IC7 - Il commento di Diego Gabutti
Dal 19 al 24 luglio 2021
Teoria dei complotti
La copertina del libro Lo stile paranoide nella politica americana
Sarà anche vero che i complotti non esistono, e che lo «stile paranoide» – così lo ha battezzato Richard Hofstadter nel suo Lo stile paranoide nella politica americana, uno studio del 1965 che esce adesso da Adelphi – è una lettura allucinata e maniacale degli eventi, lontana dalla realtà come la luna dal suo riflesso tremolante in fondo al pozzo. Ma il problema, con le allucinazioni ideologiche, è che spesso prendono sostanza. Quando l’opinione cospirativa e paranoide cresce a opinione prevalente (com’è successo con l’antisemitismo nella Germania di Hitler, con i «kulaki» in URSS, o con l’odio per l’adulto occhialuto e alfabetizzato nella Cambogia di Pol Pot) non c’è semplicemente modo d’impedire che il delirio complottista dilaghi nel mondo reale fino a sopraffarlo.
Inutile dimostrarne l’infondatezza col due più due quattro del raziocinio. Viviamo su questo pianeta, uno stadio evolutivo dopo l’altro, da milioni di anni, e abbiamo sperimentato nel tempo ogni sorta di contromisura (filosofie, religioni, illuminismi e ddl) senza mai venire a capo del pensiero selvaggio, dei pregiudizi, delle ossessioni sociali, delle credulità, che a loro volta evolvono, insieme all’umanità, attraverso sempre nuove varianti. Per gli unicorni sociali presi di mira dai teorici di questo o quel Protocollo Segreto non ci sono ombrelli atomici: i complotti immaginari – le trame attribuite ai Savi Anziani di Sion, o gl’intrighi massonici, cattolici e bolscevichi denunciati dai primi teorici del complotto nell’America di Otto-Novecento e illustrati da Hofstadter nel suo libro – ci mettono poco a generare contromisure apocalittiche, al cui confronto le intenzioni malvagie che vengono attribuite ai perfidi giudei, ai massoni, al «pericolo giallo», ai comunisti (o agli anticomunisti, dipende da come gira il vento) sbiadiscono a ridicolaggini. In confronto ad Auschwitz o alla carestia pilotata in Ucraina le trame di Fu Manchù e i Misteri dell’Area 51 appaiono per quel che sono: sceneggiature hollywoodiane. Ma intanto la fantasia complottista ha generato olocausti, guerre civili, tirannie orwelliane.
Un’ipotesi complottista particolarmente spericolata è che tutte le teorie del complotto (UFO, Illuminati, Bill Gates, Banchieri, Satanasso, «Conticidio») siano diffuse in realtà da una sola centrale e che il complotto globale consista proprio nel mettere in giro teorie del complotto a generale intorbidamento delle acque. Non è vero, naturalmente. Ma è una metafora efficace. Sono i teorici del complotto, infatti, ad animare il complotto vero, quello che periodicamente, dall’età di Mammut e Babbut in avanti, scuote la civiltà dalle fondamenta. C’è un solo complotto, ed è il complotto promosso dai complottomani quando dichiarano guerra ai nemici del popolo, di Dio, della tradizione o (a scelta) del progresso. Lasciando da parte l’imperscrutabile perché, non è difficile indovinare che il salto dalle ossessioni politiche, religiose o razziali deliranti alle sciagure che abbiamo conosciuto nei secoli deriva più dalla genetica, cioè dal legno storto dell’umanità, che dalla metafisica, come mostrano di credere i demagoghi quando invocano leggi severe, stanziamenti, ore scolastiche d’educazione civica sempre più invasiva contro teste bacate e credenze irrazionali. Ci vuol altro che un predicozzo dal minareto o una sentenza di tribunale per sgombrare l’orizzonte (o anche soltanto il nostro parlamento) da terrapiattisti, antisemiti, negatori dell’allunaggio, nemici della Casta e della prescrizione, antiVAX, comunisti rinati, omofobi e fanatici esploratori dei bassifondi segreti della storia (i soli a conoscere la verità vera sull’Attentato di Dallas, sul Delitto Moro, sui Veri Mandanti dell’11 settembre e sull’Assassinio del Reverendo King).
Diego Gabutti