sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
08.08.2021 Gaza: ancora attacchi contro Israele
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 08 agosto 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Gaza: ancora palloni incendiari, attacchi aerei israeliani e l'incognita dei fondi del Qatar»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online  di oggi, 08/08/2021, la cronaca di Sharon Nizza dal titolo "Gaza: ancora palloni incendiari, attacchi aerei israeliani e l'incognita dei fondi del Qatar".

Immagine correlata
Sharon Nizza

Israel-Gaza violence: Fresh rocket attacks on Israeli cities — As it  happened | News | DW | 12.05.2021

I caccia israeliani hanno attaccato questa notte postazioni militari di Hamas nella Striscia di Gaza, in risposta al lancio di palloni incendiari che venerdì hanno provocato massicci incendi nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Immagini rilasciate dal portavoce dell’esercito indicano che l’obiettivo, una rampa di lancio di razzi, si trovava non lontano da un’area abitata nei pressi di Jabalia, a nord della Striscia. Non sono stati riportati vittime o feriti. Il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum ha detto oggi che il lancio di palloni incendiari è la dimostrazione che “Gaza non intende piegarsi ai dettami di Israele e ai suoi tentativi di imporre nuove equazioni”. Il riferimento è allo stallo che verte intorno al rinnovo del trasferimento dei milioni di dollari del Qatar, interrotto con lo scoppio dell’ultimo confronto tra Israele e Hamas a maggio. Fino ad allora, i fondi entravano in contanti, attraverso l’inviato di Doha Mohammed al-Emadi, in un’operazione concertata con l’esercito e le autorità politiche israeliane, nonostante l’assenza di rapporti diplomatici tra il Paese del Golfo e Israele. Una politica nata nel 2018 a seguito della decisione del presidente palestinese Abu Mazen - motivata dal persistente dissidio politico tra Hamas e Fatah - di interrompere il trasferimento dei fondi all’enclave palestinese che fino ad allora avveniva tramite Ramallah. Nonostante il raggiungimento del cessate il fuoco il 22 maggio dopo 11 giorni di conflitto tra Israele e Hamas, a oggi non è ancora stato risolto il nodo della ricostruzione di Gaza. Dopo gli scontri di maggio, Israele si oppone al rinnovo del passaggio dei contanti qatarioti – circa 30 milioni di dollari mensili, parte diretti a famiglie bisognose e parte a pagare stipendi di funzionari di Hamas - direttamente nelle mani dell’organizzazione terroristica che governa la Striscia di Gaza, sostenendo che non vi sia monitoraggio e che i soldi vengano utilizzati per scopi militari e non umanitari. I principali mediatori, gli egiziani e l’inviato dell’Onu Tor Wennesland, lavorano da mesi per cercare una soluzione. Solo giovedì, il ministro palestinese per gli affari sociali Ahmad Majdalani aveva affermato che l’Anp era vicina alla formulazione di un accordo con Doha, “ma che sussistevano ancora alcune difficoltà legate al sistema bancario”. Secondo quanto pubblicato dall’emittente israeliana Kan 11, il Qatar avrebbe stabilito di passare i fondi tramite banche palestinesi di Ramallah per una commissione dell’1,5%, ma il nodo verterebbe sull’utilizzo dei soldi per pagare gli stipendi dei funzionari di Hamas, a cui l’Anp si oppone. Un’altra richiesta da parte di Israele è di poter passare in rassegna le famiglie bisognose beneficiarie dei fondi (si tratta di 100$ a famiglia) per verificare che non abbiano legami con Hamas. Nelle lente trattative per la cementazione della fragile tregua un altro punto di attrito riguarda la richiesta di Israele di inserire la questione del rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza (i corpi di due soldati morti e due civili disabili che si reputano ancora in vita). Quando parla di “nuove equazioni” Hamas si riferisce anche al tentativo israeliano di condizionare la ricostruzione di Gaza alla questione degli ostaggi, mentre Hamas è irremovibile sul fatto che la liberazione degli ostaggi possa essere effettuata solo in cambio del rilascio di prigionieri palestinesi, come avvenuto nel 2011 con il rapimento del caporale Gilad Shalit, liberato in cambio di 1,027 detenuti nelle carceri israeliane, tra cui diversi esecutori di attentati terroristici. Il bombardamento delle strutture militari a Gaza è arrivato dopo una giornata che ha visto la tensione in Israele concentrarsi prevalentemente sul fronte nord, dopo il lancio venerdì di 19 missili dal Libano verso il nord d’Israele - quasi tutti intercettati dal sistema Iron Dome, senza riportare vittime o feriti. Si tratta del sesto episodio di spari di razzi dal Libano da maggio, per la prima volta ufficialmente rivendicato dalla milizia sciita Hezbollah. Gli altri episodi erano stati attribuiti da Israele a fazioni palestinesi attive nel sud del Paese dei Cedri. Hamas ieri in un comunicato ha espresso sostegno per “la reazione condotta dalla resistenza islamica in Libano diretta contro obiettivi del nemico sionista”. Gli analisti israeliani temono che vi sia un tentativo di replicare il “modello Gaza” nel sud del Libano, con lanci di razzi sempre meno sporadici contro Israele, e che una reazione israeliana per ristabilire la deterrenza potrebbe essere solo questione di tempo, degenerando in un conflitto su larga scala. Nonostante la tensione tra i due Paesi, il confine israelo-libanese è relativamente calmo dalla fine della Seconda guerra del Libano di quindici anni fa. La sfida posta dai gruppi palestinesi nel sud del Libano si inserisce nel più ampio scenario dello scontro tra Israele e l’asse sciita pro-iraniano, che ha raggiunto un nuovo picco la settimana scorsa con l’attacco mortale alla petroliera Mercer Street nel Golfo dell’Oman, per il quale la comunità internazionale accusa Teheran. Il portavoce militare israeliano ha precisato ieri, rispetto al Libano, che “nessuna delle parti è interessata al conflitto”. Ma la convergenza dei diversi fronti su un unico confine potrebbe rendere la situazione inevitabilmente esplosiva.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT