Hilarion Capucci e i suoi complici Il vaticano continua a coprire il vescovo terrorista
Testata: Libero Data: 16 novembre 2002 Pagina: 8 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Lo scandalo del vescovo pro-Islam tollerato dai vertici della chiesa»
Riportiamo dal quotidiano Libero l'articolo di Dimitri Buffa. "Uno stinco di santo con la Mercedes piena di bombe che alloggia in Vaticano..." Monsignor Hylarion Capucci difficilmente riuscirà a togliersi di dosso la fulminante definizione che Oriana Fallaci diede di lui in una memorabile invettiva scritta per "Panorama" praticamente all'indomani o quasi di una vergognosa manifestazione a favore del terrorismo palestinese che si tenne a Roma lo scorso 9 marzo. In quell'occasione "lo stinco di santo" in questione tenne un discorso in cui giustificava il "martirio" di quei palestinesi che si fanno saltare in aria a Gerusalemme e in Israele per combattere contro l'occupazione dei territori. Ma Hylarion Capucci già arcivescovo melchita di Gerusalemme entrò nella storia, anzi nella cronaca, quando nel 1972 venne per l'appunto fermato di ritorno dalla Siria su suddetta macchina diplomatica imbottita di tritolo, bombe e fucili destinati ai terroristi palestinesi che erano di stanza nel sud del Libano. Venne giustamente condannato a dodici anni di reclusione per questo e se ne fece tre filati "come un santo vecchio". In quei tre anni fu oggetto di trattative diplomatiche tra Israele e la Santa Sede affinchè venisse rimesso in libertà. Per lui si mosse Paolo VI in persona e d'altronde si trattava pur sempre di un arcivescovo ( nato il 2 marzo 1922, fu ordinato prete il 20 luglio 1947 e divenne vescovo il 9 settembre 1967), e non solo di Gerusalemme ma anche di Antiochia in Siria. Alla fine fu rilasciato nel 1977, con la promessa, avallata da parte delle autorità ecclesiastiche vaticane e italiane, che se ne sarebbe stato confinato in Vaticano senza svolgere attività politica. E soprattutto senza più interessarsi di Medio Oriente e senza fare ritorno nell'area. Non è stato di parola. Nè lo è stato chi si era assunto la responsabilità di vigilarlo: dal giorno che venne liberato infatti non si perse una manifestazione anti israeliana e anti americana in Italia e all'estero. E non è raro incontrarlo in Libano, Siria, Iraq o a Ramallah e in tutti quei posti dove ben alligna l'odio anti ebraico. Il Vaticano a suo tempo gli ha dato un passaporto diplomatico e lui lo usa. In realtà Capucci, che in Italia si presenta a tutte queste manifestazioni antiamericane e anti israeliane dei centri sociali accompagnato da due figuranti come in una sorta di carro di Tespi composto di solito da una vedova e da un orfano palestinese (che qualcuno maligna che vengano "noleggiati"per la circostanza) che marciano assieme a lui, e che lo sovrastano dato che il prelato non arriva al metro e cinquantacinque, è ormai da anni una sorta di ambasciatore aggiunto di Arafat a Roma. Per anni ospite fisso di trasmissioni televisive come quelle riservate ai pacifisti a senso unico tipo Luisa Morgantini che piacevano tanto a Michele Santoro, abituato come era a parlare male di Israele senza contradditori all'altezza, rimase come folgorato sulla via di Damasco (nel suo caso si può ben dire) quando in una puntata di "Sciuscià" di quelle post 11 settembre trovo ad attenderlo al varco il portavoce dell'ambasciata israeliana di Roma, Ofer Bavly, che, dopo averlo pazientemente sentito strepitare contro le malefatte dei soldati dell'esercito israeliano, gli fece una semplice osservazione: "lei forse non dovrebbe stare qui perchè se il nostro paese l'ha messa fuori del carcere prima del tempo dopo una condanna per terrorismo è solo perchè il Vaticano aveva promesso che se ne sarebbe stato buono in Italia senza più fare attivismo politico pro Arafat". Ma invece Capucci, lungi dal "starsene buono" a quella sorta di arresti domiciliari allargati concordati con la Santa Sede e il governo italiano dell'epoca (1977), divenne nel tempo una sorta di portavoce dell'Olp nel mondo. Insomma un professionista dell'organizzazione delle dimostrazioni anti israeliane, alcune delle quali, come quella di Roma dello scorso 9 marzo, decisamente all'insegna dell'odio anti ebraico. L'ultima volta che è stato visto in pubblico indovinate dove stava e con chi? Era lo scorso 18 ottobre, a Baghdad, con padre Benjamin e Gino Strada, due che hanno con lui un idem sentire, intento a presenziare a una conferenza stampa incoraggiata dallo stesso Saddam nei giorni delle elezioni farsa in Iraq. E da Baghdad questo composito trio lanciava anche una sorta di "Jihad" contro l'Occidente invitando gli stati arabi a difendere l'Iraq da un'eventuale aggressione americana. In altri tempi si sarebbe parlato di "intelligenza" con il nemico, ma, dato il personaggio, quel sostantivo potrebbe apparire sproporzionato." Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita.