Olimpiadi: commemorati gli atleti uccisi a Monaco 1972, ma il judoka algerino rifiuta di confrontarsi con il pari grado israeliano Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 24 luglio 2021 Pagina: 13 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Algerino lascia i Giochi per evitare un israeliano»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/07/2021, a pag.13 con il titolo "Algerino lascia i Giochi per evitare un israeliano", il commento di Andrea Morigi.
A detra: l'atleta israeliano Tohar Butbul
Quello di Andrea Morigi è l'unico articolo completo uscito oggi sui quotidiani italiani. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) dovrebbe intervenire duramente contro gli atleti e le federazioni sportive di molti Paesi islamici che, nel peggiore spirito antiolimpico, rifiutano regolarmente di confrontarsi con atleti israeliani. Invece lascia correre, favorendo situazioni come questa. I giornali oggi, con l'eccezione di Avvenire, pubblicano oggi una breve agenzia che dà notizia del comportamento antisportivo dell'atleta algerino, senza riportare però la commemorazione durante la cerimonia di apertura di giochi olimpici - è la prima volta che accade - degli sportivi israeliani assassinati da terroristi arabi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco del 1972.
Ecco l'articolo:
Andrea Morigi
A casa, in moschea, in patria, non l'avrebbero mai perdonato se fosse stato sconfitto da un ebreo in un corpo a corpo. Così il judoka algerino Fethi Nourine ieri si è ritirato dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 per evitare di affrontare un avversario israeliano. Forse non voleva "sporcarsi le mani" o magari non aveva il coraggio di combattere contro Tohar Butbul, che il sorteggio gli aveva assegnato nel secondo turno della competizione, a condizione che avesse vinto il suo primo incontro. Fatto sta che Nourine si era già ritirato dai campionati mondiali di judo del 2019 per lo stesso motivo. Lo ha spiegato così, giovedì sera, alla tv algerina: «Abbiamo lavorato duro per qualificarci ai giochi, ma la causa palestinese è più grande di tutto questo». La Federazione internazionale evidentemente trascura le motivazioni razziste, se Amar Ben Yaklif, l'allenatore dell'atleta algerino, può permettersi di motivare pubblicamente le ragioni del rifiuto: «Non siamo stati fortunati con il sorteggio, abbiamo trovato un avversario israeliano e per questo ci siamo dovuti ritirare. Abbiamo preso la decisione giusta». "Giusta" nel senso che forse era l'unica maniera di non essere messi al tappeto, anzi al tatami come si dice in giapponese, il Paese dove le arti marziali sono nate e in cui dovrebbero educare al rispetto reciproco. In realtà, viste le premesse politiche indicate dalla squadra algerina, a Tokyo ci si sarebbe dovuti misurare nel quadro di una sfida millenaria, per di più stabilita da un destino che non appare per nulla casuale. Quell'abbinamento sa molto più di una volontà celeste che di uno scherzo della fortuna cieca. E mica tutti sono preparati agli eventi soprannaturali.
Il judoka algerino Fethi Nourine
L'IRA DI DIO E da millenni che i nemici di Israele rimangono sgomenti davanti alla Stella di David. Se ne trova traccia nella Bibbia, nel libro dell'Esodo, al capitolo 14: «Hanno udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea. Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore; tremano tutti gli abitanti di Canaan. Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore». Per non rimanere troppo indietro nel tempo, tuttavia, occorre tomare con la memoria alla tragedia del 1972, al villaggio olimpico di Monaco di Baviera. I terroristi palestinesi di Settembre Nero comunque, dopo aver ucciso undici membri della squadra olimpica dello Stato ebraico, andarono incontro a una vendetta chirurgica, che poi li vide eliminati uno a uno nell'Operazione Ira di Dio, durata vent'anni. Ai tempi, le formazioni armate palestinesi dipendevano dal capo dell'Olp Yasser Arafat, che in nessun altro Paese al mondo trovò appoggio e ospitalità come in Algeria, il cui governo fu il primo a riconoscere lo "Stato" palestinese nel 1985. Quindi non c'è da sorprendersi più di tanto se proprio là la malapianta dell'antisemitismo ha dato i suoi frutti peggiori. Fra l'altro, il Marocco ha appena stabilito relazioni diplomatiche con Gerusalemme e la confinante e rivale Algeria ora si dibatte nella paranoia del complotto giudaico. Si percepiscono circondati dal sionismo internazionale, sono in preda al panico e si abbandonano all'odio antisemita. Davanti al crimine d'odio - non solo una fattispecie giuridica, ma un'esplosione di violenza che attraversa ancora frequentemente l'Europa e si manifesta non solo nella profanazione dei luoghi di culto e dei cimiteri ebraici, ma arriva a minacciare l'incolumità di chi indossa la kippah in pubblico - le reazioni sono deboli.
REAZIONI DEBOLI Si, l'altro giorno hanno cacciato il maestro delle cerimonie dei Giochi perché in passato aveva deriso le vittime della Shoah. Ieri, inoltre, per la prima volta in una cerimonia inaugurale, sono stati ricordati perfino gli atleti israeliani uccisi dai terroristi palestinesi alle Olimpiadi di Monaco 1972. Sembrano enormi passi avanti sulla strada della consapevolezza delle sofferenze patite dal popolo ebraico nella storia. Eppure, il limite delle commemorazioni e delle condanne è che si versano lacrime per gli ebrei morti e per i sopravvissuti all'oppressione nei campi di concentramento e di sterminio. Non basta mica, però, mettere all'indice il negazionismo. Ci sono anche gli ebrei vivi, come quelli che hanno riconquistato la terra promessa e la fanno prosperare. Eppure, sulla stampa internazionale e sui social network, l'oltraggio del judoka algerino sembra avere un'eco insignificante. Se non positiva, come il commento dello chef Rubio su Twitter: «Le uniche Olimpiadi a cui Israele dovrebbe partecipare sono quelle dei Paesi immaginari come l'isola che non c'è e Narnia, ma siccome non esistono dovrebbe fare solo una cosa: andarsene affanculo dalla Palestina e far rientrare i nativi!». Ma Nessuno che proponga l'espulsione della delegazione algerina, nessuno che s'indigni pubblicamente contro il boicotta: o subito da Israele, nessuno che chieda sanzioni, nessuna iniziativa esemplare per far sì che l'episodio isolato rimanga circoscritto. Chissà quindi se qualcuno adesso s'inginocchierà per protesta contro l'antisemitismo alle Olimpiadi oppure faranno tutti finta di nulla per archiviare il caso e nascondere l'imbarazzo sotto una coltre di silenzio. In quest'ultima ipotesi, i cinque cerchi rimarranno nient'altro che dei buchi vuoti, variopinti, ma senza significato, né sportivo né civile.
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