C'è del giusto in Danimarca Commento di Laura Leonelli
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 01 agosto 2021 Pagina: 2 Autore: Laura Leonelli Titolo: «Perché la Danimarca è un passo avanti»
Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 01/08/2021 a pag.6, con il titolo "Perché la Danimarca è un passo avanti" il commento di Laura Leonelli.
Anders Carsten Damsgaard
Laura L eonelli
Se fossimo un giornale danese, se parlassimo alla società che quest'anno organizza il WorldPride dal 12 al 22 agosto e negli stessi glomi riceve gli ambasciatori di tutto il mondo per la conferenza annuale a Copenaghen, forse non scriveremmo quest'articolo. Non perché a latitudini nordiche sia di scarso interesse parlare di omosessualità, ma perché più radicalmente sarebbe un non-issue, un non-problema. Ma siamo più a sud, in Italia, e la testimonianza di Anders Carsten Damsgaard, Ambasciatore danese a Roma, sessantacinque anni, già ambasciatore in Cina, Giappone, Afghanistan, Israele, e ora in Italia, omosessuale, sposato da ventisette anni con Esben Karmark, professore associato alla Copenaghen Business School, è, nella sua elegante pacatezza, una voce importante. Un sunto di quella cultura inclusiva- e il tema della manifestazione Copenaghen 2021 è #YouAreIncluded - che ha fatto e fa della Danimarca un Paese di straordinaria civiltà. Nella splendida residenza privata dell'Ambasciatore ai Parsoli, la conversazione prende il via dall'origine di tale apertura, e cioè il rispetto della libertà di ogni individuo. Una data segna l'inizio di questo processo, Il 1933, quando in Danimarca viene decriminalizzata l'omosessualità, «e la mia impressione - spiega Anders Carsten Damsgaard - è che questa legge, inserita in un quadro più ampio rivolto al maggiore riconoscimento dei diritti delle donne, sia stata fondamentale per decriminalizzare ogni relazione aldilà delle classiche interazioni sessuali e che quindi abbia sancito la non interferenza di giudizio nella vita delle persone. Del resto è in una direzione di maggiore individualità, essere "master of our life", che va gradualmente la storia del XX secolo». Una direzione che lo Stato danese ha potuto sostenere anche grazie al suo particolare rapporto con la chiesa «La chiesa danese è protestante e dal 1849, anno della nostra Costituzione, è chiesa di Stato e quindi parte dello sviluppo dello Stato - prosegue l'Ambasciatore -. Diciamo che da più di un secolo e mezzo non abbiamo una chiesa indipendente, e diciamo anche che il giudizio morale contro l'omosessualità, visibile ancora oggi nella chiesa cattolica e ortodossa, sarebbe impossibile in Danimarca». Eppure quando nel 1989 il parlamento danese adotta la prima legge al mondo che sancisce l'unione tra partner dello stesso sesso, non forza la mano. «La chiesa non era pronta e per questo il Folketinget non ha utilizzato il termine matrimonio, ma ha scelto l'espressione same sex partnership, pari al matrimonio in tutti gli aspetti legali con due eccezioni: le coppie non potevano sposarsi in chiesa e non potevano adottare un bambino». Ventitré anni dopo, nel 2012, il parlamento approvava la gender neutral law marriage. E che sia matrimonio, e che sia felicemente per tutti. E che si ricordi, comunque, che «non è mai facile dichiarare la propria omosessualità e dichiararsi fuori dalla normalità eterosessuale - precisa l'Ambasciatore -. Certo, da studente vivevo già in quel clima di libertà conquistato nel '68 dal movimento per la liberazione delle donne e da quello peri diritti degli omosessuali. Non ho mai dovuto nascondermi, neppure quando portavo a casa un mio ragazzo. I miei genitori non ne facevano un dramma, erano neutri, dicevano: "Non consideriamo le tue scelte finché non sono una cosa seria". Forse non sono stati di grande aiuto, ma ci sono altre storie, altre famiglie molte più difficili della mia». E ci sono parti di mondo dove ancora oggi l'omofobia detta legge, «e quando l'intolleranza, ma sarebbe più corretto dire la paura verso chi si ritiene diverso, entra in un contesto politico, così come il razzismo e l'antisemitismo, allora la situazione diventa pericolosa. Per questo sono importanti manifestazioni globali come il WorldPride e gli EuroGames, che si giocano contemporaneamente in Svezia», conclude Anders Carsten Damsgaard. Anders Carsten Damsgaard ed Esben Karmark si sono sposati nel 1994, rispettivamente a trentotto e a ventisei anni, sono stati la prima coppia omosessuale formalmente sposata nel Servizio Diplomatico Danese, «e dal primo giorno il ministero degli Esteri ci ha trattato esattamente come qualunque altra coppia sposata, mio marito ha il passaporto diplomatico, e come qualunque coppia siamo stati mandati all'estero. L'unica sede dove sono andato solo è l'Afghanistan, ma questa è una scelta comprensibile per qualunque famiglia", continua l'Ambasciatore. Ed è comprensibile anche che Anders Carsten Damsgaard non voglia essere conosciuto «come l'ambasciatore gay ma come l'Ambasciatore della Danimarca, che svolge bene il suo lavoro e che frate altre cose è gay ed è sposato a un uomo». Neppure da ragazzo Anders Carsten Damsgaard è stato un attivista, un provocatore, nessuna manifestazione né parata. Non era, dice, il suo stile, «ma oggi il mio contributo per fare la differenza è il modo in cui vivo la mia vita e credo che la mia vita possa servire da esempio per altre famiglie, per altri amici. Se un ambasciatore, se un uomo che porta nel mondo il nome del proprio Paese, può fare questo, evidentemente non c'è niente che non va nell'essere omosessuale». Viene da dire, c'è del giusto in Danimarca.
Per inviare a Domenica-Il Sole24Ore la propria opinione, telefonare: 02/30221, oppure cliccare sulla e-mail sottostante