La vignetta di Dry Bones: il gelato Ben and Jerry's aderisce al boicottaggio contro Israele
La notizia è stata una vera bomba - una bomba di ghiaccio, si potrebbe dire - nel caldo torrido di questo mese di luglio. Un importante marchio di gelati ha appena annunciato che non venderà più i suoi prodotti “nei territori occupati”. Per i vertici di Ramallah questa decisione “legale e morale” è un vero e proprio dono offerto al popolo palestinese in occasione della grande festa musulmana di Eid al-Adha. Sul piano pratico, però, il provvedimento non entrerà in vigore prima di 18 mesi, cioè a metà inverno del 2023, sempre che ricorsi legali e politici negli Stati Uniti e in Israele non riescano a farlo annullare. Per di più, il marchio potrà continuare a distribuire i suoi prodotti all’interno di Israele. Che importanza avrà mai! Questa è un’ occasione di festa benvenuta nell'Autonomia palestinese dove il Covid19 è devastante. Possiamo ricordare che a giugno Israele aveva proposto di scambiare un milione di dosi di vaccino, in scadenza ad agosto, con altrettante dosi previste a Ramallah per fine ottobre. Proposta respinta con indignazione da Abu Mazen, che accusava gli israeliani di voler somministrare loro vaccini prossimi alla scadenza. È stato con la Corea del Sud, probabilmente meno preoccupata per la salute dei suoi cittadini, che Gerusalemme alla fine ha potuto effettuare lo scambio. E poi il Presidente palestinese, il cui mandato è scaduto da tempo e che ha annullato le elezioni che si sarebbero dovute svolgere a maggio, sta affrontando un movimento di protesta senza precedenti innescato dalla morte di Nizar Banat, un oppositore del regime, morto in carcere dopo un violento interrogatorio da parte delle forze di sicurezza dell'Autorità palestinese. Il movimento non si indebolisce nonostante la violenza della repressione: “ Vengono repressi i raduni pacifici, vengono confiscati telefoni cellulari o dispositivi personali, che le persone utilizzano per filmare ciò che le forze di sicurezza dell'AP fanno per strada. Si riscontrano abusi fisici e psicologici: le percosse, gli spintoni, l’uso eccessivo della forza... e delle molestie sessuali” così riferisce un avvocato per i diritti umani citato da Le Monde il 5 luglio. Il quotidiano, che di solito riserva le sue frecce più acuminate per Israele, quello stesso giorno ha anche dedicato un editoriale vendicativo a “Il disonore di Mahmoud Abbas.” Quest'ultimo non si è affatto risentito. Nel frattempo, le sue forze di sicurezza hanno arrestato un cantante popolare, colpevole di essersi esibito “di fronte a prostitute e coloni” nella città di Ariel. Invano il malcapitato si è proclamato innocente: l'evento era stato organizzato in occasione della festa dei lavoratori palestinesi che vi lavorano. Perché se il BDS accoglie con favore il futuro divieto di vendere gelati di una certa marca negli insediamenti, si guarda bene dal menzionare che decine di migliaia di lavoratori palestinesi vanno a lavorare lì ogni giorno, fornendo alle loro famiglie un sostentamento estremamente necessario nei territori in cui la disoccupazione è in aumento. Infatti, più di centomila palestinesi attraversano ogni giorno il confine in cerca di lavoro.
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".