Logica cartesiana e intercettazioni telefoniche
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Angela Merkel
È con profondo stupore che il mondo ha appena appreso dell'esistenza di intercettazioni telefoniche. Per intenderci, una certa forma di intercettazioni telefoniche, poiché tutti sanno che perfino nelle democrazie più rispettose dei diritti umani e dei cittadini, le autorità talvolta si concedono il potere di intercettare qualcuno. In linea di principio, tale facoltà è subordinata ad un'autorizzazione giudiziaria, che viene concessa se il giudice è convinto che sia un provvedimento necessario per smascherare un trasgressore di qualche legge fondamentale della società o per prevenire un attacco.
Alcuni giudici sono più inclini di altri ad accogliere tali richieste; inoltre, va sottolineato, ahimè, che personalità politiche di spicco, che hanno a loro disposizione certi ingranaggi governativi, talvolta si permettono di far intercettare qualche rivale politico. Ci dicono che sia successo persino in Francia. Sappiamo anche che in tempo di guerra, ciascuno dei belligeranti compie notevoli sforzi per scoprire cosa stia tramando l'altro, e che degli agenti segreti corrono rischi folli per riuscire a captare lo scambio di opinioni tra leader nemici. Poi, a guerra finita, pochi sono i leader che rinunciano a utilizzare un dispositivo in costante perfezionamento: non c'è più bisogno di collegarsi fisicamente alla linea telefonica di chi si vuole ascoltare, perché i nuovi smartphone, sempre connessi, offrono una via agevolata agli Stati che legittimamente sono molto preoccupati per le minacce del terrorismo che incombono sulla società, e a quelli che, meno legittimamente, vogliono conoscere le intenzioni di un Paese più o meno amico, all’avvicinarsi di negoziati su questioni delicate. Gli uni e gli altri ricorrono a tecniche sempre più avanzate che implicano software sempre più sofisticati. Ovviamente è fortemente sconsigliato farsi scoprire. Ricordiamoci dell'enorme scandalo, scoppiato nel 2013, quando era emerso che il cellulare della Cancelliera tedesca Angela Merkel era stato intercettato dall'Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, la NSA. Attenzione, non si trattava del suo telefono ufficiale, altamente protetto, ma del suo cellulare personale, quello con cui chattava con il marito, la famiglia e gli amici. Adirata, la Cancelliera ha preso uno dei suoi telefonini - non sappiamo quale - per scaldare le orecchie del Presidente Obama, il quale le ha sottolineato che “gli Stati Uniti non controllano né controlleranno le comunicazioni della Cancelliera.”
La storia non dice se la Merkel sia rimasta convinta o se lei abbia minacciato l'America con misure di ritorsione. Ad eccezione di Cina, Stati Uniti, Russia e di poche altre potenze minori, la maggior parte dei Paesi non ha i mezzi per produrre dei software all'avanguardia e cerca di acquisirli. Da qui sorge la domanda all'ordine del giorno. Prendiamo il caso di uno Stato sovrano, che affermando la necessità di proteggersi dal terrorismo, si rivolge a una società privata. La suddetta società chiede l'autorizzazione del Ministero della Difesa del proprio Paese; questo ministero, esaminata la richiesta, ne concede l'approvazione. Se lo Stato acquirente si avvale poi indebitamente di questo strumento per altri scopi, è la società che dovrebbe essere incolpata? Ci perdiamo in congetture sui motivi che hanno spinto il Presidente francese, che sarebbe stato spiato da personalità marocchine grazie al software di un'azienda israeliana, a sollevare una protesta accompagnata da minacce non alle autorità marocchine, ma al Premier israeliano.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".