Leo Strauss, la filosofia in esilio Commento di Maurizio Schoepflin
Testata: Avvenire Data: 18 luglio 2021 Pagina: 18 Autore: Maurizio Schoepflin Titolo: «Leo Strauss, l'eterno fuori posto»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 18/07/2021 a pag. 18, con il titolo "Leo Strauss, l'eterno fuori posto", il commento di Maurizio Schoepflin.
La copertina (Caocci ed.)
Nato nel 1899 a Kirchhein, non lontano da Marburgo in Assia, e morto nel 1973 ad Annapolis, la capitale del Maryland, Leo Strauss trascorse gran parte della propria vita in esilio. Questa condizione esistenziale viene assunta da Carlo Altini anche quale cifra della filosofia straussiana nella sua interezza e complessità: non casualmente egli ha intitolato un ampio saggio a essa dedicato Una filosofia in esilio. Vita e pensiero di Leo Strauss (Carocci, pagine 368, euro 32,00). Grande conoscitore dei classici, da Platone a Machiavelli, da Hobbes a Spinoza a Maimonide, appassionato studioso dei rapporti tra filosofia, politica e religione, Strauss è stato classificato in molti modi. È il suo porsi «a cavallo di numerose frontiere» a renderlo difficilmente definibile: legato alla grande tradizione della cultura ebraica, ma diverso da essa a causa di un sostanziale scetticismo, figlio della modernità della Germania storicista, ma costretto ad abbandonarla all'affermarsi del nazismo, Strauss non si sentiva a casa propria neppure nell'Atene del pur tanto amato Platone. Scrive Altini: «Solitario e in esilio, Strauss attraversa il Novecento e le sue tragedie testimoniando il carattere “atopico" , forse "atemporale", della filosofia [che] si muove, in modo perpetuo, tra Scilla e Cariddi, cioè tra il "qui e ora' della condizione umana e la dimensione "eterna' della ricerca della verità».
Leo Strauss
Come una specie di Socrate del suo tempo, Strauss si sentì estraneo e fuori posto rispetto a tutte le correnti di pensiero, e neppure l'etichetta politica di conservatore gli si attaglia del tutto. Pienamente consapevole della complessità- a volte della contraddittorietà — della figura e dell'opera di Strauss, Altini avverte il lettore di non aver voluto scrivere un testo apologetico e neppure accusatorio o assolutorio: il suo scopo, pienamente raggiunto, è far conoscere il pensiero del filosofo, ricostruendo il contesto in cui è maturato e i problemi per i quali ha cercato una soluzione, e ravvisando nella reticenza la cifra stilistica che lo caratterizza. Altini tratta i vari temi affrontati da Strauss seguendo l'ordine cronologico della sua biografia; volendo offrire al lettore un'indicazione sintetica relativa all'interpretazione complessiva dell'opera straussiana, ricorre all'espressione «la filosofia come saggezza straniera». Ognuno, ovviamente, ha il diritto di aderire o meno alle convinzioni di Strauss, ma ciò non interessa primariamente ad Altini, il quale, con intelligente umiltà, si augura che il suo lavoro riesca «a favorire una rilettura del significato della filosofia e dei problemi filosofici sollevati dalle opere straussiane».
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