Caso Durigon: perché il sottosegretario leghista se ne deve andare Commenti di Elena Loewenthal, Matteo Pucciarelli
Testata:La Stampa - La Repubblica Autore: Elena Loewenthal - Matteo Pucciarelli Titolo: «Perché Durigon se ne deve andare - Pd, 5S e Leu per la sfiducia a Durigon: 'Inaccettabile il parco Mussolini'»
Riprendiamo oggi, 11/08/2021, dalla STAMPA, a pag. 21, con il titolo "Perché Durigon se ne deve andare", il commento di Elena Loewenthal; dalla REPUBBLICA, a pag. 15, con il titolo "Pd, 5S e Leu per la sfiducia a Durigon: 'Inaccettabile il parco Mussolini' ", la cronaca di Matteo Pucciarelli.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Elena Loewenthal: "Perché Durigon se ne deve andare"
Elena Loewenthal
L’esito di questa brutta vicenda dovrebbe essere uno solo: le dimissioni del sottosegretario Claudio Durigon dal governo, ancora prima che arrivi la mozione di sfiducia che M5S, Pd, Forza Italia e SI sono pronti a votare. Sindacalista e politico nei ranghi della Lega, onorevole del nostro Parlamento sin dal 2018, Durigon lancia la proposta di "restaurare" il nome originario del parco di Latina ora dedicato a Falcone e Borsellino, e cioè nientemeno che "Arnaldo Mussolini", fratello del duce. Subito dopo queste sue parole il leader della Lega, Matteo Salvini, sale su quel palco e senza batter ciglio, cioè senza prendere un minimo di distanza da tale aberrazione, tiene il suo comizio come da prammatica. Possibile che non si sia sentito in dovere di rettificare, smentire, obiettare? Possibile, sì. Del resto, inquieta anche il silenzio di Mario Draghi e del suo governo, di fronte a questa vicenda. Ma già, Mussolini aveva fatto anche cose buone. Ad esempio Latina, anzi "Littoria" (ecco, magari ci scappa pure il reintegro del nome originario), fondata dal regime nel suo Ventennio. Per cui, avrà pensato Durigon, perché non rinnovare un atto d'omaggio - come se Mussolini non se ne fosse fatte abbastanza da solo, di autocelebrazioni. Ma con tutta probabilità il calcolo del sottosegretario - tuttora in carica nel nostro governo e speriamo ancora per poco - è anche più sottile di un semplice, bieco richiamo alle nefandezze della storia recente. Perché mai, infatti, il fascismo fa ancora parte di un, per quanto rozzo, armamentario di propaganda? Perché è ancora avvertito come uno strumento di consenso politico da parte di una certa destra? In parole povere, perché un sottosegretario al governo si permette di proporre l'intitolazione di un parco a un tiranno violento, distruttivo e prepotentemente - per fortuna - sconfitto dalla storia? Perché la destra nostrana non riesce a scovare altri modelli cui richiamarsi, più credibili e accettabili di uno come Mussolini? Ma soprattutto, perché questo nostro Paese sembra rassegnato a tali nostalgie, come se non potesse farci più niente? Forse perché questo fascismo di ritorno, queste nostalgie imperscrutabili (ah, se si potesse rispedire questi nostalgici del Ventennio laggiù, indietro nel tempo magari solo per una settimana, giusto per far sentire loro dal vivo il sapore della tirannia, del sopruso, dell'arbitrio) sono il contraltare di un'assenza di coscienza storica, del fatto che l'Italia deve ancora fare i conti con quella memoria, con una responsabilità collettiva (che nulla ha a che spartire con la colpa, beninteso) capace di appropriarsi di quel capitolo terribile - e terribilmente distruttivo - della nostra storia. Perché in fondo le alzate d'ingegno del Durigon di turno che vorrebbe intitolare il parco di Latina a Mussolini non sono così distanti dai gesti teatrali di una certa insulsa cancel culture d'Oltreoceano. Benché si configuri come un atto di "restituzione" storica, la sua boutade è, prima ancora che un'offesa ai milioni di italiani che hanno subito il fascismo, un gesto di rimozione storica. Attesta infatti l'ambizione di rinnegare, misconoscere, cancellare quel passato. Quello vero, di un fascismo che, come un re Mida dalla mano nera, ha portato distruzione ovunque sia arrivato e che per ragioni in parte inspiegabili e in parte terribilmente banali riaffiora come una macchia oleosa di catrame quando la politica dà il peggio di sé.
LA REPUBBLICA - Matteo Pucciarelli: "Pd, 5S e Leu per la sfiducia a Durigon: 'Inaccettabile il parco Mussolini' "
Claudio Durigon
«Totale incompatibilità con il ruolo che sta avendo che è quello di rappresentante delle istituzioni. E lo ha giurato sulla Costituzione », dice Enrico Letta. Attorno alla figura di Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia leghista, si stagliano nubi minacciose. Un pezzo di maggioranza, sempre più numeroso, chiede le sue dimissioni. Se non arriveranno, la mozione di sfiducia a settembre è già pronta. Non solo il Pd, ma anche i 5 Stelle — i quali da mesi lo contestano — e Leu, oltre agli ex Movimento dell’Alternativa c’è. Movimenti accolti con gelido silenzio in casa Lega, dove si ritiene la polemica strumentale e perciò non si intende darle ulteriore spago. Ma cosa è successo? L’ex sindacalista della sigla di destra Ugl, pioniere dello sbarco di quel mondo una volta vicino all’Msi e An nel Lazio nella Lega neo-nazionalista di Matteo Salvini — basti pensare che un pezzo di Lega ha preso posto negli uffici del sindacato a Roma — mercoledì scorso era ad un comizio nella sua città di origine, Latina. Lì Durigon ha proposto di cambiare l’intitolazione di un parco pubblico da Falcone- Borsellino, in onore ovviamente ai magistrati uccisi dalla mafia in Sicilia, a “parco Mussolini”. Non Benito, ma Arnaldo, il fratello morto nel 1931. Un modo più o meno palese per dare di gomito al neofascismo locale, ben radicato nella città fondata dal regime. Ma Durigon è nell’occhio del ciclone da tempo, sin da quando lo scorso aprile una inchiesta giornalistica di Fanpage rivelò che il sottosegretario si vantava di essere stato lui, in accordo col partito, ad aver nominato il generale della Guardia di finanza che sta indagando sui famosi 49 milioni di euro di finanziamento pubblico volatilizzati del Carroccio; oltre ad aver messo in luce i suoi rapporti con realtà vicine alla criminalità organizzata pontina. Insomma, ce n’è abbastanza per sollevare seri dubbi attorno all’opportunità che resti al governo, in un ruolo peraltro così delicato. «È talmente evidente questa incompatibilità che starebbe a lui dover fare un passo indietro. Per quanto ci riguarda, noi faremo il possibile affinché questo avvenga», sono le parole del segretario dem. Ma anche il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, uomo di peso nel Movimento, chiede la stessa cosa: «Quel che ha detto è intollerabile, si dimetta». Secondo il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo «pudore vorrebbe che si dimettesse subito. Ma non basta. Non se ne può più di personaggi fascisti nella toponomastica, recentissimo il caso di Giorgio Almirante a cui si vorrebbe intitolare una strada ad Alessandria, città medaglia d’oro per la Resistenza. Vanno integrate le leggi vietando esplicitamente l’attribuzione di nomi di personaggi fascisti a vie, piazze, parchi». Di certo lo svarione estivo di Durigon, che in realtà non è che l’ennesimo episodio che documenta la vicinanza tra Lega ed estremismo di destra, finirà per riguardare Mario Draghi. Il deputato forzista Elio Vito infatti auspica la moral suasion del premier: «Draghi ha dimostrato di saperla utilizzare, c’è anche la possibilità del ritiro delle deleghe da parte del ministro Daniele Franco. si è superata ogni soglia, in aula i numeri per sfiduciare Durigon ci sono».
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