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Grazie al Giappone e infamia sulla Farnesina
Commento di Deborah Fait
A destra: la squadra israeliana a Tokio
Non scriverò dei gelati di Ben&Jerry's, troppo stupidi per avere ulteriore attenzione. Vogliono boicottare Israele? Faccia pure questa paccottiglia di deficienti lobotomizzati dalla propaganda piagnucolante degli arabi che vivono in Giudea e Samaria, quella che altri lobotomizzati chiamano Cisgiordania o Palestina, senza che una nazione di tale nome esista né mai sia esistita. Abbiamo gelati di tutti i tipi e meravigliose gelaterie italiane in tutte le città israeliane. L'unica realtà che creeranno sarà il licenziamento di centinaia di lavoratori ebrei e arabi che, mi auguro, protesteranno come si deve. Tra l'altro pare che il responsabile israeliano, Avi Zinger, si sia già opposto alla decisione, vedremo in futuro cosa accadrà. Di porcherie contro Israele non c'è che l'imbarazzo della scelta, i no vax che si prendono gioco della Shoah paragonando il Greenpass alla Stella gialla nazista, altri che pubblicano immagini di Auschwitz sul cui famoso orrendo e cupo cancello trasformano la scritta originale in "Greenpass macht frei".
C'è la Farnesina che non si smentisce mai dichiarando che Gerusalemme si trova in una fantomatica Palestina impedendo così agli italiani nati o residenti nella Capitale di Israele di votare a meno di non riconoscere che Gerusalemme è finita nel Paesechenonc'è. Per la Farnesina Israele non esiste, Gerusalemme, in un recente passato, veniva situata in ASIA oppure in un ridicolo quanto sconosciuto stato chiamato ZZZ. Tutti i nomi possibili sono stati inventati pur di non scrivere Israele. E adesso ecco a noi l'ultima decisione della Farnesina( Di Maio, avete presente? Five Stars, avete presente?) che ha pensato di dare un ultimo schiaffo a Israele situandone la Capitale che da 3000 anni è stata capitale non solo dei regni di Israele ma dell'ebraismo mondiale, in una inesistente Palestina. Ho letto su internet una bella frase, sempre attuale, attribuita a Fyodor Dostoevsky che rispecchia la ridicola e immorale presa di posizione del Ministero degli Esteri italiano: "Verrà il giorno in cui alle persone intelligenti sarà vietata qualsiasi riflessione per non offendere gli imbecilli".
Lasciamo da parte queste porcherie antisemite di cui l'occidente non riesce proprio a provare vergogna per parlare di quello che è accaduto a Tokio, all'inaugurazione delle Olimpiadi. Riporto le parole delle vedove di due degli undici atleti israeliani uccisi dai terroristi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco nel 1972: " Finalmente è stata fatta giustizia a mariti, figli e padri che sono stati assassinati a Monaco. Abbiamo attraversato 49 anni di lotte e non ci siamo mai arresi. Noi non possiamo fermarci alle lacrime. Abbiamo aspettato questo momento". Dunque, 49 anni sono passati perchè un Comitato Olimpico ricordasse quella strage con un minuto di silenzio di tutta la comunità olimpica. Undici israeliani, undici ebrei, undici atleti, presi in ostaggio nel villaggio olimpico da otto terroristi di Settembre Nero, furono torturati in modo disumano, letteralmente fatti a pezzi da vivi, in puro stile terrorista di coloro che si definiscono illegalmente e criminalmente palestinesi.
Ecco i loro nomi: Ze'ev Friedman, Eliezer Halfin, Amitzur Shapira, Kehat Shorr, Mark Slavin, Andrei Spitzer, Yakov Springer, Yossef Romano, Yossef Gutfreund, Moshe Weinberg e David Mark Berger. La strage fu approvata e benedetta da Arafat e Abu Mazen, attuale presidente a vita dell'ANP, raccolse i fondi per eseguirla. Per 44 anni, nonostante le richieste di Israele, su ogni Olimpiade cadeva il silenzio, il terrore di offendere l'ANP e di subirne le rabbiose conseguenze ha fatto sì che quella strage rimanesse sepolta nell'oblio. Un tentativo fu fatto a Rio de Janeiro nel 2016 quando fu inaugurata una teca con i nomi di tutti gli atleti defunti per vecchiaia, per influenza, per incidenti stradali, tra cui i nostri undici che non furono semplicemente "morti", ma assassinati e c'è una bella differenza! Mi chiesi allora e mi chiedo oggi, sarebbe stato troppo avere a Rio, dopo tanti anni di immorale silenzio, una cerimonia solo per gli atleti israeliani? Probabilmente farlo avrebbe provocato un incidente diplomatico con la temutissima ANP e il suo presidente/terrorista e si sa che il coraggio non è una cosa di cui tutti possano vantarsi.
A Londra nel 2012 il CIO (Comitato Olimpico Internazionale), con una vigliacca decisione, arrivò a rifiutare il minuto di silenzio per gli atleti israeliani. Il motivo? Sempre lo stesso, terrore di urtare la sensibilità araba. Per ribadire il concetto gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra esclusero Israele dai Giochi del Mediterraneo. Una pagina orribile della storia, una pagina tragicamente immorale per lo sport, Una vergogna per le Olimpiadi che oggi il Giappone ha cercato di rimediare, ricordando si gli atleti morti per cause varie, ma in particolare per rendere omaggio, pronunciando i loro nomi e con un minuto di silenzio, alle undici innocenti vittime di un terrorismo palestinese che non accenna a diminuire, foraggiato e rispettato dall'agonizzante Occidente, sempre più infognato nel desiderio di essere gradito all'islam e soci. Beh, anche se non hanno fatto altro che il loro dovere dopo quasi mezzo secolo di colpevoli silenzi, mi sento di ringraziare il Giappone e il presidente del Comitato Olimpico, Thomas Bach, per non aver tradito ancora una volta la decenza dello sport e la dignità della Giustizia.
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