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La Ragione Rassegna Stampa
23.07.2021 Israele investe sui giovani e sulle startup
Commento di Andrea Vassallo

Testata:La Ragione
Autore: Andrea Vassallo
Titolo: «Israele investe sui giovani e sulle startup»
Riprendiamo dalla RAGIONE di oggi, 23/07/2021, a pag. 4, l'analisi di Andrea Vassallo dal titolo "Israele investe sui giovani e sulle startup".

ytali. - Israele e la geopolitica delle startup

Incontenibile è la 'fuga di cervelli' che riguarda il nostro Paese: i dati mostrano un incremento annuale di giovani — laureati e con le specializzazioni più richieste — che preferiscono costruire il proprio futuro, avviare un'impresa e la propria carriera professionale all'estero. Ciò si verifica a causa dell'oppressione burocratica e fiscale che grava sul mercato del lavoro italiano, caratterizzato da tasse, contributi e mai definiti adempimenti burocratici sempre più rilevanti: un elemento che disincentiva le imprese ad assumere, con il rischio tangibile di diventare sempre meno attrattivi rispetto al mercato estero, più competitivo sotto il profilo fiscale. Servirebbe perciò ridurre la pressione fiscale, ma occorre al contempo creare sviluppo.

Le Startup accorciano la distanza tra Israele ed il Vecchio Continente

Il modello a cui il nostro Paese dovrebbe ispirarsi è quello israeliano, il primo esempio al mondo di Startup Nation: su 8,9 milioni di abitanti, Israele sfiora le cinquemila aziende che hanno investito in high-tech. Il suo modello funziona in quanto è fondato sulla meritocrazia e sul libero mercato e si è rivelato vincente perché il governo israeliano non si è limitato ad attirare capitali dall'estero ma ha incentivato gli imprenditori, assumendosi una parte del rischio e creando condizioni fiscali favorevoli. Proviamo a immaginare, solo per un istante, l'enorme vantaggio per il nostro Paese se solo si decidesse di prendere ad esempio il modello della Startup Nation: l'Italia tornerebbe attrattiva non soltanto sotto il profilo degli investimenti ma anche per tutti i giovani laureati ora in fuga verso l'estero, molti dei quali specializzati proprio nel settore high-tech. Un modello che, unito a una riduzione dell'oppressione fiscale, si rivelerebbe vincente anche per il nostro Paese.



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