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Antonio Donno
Israele/USA
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Come il governo di Begin accolse la vittoria di Reagan alle elezioni presidenziali americane del novembre 1980 24/07/2021
Come il governo di Begin accolse la vittoria di Reagan alle elezioni presidenziali americane del novembre 1980
Analisi di Antonio Donno

Secret Begin-Reagan tapes highlight tense ties over Lebanon | The Times of  Israel
Ronald Reagan con Menachem Begin

Il 4 novembre 1980 il repubblicano Donald Reagan vinse le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Tra i numerosi punti all’ordine del giorno relativamente agli impegni internazionali di Washington vi era la “questione israelo-palestinese”, sulla quale Reagan, da Governatore della California, aveva già espresso la sua posizione, affermando ripetutamente che l’amicizia tra Stati Uniti e Israele era un dato imprescindibile della politica americana nel Medio Oriente. Tuttavia, alcuni giorni dopo la vittoria di Reagan, alla domanda se l’elezione del nuovo presidente fosse un fatto positivo per Israele, il Primo Ministro Menahem Begin disse: “Speriamo per il meglio”. Perché Begin fu così asciutto nel valutare l’elezione di Reagan, il quale nel passato si era espresso positivamente sulle relazioni israelo-americane?

Il Trattato di pace tra Egitto e Israele, firmato nel 1979, non aveva soddisfatto pienamente Carter, il quale avrebbe voluto un trattato più ampio che comprendesse anche la soluzione della “questione palestinese”. Da quel momento, Carter ebbe un atteggiamento più distaccato, se non proprio ostile, nei confronti di Israele, al quale attribuì le maggiori responsabilità per una soluzione dai lui giudicata incompleta. Per questo motivo, Begin assunse un atteggiamento molto cauto verso la vittoria di Reagan e lo stesso Ministro degli Esteri israeliano, Yitzhak Shamir, si limitò ad augurare “una cooperazione molto fruttuosa” tra i due Paesi. Nulla di più. Solo qualche giorno dopo, il 10 novembre, Shamir pubblicò su “Ha’Aretz” un articolo in cui si augurava che il nuovo Presidente avrebbe adottato una posizione per la quale Israele fosse ritenuto importante per gli Stati Uniti da un punto di vista strategico, la punta avanzata degli interessi politici americani nel Medio Oriente. Con queste affermazioni, Shamir si poneva in una posizione di attesa: il governo di Israele si augurava che gli Stati Uniti operassero una svolta chiara a favore di Tel Aviv. Dal canto suo, il Vice Primo Ministro, Yigal’el Yadin, fece un passo leggermente più lungo: affermò che le dichiarazioni di Reagan erano “più simili e coerenti” con il “consenso nazionale” di Israele.

In sostanza, il governo di Begin restava sulle sue. L’ostilità di Carter verso Israele – che aumenterà in modo esponenziale negli anni successivi, dopo la fine della sua presidenza – aveva insospettito a tal punto il governo israeliano da fargli temere la continuazione dell’atteggiamento di Carter anche con Reagan, nonostante le affermazioni di quest’ultimo a favore di Israele durante gli anni del suo Governatorato in California. Alla prudenza del governo israeliano s’aggiunse quella delle Forze Armate di Israele, che in un rapporto via radio del 9 novembre sostenne che l’Amministrazione repubblicana avrebbe potuto contrastare efficacemente la politica dell’Unione Sovietica nel Medio Oriente facendo leva su un’alleanza con l’Egitto e con l’Arabia Saudita, escludendo Israele. Inoltre, i giornali israeliani rincaravano la dose, sostenendo che Washington fosse “favorevole a mettere in campo l’opzione giordana”, cioè l’inserimento del regno di Hussein nel processo di pace.

Il governo di Israele attendeva il 20 gennaio 1981, giorno in cui Reagan avrebbe assunto la presidenza degli Stati Uniti. Durante quell’intermezzo, con Carter ancora presidente, Israele temeva qualche nuova uscita anti-israeliana del presidente uscente. All’interno della compagine governativa israeliana si confrontavano due posizioni: Begin sosteneva che i negoziati dovessero continuare anche nel periodo che precedeva il 20 gennaio, mentre Shamir affermava che essi potevano interrompersi fino a quel giorno. Shamir intendeva vagliare con estrema attenzione i contenuti del discorso di Reagan in relazione alla questione mediorientale e, in particolar modo, qualsiasi riferimento alle future relazioni degli Stati Uniti con Israele.

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Antonio Donno

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