo ha ricevuto più di 100mila minacce dagli islamisti, ma continua a combattere, con coraggio. «Noi donne europee possiamo parlare, gridare, cantare, urlare, ridere... le donne afghane potranno presto solo piangere, in silenzio, imprigionate dietro le loro lenzuola blu», denuncia Mila. E una ragazza di diciotto anni, in Francia, ad alzare la voce sull'ipocrisia delle femministe e delle signore della gauche, quelle che scendono in piazza per il «sessismo dei maschi bianchi occidentali», ma si mettono il bavaglio quando c'è di mezzo l'islam che riduce le donne a schiave e beni mobili da cedere come bottini di guerra. «Le "femministe" hanno gli occhi, una bocca, quindi perché non denunciano tutto ciò che vedono? Non siete forse "woke"? Allora siatelo fino in fondo! Prendete coscienza dell'oppressione dell'islam su queste donne. Ah sì, dimentico un dettaglio: questa lotta è molto più pericolosa di quelle che di solito conducete», conclude Mila.
«CHARLIE HEBDO» Sulla scia della giovane che a giugno ha pubblicato la sua testimonianza di vittima dell'oppressione islamica nel libro Je suis le prix de votre liberté (Grasset), anche Charlie Hebdo ha puntato il dito contro il curioso silenzio di certi circoletti progressisti, abitualmente molto attivi sui social. Come Lallab, associazione che si definisce «femminista e antirazzista, il cui obiettivo è far sentire le voci e difendere i diritti delle donne musulmane». «L'impossibilità delle militanti di Lallab di postare o ritwittare alcune parole di sostegno verso la catastrofe che attende le afghane solleva alcuni interrogativi, soprattutto perché si tratta di persone che di solito sono reattive sui social network», ha scritto Charlie Hebdo. Per certe femministe occidentali ci sono battaglie più "cool" di altre. La battaglia per la libertà delle donne afghane, a quanto pare, non lo è abbastanza.
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