Che invidia dal Manifesto! Che invidia dal Manifesto!
Testata: Il Messaggero Data: 29 gennaio 2002 Pagina: 13 Autore: Romano Dapas Titolo: «L'Europa corre in aiuto di Arafat»
Il Messaggero del 29 gennaio è particolarmente pieno di articoli riguardo alla drammatica situazione che sta vivendo Israele. Romano Dapas nell'articolo: "L'Europa corre in aiuto di Arafat" scrive : "L'Unione Europea ritiene che Arafat sia l'unico interlocutore con cui Israele può raggiungere un accordo di pace" e " l'UE intende chiedere ad Israele i danni che le rappresaglie Israeliane hanno causato alle infrastrutture costruite nei territori e finanziate dall'UE". Come Arafat sia davvero interessato alla pace lo si è visto benissimo quando il nostro ha rifiutato (con la pretesa del "diritto al ritorno" in territorio Israeliano di quattro milioni di "profughi palestinesi") le generose proposte di Israele al summit di Camp David (costituzione di uno stato palestinese sul 97% della West Bank e divisione di Gerusalemme). Riguardo alle infrastrutture costruite nei territori e finanziati dall'UE c'è da dire che quelle infrastrutture servivano, con il consenso degli apparati di sicurezza di Arafat, ad ospitare e addestrare dei pericolosi terroristi palestinesi e che quelle infrastrutture servivano (anche prima che iniziasse questa intifada) a nascondere terroristi. Perchè Dapas non scrive nel suo articolo che l'UE dovrebbe come minimo chiedere i danni ad Arafat per le gravi perdite fisiche e morali causate da 16 mesi di intifada che lui stesso ha organizzato e diretto dopo il rifiuto delle proposte di Camp David? Arafat dopotutto è nella condizione di pagarli dal momento che i fondi che ha ricevuto dall'UE (almeno quelli che non ha speso in armi invece di spenderli per il benessere del suo popolo) li tiene ben nascosti nelle casseforti delle banche estere. Alessandro Politi invece nell'articolo "Quelle armi e le oscure trame degli Hezbollah" fa riferimento al caso della nave iraniana Karine A carica di armi dall'Iran e destinata all'Anp. In questo articolo Politi avanza il sospetto che quel carico sia stato organizzato dal Mossad per "incastrare" Arafat. Quello che scrive Politi è totalmente falso e fa il paio con "la leggenda nera" messa in giro dagli antisemiti e da ambienti oltranzisti arabi secondo cui sarebbe stato il Mossad ad organizzare gli attentati dell'11 settembre. La nave in questione era partita dall'isola di Kish (in Iran) con un carico di armi che doveva trasformare Gaza e il West Bank in una vera e propria santabarbara e inoltre a bordo della nave gli israeliani hanno trovato dei documenti (con tanto di firma di Arafat) che dimostrano la totale responsabilità dell'Anp nell'acquisto e nel traffico di armi con l'Iran. Marcella Emiliani nell'articolo: "Esplode la rabbia degli arabi gli Usa scaricano Yasser" sostiene la fantasiosa e singolare tesi che Sharon con la sua politica "dura" nei confronti dell'Anp voglia portare il Medio Oriente sull'orlo di un conflitto. Nulla di più falso dal momento che Sharon è pronto in ogni momento a riprendere i negoziati con i palestinesi ma chiede prima (come misura di reciproca fiducia) sette giorni di tregua come previsto dal Piano Mitchell. Eric Salerno, a proposito di Arafat, nell'articolo: "Dietro quelle mille facce un leader che sa resistere" traccia due ritratti dei principali protagonisti della drammatica situazione: Arafat e Sharon. Salerno ritrae Arafat (con il solito stile che lo contraddistingue): definendo "insufficenti" le proposte di pace che Barak gli aveva fatto a Camp David (stato palestinese sul 97% della West Bank e divisione di Gerusalemme!). Cosa doveva fare Israele, autosuicidarsi accogliendo la pazzesca pretesa arafattiana del "diritto al ritorno" (in territorio Israeliano) di quattro milioni di palestinesi? Il ritratto che fa Salerno di Sharon è ovviamente a "tinte fosche". Salerno sostiene che Sharon è implicato nella strage di Sabra e Chatila e aggiunge che un tribunale belga vorrebbe citarlo (in modo del tutto pretestuoso) in giudizio. Naturalmente Salerno non scrive che dopo i fatti di Sabra e Chatila Israele istituì una commissione di inchiesta che riconobbe a Sharon solo una responsabilità morale, stabilendo che era stato il cristiano-maronita Eli Hobeika (morto pochi giorni fa in un attentato attribuito ai servizi segreti siriani) il responsabile di quella strage. Salerno continua sostenendo che Sharon non vuole fare delle concessioni territoriali importanti ai palestinesi e che "ha in mente per i palestinesi una sorta di stato- bantustan sul modello del Sudafrica razzista". Nulla di più falso dal momento che il programma elettorale di Sharon prevede la nascita (sia pure dopo la cessazione della violenza e del terrorismo da parte palestinese) di uno stato palestinese che abbia una sua continuità territoriale e che si estenda sul 56% della West Bank e su tutta la striscia di Gaza. Inoltre è assolutamente ignobile paragonare, come fa Salerno, Israele con il Sudafrica dell'aparteheid.
Invitiamo pertanto i lettori di informazionecorretta.com a scrivere a Il Messaggero per protestare contro le affermazioni su Israele da parte di Dapas, Politi, Emiliani e Salerno.