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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
13.07.2021 Libano nel vortice della crisi
Commento di Roberto Bongiorni

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 13 luglio 2021
Pagina: 12
Autore: Roberto Bongiorni
Titolo: «Libano, cala il buio sul Paese in default da un anno e mezzo»
Riprendiamo adl SOLE24ORE di oggi, 13/07/2021, a pag.12, con il titolo "Libano, cala il buio sul Paese in default da un anno e mezzo" l'analisi di Roberto Bongiorni.

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Roberto Bongiorni


the Dry Bones Blog: Lebanon is Sinking
La vignetta di Dry Bones: il Libano sta subendo una delle crisi finanziarie peggiori dalla metà dell'Ottocento... molti libanesi non riescono più ad acquistare alimenti e le medicine sono finite... Nel frattempo, il Libano sta per rifiutare le nuove offerte di aiuto da parte di Israele... come ha sempre fatto in passato.

Alla fine Michel ha deciso di tornare nel suo villaggio cristiano. «Negli ultimi giorni, nel mio quartiere di Beirut abbiamo avuto solo tre ore di elettricità al giorno. I generatori privati sono sempre più costosi e anche loro funzionano a singhiozzo. Ho 73 anni, senza ascensore ogni giorno sei piani di scale sono troppi». Il racconto al telefono di questo pensionato libanese, una vita spesa nel reparto economico di un'ambasciata occidentale, riflette in buona parte la vita di quella che un tempo era considerata la borghesia libanese. «E pensare che un decreto governativo dovrebbe garantire solo 3-4 ore di blackout giornalieri a Beirut. È rimasto lettera morta. Sono diversi mesi che alcune zone del Libano hanno meno di 12 ore di elettricità al giorno». Tutta colpa, o quasi, della Edl. O meglio, di chi la gestisce. Il nome per intero è Electricité du Liban. Quando i libanesi ne parlano un moto di rabbia altera la loro voce, «altro che elettricità, è il Disastro del Libano», è una delle risposte più ricorrenti. Difficile dargli torto. Questa società statale, e la sua fatiscente rete elettrica, è un buco nero che ingoia fondi pubblici senza apportare miglioramenti nella vita dei libanesi. Come l'Edl abbia ricevuto 23 miliardi di dollari dal ministero delle Finanze dal 2000, una media di oltre due miliardi l'anno, e come il Paese sia in balia da allora di blackout programmati, appare uno scandalo. D'altronde 1/3 dell'esorbitante deficit del Paese è coperto proprio dai finanziamenti all'Edl. La cui parabola riflette quella di un Paese ostaggio di un'élite di politici al potere da decenni intenti a spartirsi le spoglie della sua economia, incuranti della gigantesca crisi finanziaria in cui la corruzione, i loro voraci appetiti e le loro lotte intestine hanno gettato il Paese. Non c'è quindi da stupirsi se lo scorso week-end il Libano era rimasto quasi tutto al buio per mancanza del carburante destinato alle centrali elettriche. Nafta e diesel non mancavano. Mancavano i soldi per pagarli. Così le navi ormeggiate al porto di Beirut, cariche di carburante, hanno preferito attendere. Edl ha annunciato lo stop degli impianti di DeirAmmar e Zahrani, che insieme forniscono circa 1140%dell'elettricità. Ieri la situazione siè sbloccata Anche se temporaneamente, e solo in parte. Quello che negli anni 70 era considerato la Svizzera del Medio Oriente, e fino a pochi anni fa veniva definito il "regno delle Banche" (nel 2018 i depositi ammontavano a tre volte il Pil) ha dovuto fare i conti prima con l'ondata di rifugiati siriani riversatisi nel suo interno (il Libano è il Paese con il più alto rapporto di rifugiati per abitanti); poi nell'autunno 2019 sono arrivate le oceaniche e pacifiche proteste popolari contro il carovita e l'élite al potere. Nel marzo 2020 è stata la volta di uno storico default. Come se non bastasse la pandemia ha fatto terra bruciata, e la gigantesca esplosione avvenuta nel porto di Beirut lo scorso agosto ha assestato il colpo finale. Oggi quasi il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Secondo un recente rapporto della Banca mondiale, nel 2021 il PII registrerà un'ulteriore contrazione, pari al 9,5%. La disoccupazione ha sfondato quota 40%, dal gennaio 2020 al marzo 2021 l'inflazione ha registrato un aumento annuo del 160% (per il 2021 altre stime indicano un dato ancora superiore al 90%). Quanto al Pil, a fine 2018 era di 55 miliardi, nel 2020 Si è quasi dimezzato a 33 miliardi, quest'anno ha perso ancora terreno. Il rapporto debito pubblico/Pil si sta avvicinando all’80%, mentre il deficit ha superato II 10% del Pil. In questo scenario il Governo non può più fare affidamento sulle riserve della Banca Centrale, crollate dai 30 miliardi di dollari di fine 2019 (dato peraltro in calo rispetto agli anni precedenti) a 15 miliardi nel marzo 2021. «Tutto ciò illustra l'entità di una crisi economica che sta continuando e purtroppo, data la disastrosa e deliberata inazione politica, non vi è un chiaro segnale di svolta all'orizzonte», ha avvertito la Banca Mondiale. Piove dunque sul bagnato. E per questo Paese che si regge su un delicatissimo equilibrio etnico/interconfessionale è venuto a mancare un altro importante canale, i finanziamenti dall'Iran e dalle monarchie del Golfo. Se Teheran, strozzata dalle sanzioni, ha tagliato drasticamente i fondi al movimento sciita degli Hezbollah, Riad ha fatto quasi lo stesso con i prestiti e gli aiuti al Governo di Beirut. Il settore bancario, flore all'occhiello del Paese, alla fine ha subito il contraccolpo. Negli ultimi due anni le banche commerciali hanno perso depositi per circa 49 trilioni di sterline libanesi, circa il 22% delle loro attuali attività totali. Le restrizioni adottate finora non sembrano bastare. La svalutazione sta rendendo la vita difficilissima per milioni di libanesi. L'ancoraggio della lira al dollaro, voluto dalla Banca centrale nel 1998, aveva retto per 22 anni. L'ultima crisi lo ha di fatto annullato. Dal 1998 i libanesi convivevano con un cambio praticamente fisso di 1.500 lire per dollaro. Ma sul mercato nero oggi ce ne vogliono almeno 15mila «Posso prelevare al massimo mille dollari al mese, ma in lire libanesi — conclude Michel -. E dal momento che la Banca le valuta al cambio di 4mila lire per dollaro e il mercato nero è quasi a 20mila, siamo costretti a prelevare denaro a 1/5 del valore».

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