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La Repubblica Rassegna Stampa
24.07.2021 Isaac B. Singer a 30 anni dalla morte: il libro di Fiona Diwan
Recensione di Susanna Nirenstein

Testata: La Repubblica
Data: 24 luglio 2021
Pagina: 30
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: «La passione secondo Isaac B. Singer»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/07/2021 a pag.30, con il titolo "La passione secondo Isaac B. Singer", la recensione di Susanna Nirenstein.

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Susanna Nirenstein

Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza in Isaac B.  Singer : Diwan, Fiona Shelly, Arslan, Antonia, Ascarelli, Roberta:  Amazon.it: Libri
La copertina (Guerini e Associati ed.)

Esattamente tre decenni fa, il 24 luglio 1991, moriva a Miami Isaac Bashevis Singer. Aveva 84 anni e l'Alzheimer gli aveva da tempo oscurato la mente. È passato tanto tempo, eppure tutta la sua produzione sembra ancora così viva e vivace, i suoi lavori continuano a circolare, ci conquistano, anzi, hanno ripreso slancio da quando la prestigiosa Adelphi e l'appassionata curatrice Elisabetta Zevi stanno dando alle stampe vecchi titoli e perfino due romanzi rimasti non tradotti — Keyla la Rossa e II ciarlatano — nell'archivio Singer dell'Harry Ransom Humanities Center (Università del Texas) e usciti a suo tempo (nel 1967 e nel 1976) a puntate sul quotidiano yiddish Forverts, il giornale americano dove I. B. Singer pubblicava regolarmente i suoi contributi da quando, nel 1935, dalla Polonia era sbarcato a E New York raggiungendo il fratello maggiore Israel Joshua. Cosa rende così moderna la sua produzione? Il nostro premio Nobel per la letteratura 1978 certo non amava gli sperimentalismi, né tanto meno le ideologie, odiava gli scrittori di narrativa che volevano impartire un importante messaggio politico, sociale o filosofico («Nel momento in cui qualcosa diventa un — ismo» diceva, «sa già di falso»). Il suo tris vincente era personaggi, fatti, chiarezza, convinto che i tratti stilistici della fiction ottocentesca fossero sicuramente superiori a quelli acquisiti nel Novecento: i suoi maestri erano dichiaratamente Tolstoj, Dostoevskjj, Flaubert, autori che esprimevano le loro convinzioni sociali, filosofiche e psicologiche attraverso i protagonisti, le relazioni, l'ambiente.

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Fiona Diwan

Ma Isaac Singer è più moderno dei suoi autori di riferimento. Più moderno quando racconta della vita sia pura che corrotta degli shtetl polacchi ormai rasi al suolo, o quando afferma di credere in Dio, un Dio che però è spesso silenzioso, immemore, forse crudele, comunque incomprensibile, un Dio indifferente davanti a cui si dipanano le gesta spesso terribili degli esseri umani; soprattutto un Dio davanti a cui si è potuta perpetrare la Shoah ed è stato annientato il mondo profondamente ebraico da cui Singer proveniva. Le sue chiavi di lettura dei comportamenti però non si applicano a quello che per lui è stato il punto focale della Storia, l'antisemitismo, lo sterminio. Mettono piuttosto sotto la lente di ingrandimento il caos che ne è scaturito — i profughi, lo smarrimento —, con quel che nutre la commedia umana dell'esilio, la perdita dei propri orizzonti, la solitudine, il senso di colpa, l'ambiguità, gli inganni, i malintesi, i tradimenti, i lati oscuri della sessualità, della credibilità. Più Singer scrive, più aggiunge materiale — e particolari! tanti, facce, cibi, vestiti, tic, cieli, il segreto di ogni buon lavoro di narrativa — al garbuglio di incomprensioni che si è creato, e più il racconto cresce, si colora, assume una dimensione simbolica del desiderio umano, della consapevolezza, della ricerca di realtà, di una fuga che spesso segna la fine del percorso. Pensate al sopravvissuto Hertz Grein protagonista di Ombre sull'Hudson che, dopo averne combinate di cotte e di crude a New York con le tante donne che incontra e tradisce, finisce per rifugiarsi e chiudersi nel quartiere ortodosso di Gerusalemme, Meah Sharim, o a Bunim di Keyla la Rossa, che, lasciati gli haredim di Varsavia per approdare con Keyla in America, non trova una soluzione al suo vuoto e si dirige verso una nowhereland dove tutto può accadere. Come sempre in Singer, l'abbandono della tradizione, della Torah, dei precetti, e il perseguimento dei desideri sono tanto guizzanti, vivi, quanto forieri di catastrofi: erano i sentimenti che lo animavano, lui, tanto dotto quanto non religioso, lui, traditore poligamico. Insomma che il desiderio e la sessualità siano il solo lenimento possibile allo stato di confusione in cui i suoi protagonisti si trovano. Ne parla a lungo il bel saggio appena uscito per Guerini e Associati di Fiona Shelly Diwan Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza in Isaac Bashevis Singer, con un'introduzione di Roberta Ascarelli e una postfazione di Antonia Arslan. Il risultato di questa attitudine di Isaac Bashevis Singer? Un pirotecnico magma di tragedia e farsa che continua ancor oggi a meravigliarci.

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