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Avvenire Rassegna Stampa
18.07.2021 Dante, la Bibbia e Primo Levi
Analisi di Alberto Cavaglion

Testata: Avvenire
Data: 18 luglio 2021
Pagina: 18
Autore: Alberto Cavaglion
Titolo: «E ad Auschwitz arrivò la voce del Sommo Poeta»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 18/07/2021 a pag. 18, con il titolo "E ad Auschwitz arrivò la voce del Sommo Poeta", il commento di Alberto Cavaglion.

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Alberto Cavaglion

«Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case...» Quante volte abbiamo ripetuto i versi dell'epigrafe di Se questo è un uomo, consapevoli che intreccino Deuteronomio e Salmi, in una parodia sacra della prima affermazione del monoteismo (Ascolta, Israele!). Tutti sappiamo che quei versi sono la secolarizzazione di una preghiera finalizzata alla tutela della memoria nel passaggio dai padri ai figli. La persistenza di elementi danteschi in quei versi è altrettanto nota: essa trae ispirazione dagli appelli al lettore tipici della Commedia, a partire da quell'imperativo «Considerate se questo è un uomo», che prelude al Canto di Ulisse richiamato a memoria nell'episodio di Pikolo. Le celebrazioni dell'anno dantesco sono state utili per tutti, per gli studiosi di Primo Levi più che per altri: un'occasione imperdibile per misurare l'immenso debito verso il Sommo Poeta contratto dall'autore di Se questo è un uomo.

Tanto intricato è il gioco dei riferimenti, espliciti o impliciti, che in un futuro si spera non remoto si potrà disporre di uno strumento di lavoro che tuttora manca alla bibliografia leviana. E questa assenza ancora ci offende: una tavola di concordanze dantesche, che illumini i destini della intertestualità. Occorrerebbe l'aiuto di una équipe di dantisti seri, disposti a dare una mano. Non è impresa che si possa recare in porto da soli. Salmo, intitolò Levi quella poesia prima di sceglierla per epigrafe al suo primo libro. Nessuno fino a oggi s'è accorto che l'armonioso equilibrio fra il Dante salmista e il Levi salmista perché dantista si salda in quei versi con una energia senza pari, dove non si capisce se a prevalere sia l'Imitatio Bibliae o l'Imitatio Comediae. L'appello al lettore non anticipa solo il girone infernale in cui si troverà immerso Ulisse, ma si completa e in certo senso s'invera in un distico che toglie fiato al lettore. «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case...» prepara il terreno al «Considerate...».

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Primo Levi

Levi cuce insieme i due punti più alti dell'umanesimo dantesco: dall'Inferno risaliamo al Purgatorio, canto XVI, quello degli iracondi, dove rileggiamo le parole di Marco Lombardo: «Voi che vivete ogne cagion recate / pur suso al cielo, pur come se tutto / movesse seco di necessitate» (vv. 67 ss.). Quelle terzine sono state fondamentali per Levi prigioniero in lager almeno quanto il «fatti non foste a vivere come bruti». Il «Voi che vivete» di Marco Lombardo è un richiamo collettivo al genere umano: ribadisce la responsabilità umana nella colpa, la difesa del libero arbitrio di contro a ogni disegno provvidenzialistico: «Se così fosse, in voi fora distrutto / libero arbitrio, e non fora giustizia / per ben letizia, e per male aver lutto». Voi che vivete attribuite ogni cosa solamente al cielo. Se così fosse non esisterebbe il libero arbitrio e non sarebbe un elemento di giustizia il fatto di ricevere un premio per il bene o una punizione per il male. Il lettore di Se questo è un uomo sa quanto questo appello alla coscienza accompagnerà Levi per tutta la vita: dal dialogo con Dallaporta ai capitoli di I sommersi e i salvati. Il «Voi che vivete» è un accordo preparatorio che rafforza il valore fondativo dell'umanesimo, coniugandolo con l'imperativo biblico della memoria. Bibbia e Commedia, avvinte fra loro, costituiscono un argine contro la barbarie di Auschwitz.

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