Riprendiamo oggi, 12/08/2021, dalla STAMPA, con il titolo 'Durigon deve dimettersi, intervenga Draghi, in Italia c'è troppa tolleranza verso i fascisti' l'intervista di Luca Monticelli a Edith Bruck.
Edith Bruck
“I fascisti hanno alzato la testa, eppure sembra che nessuno se ne accorga. In Europa soffia un vento nero». Edith Bruck è stupita che in Italia si parli ancora oggi di Mussolini con tanta leggerezza. Seduta sul divano nella sua casa nel centro di Roma, la scrittrice, finalista dell'ultimo premio Strega con Il pane perduto, parla dell'attualità politica e ripercorre alcuni episodi della sua vita. Nata in un piccolo villaggio dell'Ungheria, a 12 anni fu deportata ad Auschwitz, poi a Dachau e Bergen Belsen. Nei campi perse la famiglia.
Claudio Durigon
Claudio Durigon, sottosegretario della Lega, ha proposto di intitolare un parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Cosa ne pensa? «E l'ultima follia della destra. È apologia del fascismo, non lo possono fare. Ma siamo sempre noi vittime che dobbiamo protestare, gridare, denunciare. Gli altri dove sono? Gli italiani non dicono nulla? Vogliono che torni l'epoca più buia? Come si può pensare di intitolare qualcosa a Mussolini, c'è troppa indifferenza in giro. La gente dovrebbe scendere in piazza e protestare».
Durigon si dovrebbe dimettere? «È il minimo. Il governo dovrebbe intervenire, ma mi sembra che prenda tempo, forse ha paura di essere impopolare».
Come si chiede Elena Loewenthal su questo giornale, perché il fascismo è ancora considerato uno strumento di consenso politico? «La gente è impaurita e insicura, l'identità italiana è sempre più debole e per raccogliere voti la destra punta sul nazionalismo. Gioca con il "prima gli italiani", inneggia al "patriottismo". Cosa vuol dire essere patriota? Contro chi combatte Giorgia Meloni?».
Queste "nostalgie" dimostrano che il Paese non ha fatto i conti con la storia? «Se io vedo adesso la figura di Mussolini, con le mani sui fianchi che grida "italiani, italiani", mi domando come ha fatto un popolo ad applaudirlo. E allo stesso modo Hitler, che visto lucidamente e razionalmente è un demente. La Germania è l'unico Paese che in qualche misura si è confrontato con il proprio passato, a differenza dell'Italia. Non parliamo della Polonia e dell'Ungheria che sono tornate ad essere delle dittature dove rivive l'antisemitismo. Nonostante la Germania si senta in colpa, sono cresciuti nuovi gruppi neonazisti, però le autorità sono più severe. In Italia no, c'è troppa tolleranza verso i fascisti e questo non me lo spiego».
Come sta cambiando l'Italia? «Appena arrivata, nel '54, abitavo in un palazzo nel centro di Roma dove all'ingresso c'erano i ritratti di re Umberto, Pio XII e Mussolini. La guerra sembrava finita il giorno prima. Tutti parlavano continuamente della fame, dei bombardamenti a San Lorenzo, della strage delle Fosse Ardeatine. C'era una grande povertà perché solo negli Anni 60 è partita la marcia del benessere, eppure era un Paese solidale, umano, accogliente. Oggi scorgo un'Italia incattivita, che nasconde la verità».
Si discute da annidi una legge sulla cittadinanza peri migranti, lei la concederebbe? «Certo, a quelli che ne hanno diritto, che sono in Italia e lavorano da almeno cinque anni. E chi nasce in Italia deve avere la cittadinanza italiana».
Alle ultime Olimpiadi tanti atleti nati fuori dall'Italia hanno trionfato e così il presidente del Coni Giovanni Malagò ha chiesto una sorta di Ius soli sportivo, per accelerare le pratiche di cittadinanza degli sportivi. E' d'accordo? «Troppo comodo dare la cittadinanza solo a chi vince le medaglie. Quindi se i migranti vincono le gare va bene, altrimenti no. Lo trovo ingiusto».
In piazza del Popolo, una decina di giorni fa, c'è stata una manifestazione contro il Green Pass e alcune persone hanno esibito cartelli e magliette con una stella gialla, la stessa che i nazisti imposero sugli abiti degli ebrei. I no vax protestano in tutta Europa accusando i governi di dittatura sanitaria. Come reagisce di fronte a simili confronti? «Non si possono fare questi paragoni. È una cosa allucinante, un'idiozia è dire poco. Non capisco come si possa mischiare la Shoah con la pandemia, è insensato. Tirare fuori la stella gialla e paragonarla al Green Pass è una follia. Basta strumentalizzare continuamente la Shoah. I no vax lascino stare Auschwitz, è una cosa terribile, non devono tirarla fuori».
Oltre allo Ius soli anche la legge contro l'omofobia è ferma in Parlamento. «Per fortuna al Pride di Budapest in tanti hanno manifestato contro Orban. In Ungheria come in Italia ognuno ha il diritto di vivere la propria natura. Io ho amici omosessuali che si confidano con me, lo fanno perché, dicono, "posso capirli"».
Il suo libro Il pane perduto si conclude con una lettera a Dio: qual è il suo rapporto con la religione? «Io sono laica, ma mio marito diceva che una laica "religiosa" come me non l'aveva mai vista. Per me la religione è solidarietà, rispetto, condivisione. Io non conosco il sentimento dell'odio, non schiaccio neanche una mosca e non ho mai denunciato i tre kapò che ho incontrato dopo la guerra, e uno me lo sono trovato davanti proprio qui a Roma in un negozio. Come ha detto il Papa quando è venuto a casa a trovarmi: Dio è una ricerca continua. Nel mio libro di poesie che si intitola Tempi scrivo che la condivisione, fin da piccoli, è creatrice di pace, di un mondo nuovo che non è mai esistito. Dipende solo da noi, la responsabilità di tutti i mali del mondo è nostra».
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