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Attacco alla petroliera? Israele non deve lasciarsi incastrare
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
“Due morti al largo dell’Oman nell’attacco ad una petroliera”: non è molto trasparente questo titolo su Le Monde del 30 luglio. Si tratta forse di uno dei tanti casi abituali di pirateria in quella regione? Chi sono i morti? Gli aggressori o l'equipaggio? La risposta tarda ad arrivare. La cosa più importante per il quotidiano è precisare fin dalla prima riga che: “La nave, il cui armatore appartiene a un uomo d’affari israeliano...” Il lettore ha già capito. Ma il quotidiano ci tiene a rimarcare: “Il suo armatore Zodiac Maritime, di proprietà di un miliardario israeliano...” Poi arriva la spiegazione “Degli esperti in materia di sicurezza hanno sollevato l'ipotesi di un attacco d’origine iraniana. L'assalto è avvenuto in una zona strategica dove erano già state prese di mira delle navi israeliane.” Nulla si saprà delle due vittime, né di come siano morte, se non che una, di nazionalità britannica, faceva parte del gruppo di protezione, tuttora indispensabile per i bastimenti che navigano in questa zona da cui i pirati non sono ancora del tutto scomparsi, e che l'altra vittima, di nazionalità rumena, era un membro dell'equipaggio. Secondo altre agenzie di stampa, uno o più droni iraniani avrebbero colpito il ponte della nave. Ma a proposito, a chi appartiene esattamente questa nave? Battente bandiera liberiana, la MV Mercer è di proprietà di una società giapponese che l'ha affidata a Zodiac Maritime, una società internazionale di gestione navale con sede a Londra, e amministrata dal magnate del trasporto marittimo, il miliardario Eyal Ofer, cittadino israeliano, residente a Monaco. La causa è chiara.
E’ uno dei tanti “incidenti” nel conflitto che oppone l’Iran allo Stato ebraico che gli ayatollah vogliono ad ogni costo distruggere. Inoltre, un giornale iraniano aveva dapprima ammesso i fatti, spiegando che si trattava di una misura di ritorsione a seguito del lancio di missili israeliani contro delle postazioni iraniane in Siria, avvenuto la settimana precedente. Poi, però, dopo che i governanti di Teheran si sono resi conto di avere colpito l'obiettivo sbagliato, ha emesso una smentita categorica a cui nessuno ha creduto. Si cercherebbe invano in questo articolo ma, ad essere onesti, anche nei resoconti fatti da altri media, la minima condanna di un attacco deliberato da parte dell'Iran, contro una nave civile appartenente a un Paese fuori dal conflitto e su cui non c’era alcun israeliano. Tutto questo per il solo motivo che la società di gestione era controllata da un miliardario israeliano, che è ben lontano dal possedere tutte le azioni. Il mondo degli affari è preoccupato; teme, si mormora, la risposta di Israele che rischierebbe di provocare un nuovo aumento dei premi delle assicurazioni marittime. Non sappiamo cosa faranno i vertici di Gerusalemme, ma siamo ancora in attesa della reazione dei Paesi coinvolti, stranamente silenziosi. L'ambasciatore iraniano in Giappone non è ancora stato convocato a Tokyo per riferire dell'attacco a una nave giapponese; mentre soltanto ieri i suoi colleghi di Londra e di Bucarest sono stati convocati per spiegare un attacco che ha provocato la morte di loro concittadini.
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