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Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 10/08/2021, a pag.9, con il titolo "Stretta anti-Hamas, carcere per 69 palestinesi e giordani" l'analisi di Michele Giorgio.
Non stupisce che il quotidiano comunista si schieri con i Fratelli musulmani, di cui Hamas fa parte, che hanno il programma di islamizzare e imporre la legge del Corano. Ancora una volta Giorgio esplicita la propria simpatia per i movimenti islamisti e terroristi. Ecco l'articolo:
Michele Giorgio Mohammed Al-Khudari Un tribunale saudita domenica ha emesso verdetti contro 69 palestinesi e giordani, condannandone alcuni a pene detentive fino a 22 anni. Tra loro Mohammed Al-Khudari, 82enne ex rappresentante del movimento islamico Hamas a Riyadh, condannato a 15 anni, e suo figlio Hani che sconterà tre anni di carcere. Entrambi erano stati arrestati a inizio 2019. Non c'è dubbio sull'intenzione delle autorità saudite di ribadire ostilità nei confronti dei Fratelli musulmani a cui appartengono quasi tutti i condannati. Riyadh ha poi lanciato un messaggio molto chiaro ad Hamas, movimento che sta assumendo un ruolo regionale sempre più spiccato grazie anche all'appoggio di Turchia e Qatar, avversari dell'Arabia saudita, e che di recente si è riavvicinato all'Iran, «nemico» della monarchia Saud.
L'ARRESTO di Mohammed Al Khudari fece notizia. Il rappresentante di Hamas per due decenni aveva tessuto le complesse relazioni tra il movimento islamista con Riyadh riuscendo ad allentare la tensione e non poche volte a evitare rotture laceranti. Poi all'inizio del 2019, in conseguenza anche dell'aggravarsi della frattura tra sauditi e qatarioti, sotto la spinta dell'erede al trono Mohammed bin Salman, Riyadh decise di colpire palestinesi e giordani presenti nel regno e noti come oppositori del riavvicinamento diplomatico avvenuto in questi ultimi anni tra Arabia saudita e Israele e dell'Accordo di Abramo, la normalizzazione avviata circa un anno fa dagli Emirati arabi e altri paesi arabi con Israele. Riyadh formalmente non ha ancora aderito all'Accordo mai suoi rapporti con Tel Aviv sono ugualmente molto stretti. Da parte sua Hamas, pur essendo schierato contro la normalizzazione con Israele, ha sempre usato toni morbidi con i sauditi. «Non interromperemo le nostre relazioni con alcun Stato della regione e manterremo legami con l'Arabia saudita e qualsiasi altro paese che riconosce il diritto dei palestinesi alla sovranità palestinese», ha detto di recente Khalid Meshaal, ex capo dell'ufficio politico di Hamas all'emittente saudita Al Arabiya. Ma a Riyadh è prevalsa ugualmente l'ostilità nei confronti dei Fratelli musulmani e Hamas. A febbraio Amnesty International aveva denunciato le gravi condizioni di salute di Al Khudari, ammalato di cancro alla prostata, e chiesto il suo rilascio immediato. Le autorità saudite hanno risposto domenica annunciando la raffica di condanne contro l'ex rappresentante di Hamas e decine di altri detenuti. Le sentenze, non ancora rese pubbliche, sono state confermate dal Comitato dei giordani in Arabia saudita, gruppo per i diritti della libertà, e dall'Organizzazione araba per i diritti umani (Aohr) che domenica ha parlato di «un processo iniquo e politicizzato» privo degli standard minimi di un procedimento equo. Del processo - ha denunciato Aohr — mancava di qualsiasi base legale, tutti gli imputati erano residenti in Arabia saudita con permessi di soggiorno validi e nessuno di loro ha violato la legge saudita. E inaccettabile che un certo numero di attivisti palestinesi continui a essere arrestato con l'accusa di sostegno agli orfani e ai poveri in Palestina». Hamas ha condannato le sentenze perché i condannati non avevano fatto nulla a danno dell'Arabia Saudita.
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