Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, luglio-agosto 2021, a pag.22-29, la rassegna dal titolo "L’estate davanti a sé nella bellezza delle parole".
C’è un tempo, quello dell’estate, che appartiene a sé e alle passioni, e quindi, per molti, ai libri e ai vagabondaggi dell’anima. Così, letture a lungo rimandate possono finalmente occupare le ore dell’ozio, che non sono però oziose, perché, come scrive Amélie Nothomb: “La lettura consente di scoprire l’altro conservando la profondità che si ha unicamente quando si è soli”. Ecco quindi le proposte della nostra redazione, per riempire di parole, sogni, riflessioni, il tempo della luce più forte e delle notti più profumate.
Narrativa
Dieci racconti indimenticabili – alcuni inediti – nella prosa asciutta e millimetrica di Primo Levi, alcuni distopici, gotici e quasi fantascientifici, altri come grumi di memoria o affioramenti che emergono dal sottosuolo emozionale. Racconti “tedeschi” o del Lager dove è assente ogni forma di truculenza e si avverte chiaro il grido senza suono di Levi, la sua capacità di rievocare le varie posture emotive di fronte all’abisso. «… dovevo aver sviluppato una strana callosità se allora riuscivo non solo a sopravvivere, ma anche a pensare, a registrare il mondo intorno a me… in un ambiente infettato dalla presenza quotidiana della morte». Perché, scrive Levi, nel lager uno degli stati d’animo più frequenti era la curiosità, «eravamo, oltre che affamati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire». Un’antologia che è già un classico della letteratura, fitto di citazioni letterarie alluse, dichiarate, mimetizzate, Rabelais, Villon, Pavese e soprattutto Dante. Fiona Diwan Primo Levi, Auschwitz, città tranquilla, Einaudi, pp. 132, euro 12,00.
Uno scrittore che cerca di scrivere di quando era adolescente e della madre che lo chiude dentro a uno sgabuzzino, intimandogli di tacere. Due cugini, due ragazzini, ciascuno da solo nel proprio nascondiglio, che si ritrovano insieme dopo il rastrellamento del Vèlodrome d’Hiver a Parigi, nel 1942, unici sopravvissuti della loro famiglia. Il ragazzino che scampa, per una seconda volta, alla deportazione, e che da adulto diventerà scrittore. Un andirivieni temporale tra l’infanzia randagia e fuggitiva di ieri e la condizione adulta, artistica e creativa di oggi, ambientato tra Israele, l’Europa e gli Stati Uniti, ecco un romanzo fatto di scene, di schegge e di flash folgoranti, quasi teatrale nel suo interrogarsi su come trovare il modo per raccontare questa vicenda. Scritto nel 1990 sotto l’influenza letteraria di Samuel Beckett di cui Federman era amico personale nonché tra i suoi massimi conoscitori, il romanzo ha uno stile unico e particolarissimo, non a caso un testo-gioiello che è anche un grande classico della letteratura della Shoah. Ironico, straniante, potente. Fiona Diwan
Raymond Federman, A tutti gli interessati, Einaudi, pp. 151, 18,00 euro.
André Aciman, egiziano naturalizzato statunitense, origini ebraico-sefardite-turche, poliglotta, cosmopolita, non è certo uno scrittore che rende le cose facili… Con quella sua scrittura «ardita, profonda, esaltante, brutale, tenera, generosa» (dixit Nicole Krauss), l’autore di Chiamami col tuo nome che ha ispirato il film diretto da Luca Guadagnino, arriva nelle librerie con il suo ultimo romanzo L’ultima estate. Trattasi di una storia d’amore e mistero ambientata sulla Costiera amalfitana. A causa di un guasto all’imbarcazione, un gruppo di giovani americani si ritrova a soggiornare in un hotel frequentato da attempati turisti… Marina Gersony
André Aciman, L’ultima estate, Guanda, trad. Valeria Bastia, pp. 160, euro 16,00.
“Tutto Ajar è già in Tulipe” scrive lo stesso Gary in Vita e morte di Émile Ajar. Tulipe è il protagonista di questo romanzo, che è il primo di Gary, scritto nel 1937 a Parigi all’età di 19 anni. Il romanzo narra del giovane Tulipe e delle sue grottesche frequentazioni tra tombe, loculi, bare e morti che, come scrive Riccardo Fedriga nella postfazione a questa edizione, «paiono gli inquilini bislacchi di un cimitero simile a una casa popolare di Belleville», come quella di Madame Rosa nella Vita davanti a sé. Tutti i tratti caratteristici della scrittura – e della vita – dello scrittore lituano, naturalizzato francese, ci sono già: ironia, disincanto, dramma, passione. E. M.
Romain Gary, Il vino dei morti, trad. Riccardo Fedriga, Neri Pozza, pp. 192, euro 15,00.
Cosa significa essere dei sopravvissuti? Nel romanzo La casa sull’acqua, Emuna Elon ripercorre la storia di Yoel Blum, scrittore e uomo realizzato fino a quando un viaggio di lavoro lo porterà in Olanda, Paese dov’è nato e dove non è mai più ritornato da oltre sessant’anni, da quando è fuggito in Palestina sul finire della guerra scampando alla Shoah. Ed ecco che al Museo Ebraico di Amsterdam Yoel s’imbatte in un filmato d’archivio che farà riemergere vicende passate insieme a domande senza risposta. Da quel momento inizia a ricomporre la sua storia e quella della sua famiglia alla ricerca della verità. «Un romanzo che mi ha commosso e affascinato», scrisse il grande Amos Oz. Marina Gersony
Emuna Elon, La casa sull’acqua, Guanda, trad. Elena Loewenthal, pp. 352, euro 18,00.
È un viaggio alla scoperta delle proprie radici sefardite quello che porta la protagonista di Tela di cipolla dal Messico attraverso vari luoghi tra Bulgaria, Grecia, Bosnia, Turchia Bulgaria, che passa prima di tutto dalla lingua: lo giudeo-spagnolo o ladino, chiamato anche djudezmo, djudiò, spanyoliko o spanyolit, lingua antica dei discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, parlata ormai solo dagli anziani. I suoi appunti di viaggio si alternano a riflessioni, ricordi, poesie, racconti, sogni, in un tessuto complesso e fragile, ma non privo di umorismo, che offre la testimonianza viva dei profondi legami e del senso di mistero che si irradia dalla lingua verso la sfera personale. Ilaria Myr
Myriam Moscona, Tela di cipolla, trad. Alessia Cassani e Ana María González Luna, Guida editori, pp. 300, euro 20,00.
Il tunnel di Abraham B. Yehoshua è una toccante riflessione romanzata sulla perdita d’identità. Così come è capitato a Zvi Luria, talentuoso ingegnere nonché punto di riferimento per famiglia e amici. Zvi deve scendere a patti con il proprio declino mentale così come i suoi famigliari tra sgomento, paura e impotenza. Fino a quando la moglie Dina lo convince ad aiutare Assael Maimoni che ha preso il suo posto ai lavori pubblici. Maimoni, impegnato in un progetto legato a un tunnel segreto, coinvolge Zvi che si trova proiettato nel cuore del conflitto israelo-palestinese. Una vicenda intima e privata che s’intreccia con quella collettiva e politica del popolo palestinese e di quello israeliano. Marina Gersony
Abraham B. Yehoshua, Il tunnel, Einaudi, trad. Alessandra Shomroni, pp. 344, euro 20,00.
Da Riga a Tel Aviv, passando da Mosca, Berlino, Monaco, il corposo romanzo Figli della furia è una storia tragica e coinvolgente di due fratelli baltico-tedeschi, basata su fatti reali. Hub e Koja Solm sono inseparabili. Per tutta una serie di motivi i due entrano negli anni Trenta a far parte del movimento nazionalsocialista, prima in Lettonia poi a Berlino. Entrambi hanno un debole per Ev, sorella adottiva. E quando emergono le origini ebraiche della ragazza, Koja, che nel frattempo è diventato tenente delle SS, fa di tutto per salvarla da morte certa… E a questo punto i criminali nazisti la devono pagare. Marina Gersony
Chris Kraus, Figli della furia, Editore SEM, trad. Aglan-Buttazzi Simone, pp. 912, euro 20,90.
La storia è quella di Sarah, una ragazzina ebrea che, per salvarsi dal mostro nazista, si trasforma in una perfetta “bambina di Hitler”. Il suo compito è quello di rubare il maggior numero di informazioni al nemico, per conto della spia inglese Jeremy Floyd. La bambina che spiava i nazisti è un caso letterario internazionale, amato dai lettori e osannato dalla critica. Porta la firma dell’emergente Matt Killeen, che narra una storia di pura fantasia ambientata in un contesto fatto di eventi realmente accaduti, quali la Notte dei Cristalli e la Notte dei Lunghi Coltelli. David Zebuloni
Matt Killeen. La bambina che spiava i nazisti, trad. Letizia Sacchini, Garzanti, pp. 384, euro 17,90.
Che cosa accade quando un padre violento e sprezzante si trova in fin di vita in ospedale? Ce lo racconta Jami Attenberg, in un romanzo toccante e tormentato dal titolo Tutto questo potrebbe essere tuo. Il padre in questione è Victor, un uomo che ha sempre vissuto ai limiti della legalità e che, prima di esalare l’ultimo respiro, deve fare i conti con i suoi cari per cercare di ricucire i rapporti. Attenberg riesce a esplorare ancora una volta il lato più intimo e instabile dell’essere umano, aggiudicandosi così un posto d’onore tra i migliori libri dell’anno. David Zebuloni
Jami Attenberg, Tutto questo potrebbe essere tuo, trad. Cristiana Mennella Einaudi, pp. 264, euro 19,50.
Delle oltre 70.000 pietre d’inciampo presenti in Europa ve ne è una nella cittadina norvegese di Trondheim, con scritto il nome di Hirsch Komissar, deportato e ucciso dai nazisti nel 1942. E proprio in quella casa dove viveva Henry Oliver Rinnan, spietato complice della Gestapo, che andranno a vivere i discendenti di quella famiglia ebrea, esattamente nel posto dove lui torturava le proprie vittime. Uno scherzo del destino? Un romanzo toccante, che narra una tra le vicende più tristi della Norvegia. Michael Soncin
Simon Stranger, Il solo modo per dirsi addio, Einaudi, trad. Alessandro Storti, pp. 336, euro 18,50.
Aharon Appelfeld fu deportato insieme al padre in un campo di concentramento in Transnistria, dal quale fuggì nascondendosi per tre anni nelle foreste. In questo libro tratteggia una figura nuova di superstite della Shoah: sopravvissuto a più di cinquanta pallottole in corpo, evaso da un campo di sterminio, rifugiatosi nella foresta vicina, vivendo di contrabbando sulla costa italiana, Bartfuss arriva finalmente in Israele dove inizia una nuova vita che, dopo la grande tragedia, dovrebbe scorrere finalmente in serenità. Ma l’esistenza riserva sempre delle sorprese. Per Bartfuss la realtà si rivela opprimente e alienante. Marina Gersony
Aharon Appelfeld, L’immortale Bartfuss, Guanda, trad. Elena Loewenthal. pp. 160, euro 16,00.
Ricostruire la tormentata storia dell’Iran in un romanzo fra storia, autobiografia e introspezione. Questa la missione della talentuosa scrittrice Dalia Sofer, nata a Teheran nel 1972, il cui “alter ego” in questo romanzo è Hamid Mozzafarian che si trova a New York impegnato in un delicato compito diplomatico. Il protagonista, personaggio inquieto e combattivo, ripercorre il suo doloroso passato famigliare alla ricerca del padre, rivedendo la sua famiglia dopo tanti anni e filtrando la sua nuova vita attraverso ricordi, emozioni e sensi di colpa. Roberto Zadik
Dalia Sofer, Uomo del tempo, Mondadori, trad. Manuela Faimali, pp. 348 euro 20,00.
Cosa succede quando una star della musica diventa scrittore? A questa domanda risponde questa brillante raccolta del cantante Raiz (Gennaro Della Volpe) che quest’anno ha esordito nella narrativa. L’ex leader del gruppo “cult” degli anni ’90 Almamegretta e poi artista solista trasporta il lettore in una ventina di storie. Protagonista la gente comune, storie di ordinario malessere, che rivelano la sua abilità nel narrare. La storia ambientata a Tel Aviv esprime il suo legame con l’ebraismo e con Israele. Tema dominante del libro è il rapporto con il luogo di nascita o di adozione e quello fluido e avvolgente dell’identità. Roberto Zadik
Raiz, Il bacio di Brianna, Mondadori, pp. 144, euro 17,00.
Storia
L’antisemitismo nel Polesine dell’Ottocento. Un libro che offre la prima ricostruzione del caso di Badia Polesine, che come un effetto domino innescò un sentimento antisemita verso le principali Comunità ebraiche del luogo. È il 1855 quando, nei pressi di Rovigo, il rapimento della giovane Giuditta Castillero diverrà un pretesto per accusare gli ebrei di una cerimonia omicida sanguinaria, classico pregiudizio radicato durante il medioevo. La calunniatrice è la Castillero stessa che si dichiarò scampata per miracolo a una tragedia. Michael Soncin
Emanuele D’Antonio, Il sangue di Giuditta, Carocci editore, pp. 160, euro 18,00.
A proposito dell’amicizia ebraico-cristiana basata su autentica fraternità e collaborazione: già diffusa in Inghilterra, in Francia, in Svizzera e oltreoceano, si svilupperà anche in Italia nel 1947 a partire da Firenze, faro di irraggiamento culturale e baluardo della libertà religiosa sotto l’egida di un fondatore della nostra Costituzione: Giorgio La Pira, sindaco della città, che aveva colto l’importanza della riconciliazione tra i popoli a partire dalla ricucitura della madre di tutte le separazioni, quella tra cristiani ed ebrei. In una ricostruzione storica dettagliata, Silvia Baldi delinea lo sviluppo di queste amicizie diffuse successivamente in tutto il Paese. Marina Gersony
Silvia Baldi, In cammino verso la riconciliazione, Salomone Belforte Editore, pp. 417, euro 25,00.
Come vivevano e come reagivano alle difficoltà di radicamento territoriale gli ebrei dell’Italia centro-settentrionale nel tardo Medioevo e nella prima età moderna? In primo luogo rafforzando le strutture familiari e i legami che da esse derivavano. All’interno di questo quadro si presentano le vicende dei da Volterra, una delle più autorevoli e importanti famiglie di banchieri e mercanti ebrei del Rinascimento. Lo studio di questa famiglia allarga le nostre conoscenze relative alle reti di credito nell’Italia rinascimentale e fornisce un contributo alla storia della società volterrana e toscana: un libro vintage dal contenuto inedito e assai prezioso che ancora si può reperire online. Marina Gersony
Alessandra Veronese, Una famiglia di banchieri ebrei tra XIV e XVI secolo: i Da Volterra, Edizioni ETS, pp. 348, euro 17,17.
Dietro il volto del mite Klement si celava uno dei più grandi mostri e carnefici della Storia: sì, proprio lui, Adolf Eichmann, l’ideatore e responsabile delle deportazioni di massa degli ebrei nei campi di sterminio. La sua storia è arcinota, ma non tutti conoscono la sua vita in esilio, i suoi pensieri sinistri, le sue debolezze, le sue meschinerie. Nel romanzo L’esecutore, l’autore focalizza la sua attenzione proprio su questi anni di esilio argentino. M. G.
Ariel Magnus, L’esecutore, Ugo Guanda Editore, trad. Pino Cacucci, pp. 256, euro 18,00.
Memoir Il racconto della Hara di Tripoli, le usanze, i cibi, gli odori e i tic del mondo ebraico, il gioco di nomi, appellativi e soprannomi che gli ebrei libici si davano in famiglia e l’uno con l’altro, le feste ebraiche e il lessico famigliare, la vita quotidiana, i movimenti giovanili e il sionismo, i moti antiebraici e l’escalation dell’odio, i rapporti con gli arabi e l’emigrazione in Israele con le difficoltà di inserirsi. Lo spaccato di una comunità viva e ben radicata, l’epopea degli ebrei di Libia, migliaia di persone espulse nel 1967, la confisca dei beni di una comunità antichissima, presente fin dai tempi di re Salomone, in un romanzo biografico, un mémoir travolgente, ricco di spunti, passione e dettagli, una testimonianza che ci immerge in quella che fu la millenaria presenza ebraica in terra d’islam, oggi cancellata per sempre. Fiona Diwan
Herbert Avraham Arbib, Cielo nero, Belforte, pp 340, euro 25,00.
Arrestato dalla Gestapo, François Le Lionnais viene deportato nel 1944 nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora. Ingegnere e matematico, si prodiga per sabotare la fabbrica, ma per i suoi compagni svolge un’altra attività, non meno vitale: descrive, persino nei dettagli e nei colori, dipinti più o meno celebri che conosce a memoria. Resoconto di un originale tentativo di sopravvivenza, questo testo sorprendente segna la vittoria della bellezza sull’orrore, un autentico inno alla vita.
François Le Lionnais, Dipinti a voce. Sopravvivere con l’arte in un lager nazista, a cura di Roberto Alessandrini, Marietti 1820, pp 70, euro 10,00.
“Io sono cresciuto, da bambino, con la consapevolezza di un male esistito e terribile, inspiegabile e non spiegato, a cui sapevo di dovere l’assenza di nonni, nonne, zii e zie e cugini. Quel non-luogo della mia infanzia è diventato nel tempo il monumento immateriale all’abisso del Novecento”. L’abisso di un uomo e di una famiglia insieme a quello di un popolo, di una nazione e di un’Europa precipitati nei meandri più bui del secolo breve. Per l’autore, la scoperta delle vicende del padre e la volontà di comprenderle, si unisce alla volontà di comprendere una parte di mondo e di umanità. Ilaria Ester Ramazzotti.
Emanuele Fiano, Il profumo di mio padre. L’eredità di un figlio della Shoah, Piemme, pp. 192, euro 17,50.
“Innumerevoli volte ho citato con convinzione la strofa sia pure un po’ retorica e tanto lontana dalla realtà: ‘La mia patria è il mondo intero, la mia legge è la libertà…’. E se anche, per colpa di altri, nessuna parte del mondo può essere per me patria; se anche la libertà per me si riduce a pressoché nulla: non per questo vorrò dirmi soddisfatto di una patria particolare e della libertà di assimilarmi ad un determinato gregge”. La patria che non poteva più esserlo fu per Giorgio Voghera l’Italia delle leggi razziali: nel ’38, lasciata la natia Trieste, raggiunse un kibbutz nella città di Giaffa dove rimase per quasi dieci anni. Di quella straordinaria esperienza parla il Quaderno d’Israele qui riproposto con introduzione di Alberto Cavaglion: uno Stato nascente, le idealità di un popolo, ma anche le amicizie e gli amori del protagonista, gli accadimenti quotidiani di una comunità di donne e di uomini che, nella tempesta della storia, cercò quel rifugio in cui provare a costruire un mondo nuovo e più umano.
Giorgio Voghera, Quaderno d’Israele, introduzione di Alberto Cavaglion, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 136, euro 18,00.
Erica Jong ritorna nelle librerie italiane con un nuovo memoir sulla sua vita. Qui l’autrice di Paura di volare spazia dall’infanzia in una famiglia colta e originale dove circolavano amore, affetto e stimoli culturali. Una vita pirotecnica e assai vivace: dai tre anni in Germania al seguito del primo marito, alle passioni letterarie, all’istinto materno, all’amore per i cani fino agli incontri importanti… e poi un debole per i matrimoni (quattro in tutto). Una vita, insomma, vissuta fino in fondo. Il tutto si svolge in una società americana in perenne trasformazione che la Jong sa descrivere con l’innegabile capacità di cogliere lo spirito del tempo. M. G.
Erica Jong, Senza cerniera. La mia vita, Bompiani, trad. Marisa Caramella, pp. 320, euro 19,00.
Tra il 1938 e il 1940 vennero portati nel Regno Unito circa 10.000 bambini, per la maggior parte ebrei, provenienti soprattutto da Germania, Polonia, Austria e Cecoslovacchia. L’operazione di salvataggio prese il nome di Kindertransport (trasporto di bambini). Un viaggio che fecero da soli, senza i genitori. Uno di questi, in fuga da Berlino, era Hans Lichtenstein il padre dell’autore di questo racconto. Un dialogo dove il figlio comprenderà a distanza di anni il motivo del comportamento duro del padre, profondamente segnato dal trauma della Shoah. Michael Soncin
Jonathan Lichtenstein, L’ombra di Berlino – Vivere con i fantasmi del kindertransport, Mondadori, trad. Gianni Pannofino, pp. 288, euro 20,00.
Un racconto di vita di rara intensità e poesia della scrittrice e psicoterapeuta Masal Pas Bagdadi. Dopo A piedi scalzi nel Kibbutz, Mamma Miriam e Ho fatto un sogno, l’autrice si immerge nuovamente fra presente e passato. Attraverso brevi flash e capitoli serrati ed efficaci, racconta “fotografie” della propria vita in una serie di aneddoti, temi biografici e punti di vista su diversi argomenti, dai sentimenti, alla religione, al rapporto con i suoi nipoti. Dense pagine in cui affiora una vasta gamma di sensazioni e di ricordi alla ricerca di un significato esistenziale, del “filo della matassa”. Roberto Zadik
Masal Pas Bagdadi, Il filo della matassa, Belforte, pp. 127, euro 18,00.
In questo libro, definito «la prima memoria scritta della Shoah italiana», Giacomo Debenedetti (1901-1967) – critico, editore, saggista, studioso di Proust e Joyce e del romanzo novecentesco -, racconta la retata nazista nel Ghetto di Roma, quando le SS agli ordini del maggiore Kappler rastrellarono oltre mille ebrei per indirizzarli ai campi di sterminio. Un testo esemplare tra letteratura e impegno civile che colpì le coscienze. Il secondo testo del libro, Otto ebrei, rievoca il salvataggio dall’eccidio delle Fosse ardeatine di otto condannati. In questa nuova edizione, le opere di Debenedetti sono accompagnate dagli interventi di Alberto Moravia, Natalia Ginzburg e Guido Piovene e da una nota di Mario Andreose. M. G.
Giacomo Debenedetti, 16 ottobre 1943, La nave di Teseo, pp. 112, euro 11,40.
La commediografa Elsa Bernstein (1866 – 1949), eminente figura letteraria austro-tedesca, è deportata nel lager di Terezín nel 1942 con la sorella. Trasferita contro la sua volontà in una Prominentenhaus, una «casa delle celebrità» riservata agli ebrei illustri, le è concessa una macchina da scrivere per ciechi a causa di una malattia agli occhi. Bernstein scrive così uno straordinario diario di prigionia ritrovato solo nel 1999: pagine che vibrano e raccontano le sue giornate all’interno del lager, le vite degli altri, i conflitti, le malattie, le morti, ma anche la ferma volontà di vivere, amare, sperare, cercare il bello nelle piccole cose e resistere. M. G.
Elsa Bernstein, La vita come dramma, Editore Elliot, trad. Claudia Crivellaro, pp. 176, euro 15,68.
“I padri lontani è un libro di pietra e di splendori. Marina Jarre non è una scrittrice metafisica, non cede mai al grido all’eccesso (‘Io non piango e non mi stupisco, io racconto’)”. Scrive così Marta Barone, curatrice delle opere della Jarre, nell’introduzione al libro fresco di ristampa I Padri lontani della scrittrice scomparsa nel 2016. In questo intenso e lucido racconto autobiografico, Marina Jarre – nata in Lettonia nel 1925 da padre ebreo lettone, Samuel Gersoni, ucciso nel 1941 dai nazisti insieme agli altri ebrei del ghetto di Riga e da madre valdese italiana, Clara Coïsson -, racconta la sua vita che si snoda dalla Lettonia degli anni Venti e Trenta alle valli valdesi fino alla Torino dei giorni nostri. Marina Gersony
Marina Jarre, I padri lontani, Bompiani, introduzione Marta Barone, pp. 192, euro 12,00.
Fran Lebowitz è senza dubbio la voce umoristica più sferzante d’America. Ha un’opinione su qualsiasi argomento e non si fa pregare per esternarla. È arguta, crudele, pungente, se colpisce è per affondare. Newyorchese impenitente, amante della moda, dei mobili di lusso e dell’arte, è diventata suo malgrado un’icona di stile. Ha smesso di scrivere nel 1981 e da allora parla: una carriera come public speaker, conferenze e interviste praticamente su tutto: dalla politica alla moda, all’arte, al cinema, al teatro. Qui sono raccolti quasi tutti i suoi scritti.
Fran Lebowitz, La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire, cur. Giulio D’Antona, Bompiani, pp. 304, euro 19,00.
Lidia Beccaria Rolfi sopravvisse nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück, in Germania, dove tra il 1939 e il 1945 vennero deportate oltre 110.000 donne. La sua vicenda personale di deportata politica vuole essere la voce di quelle 92.000 vittime che non tornarono. È il racconto della lunga marcia verso l’Italia, degli anni del postfascismo, ma anche di amari episodi con gli amici e i famigliari. In questa nuova edizione vi sono contenuti anche i Taccuini del Lager, preziosi archivi della memoria. Michael Soncin
Lidia Beccaria Rolfi, L’esile filo della memoria, Einaudi, pp. 230, euro 12,00.
Per chi ama le storie di successo, niente di meglio che la vita a dir poco entusiasmante di Frank Lowy, tycoon australiano nato in Slovacchia da una famiglia ebraica che ne ha viste di tutti i colori. Dalle persecuzioni naziste, alla fuga dall’Ungheria, al padre Hugo preso prigioniero e scomparso, è tutto un susseguirsi di colpi di scena: l’emigrazione in Palestina e il trasferimento a Sydney e una vita che riparte da zero: qui il giovane Frank inizia a preparare sandwich, poi apre un negozio di Delicatessen nei sobborghi della città e infine fonda la società Westfield che in un percorso vertiginoso diventa una multinazionale che costruisce e gestisce centri commerciali in tutto il mondo. Marina Gersony
Jill Margo, Frank Lowy. Oltre il limite. Una vita, Moretti & Vitali, pp. 408, euro 25,00.
Saggistica
De Angelis non si appaga di ricostruzioni di maniera, di biografie stereotipate, contesta i giudizi correnti, propone visioni alternative a tesi consolidatesi nel tempo. Di qui il fascino dei saggi qui raccolti, che partono proprio dalla rivisitazione del luogo comune sullo scrittore Primo Levi. Le pagine di De Angelis contribuiranno a insinuare dubbi a coloro che inseguono il mito della chiarezza, della reticenza, della moderazione, dell’equilibrio… Il ritratto che emerge dalla lettura di questo studio è un ritratto sfumato, che riporta in superficie le inquietudini, le incertezze, finanche la fragilità di uno scrittore che sfidava il silenzio, osava tentare la strada del grido, dell’urlo. (dalla Prefazione di A. Cavaglion)
Luca De Angelis, Un grido vero, Giuntina, pp. 228, euro 16,00.
Un volume che affronta un tema di carattere specialistico, riguardante l’ermeneutica filosofica, ma che coinvolge temi ben più ampi: i rapporti tra ebraismo e occidente, tra scrittura e linguaggio, il confronto tra scrittura consonantica e alfabetica, tra grafia e lettura. Che cos’è la lingua? “La lingua è più del sangue”, affermava il filosofo tedesco Franz Rosenzweig. Michael Soncin
Cosimo Nicolini Coen, Il segno è l’uomo, Durango Edizioni, pp. 227, euro 20,00.
L’ incitamento all’odio nell’Europa contemporanea, soprattutto (ma non solo) attraverso i social network, diffonde un sinistro e pericolosissimo messaggio di repulsione e di odio nei confronti dell’“altro”. Sono messaggi e immagini violente e ostili che incitano al razzismo e all’antisemitismo. L’hate speech, in particolare, usato nelle più svariate versioni come propaganda per colpire il nemico innocente. Il fenomeno dell’antisemitismo in primis, inquietante per la sua carica di ostilità, che assume forme antiche e nuove nello stesso tempo. Marina Gersony
Milena Santerini (a cura di), Il nemico innocente, Guerini e Associati, pp. 190, euro 18,50.
Conoscere la storia per evitarne il ripetersi. Quando si parla di ripetere, l’allusione è chiaramente ai fatti bui dei tempi trascorsi. Oggi la nostra società ha un problema; o non conosce il passato o pur conoscendolo lo vuole cancellare, distorcere. Un atteggiamento distopico, fuorviante e pericoloso. Michael Soncin
Adriano Prosperi, Un tempo senza storia, Einaudi, pp. 121, euro 13,00.
Nel portare a termine il loro compito i nazisti hanno agito spogliandosi di ogni briciolo di umanità. Vi è mai venuto da pensare se il modo di impartire gli ordini, la loro durezza, il loro fanatismo, la loro ossessione per il controllo a livelli maniacali potesse mai avere dei punti di contatto forti, verosimili con il modus operandi di alcuni sistemi aziendali? Reinhard Höhn, fu una di quelle SS impunite, che dopo la guerra fondò un istituto di formazione al management dove passarono oltre 700.000 persone. Una vera e propria arte della guerra fra nazismo e nuovi manager. Michael Soncin
Johann Chapoutot, Nazismo e management, Einaudi editore, trad. Duccio Sacchi, pp. 142, euro 15,50.
Delle creature fantastiche è stata fatta menzione in quasi tutte le antiche civiltà. Tra i vari animali mitologici, ve ne sono certi comuni alle diverse culture, che però migrando da un contesto all’altro si sono arricchiti di dettagli, restituiti poi nell’immaginario collettivo con differenti sfaccettature. Si tratta di una tradizione che permea anche il mondo ebraico, com’è il caso di animali mostruosi simboleggianti gli elementi dell’aria, dell’acqua, della terra e…del fuoco, come il minuscolo Shamìr, detto anche il laser di Mosè, capace con la sua “lingua di fuoco”, di tagliare anche il più resistente tra i materiali. Michael Soncin
Stefano Iori, Animali fantastici dell’ebraismo, Terra d’ulivi, pp. 168, euro 12,00.
Pensiero ebraico La situazione tenebrosa che il mondo sta vivendo deve farci interrogare su come (ri)conquistare la libertà e consapevolezza. Le massime dei Padri narrano che, alla vigilia del Sabato, il Divino creò dieci ultimi oggetti, mai più replicati. Dalla manna all’arcobaleno, dalla scrittura alle tavole dell’alleanza, queste creazioni diventano, nelle riflessioni di uno dei più importanti studiosi di ermeneutica e di esegesi biblica in Italia, dieci percorsi di pensiero ricchi di senso e di significato. Nell’interrogare questa inattesa coda alla Genesi, Haim Baharier unisce la sua ricca cultura con uno straordinario talento narrativo, evocando ricordi, storie e aneddoti personali e i racconti delle donne e degli uomini che, provenienti da tutto il mondo, hanno fondato lo Stato di Israele indossando il celebre kova tembel, il “cappello scemo” dei pionieri. Il risultato è un libro sorprendente.
Haim Baharier, Il cappello scemo, Garzanti, pp. 132, euro 16,00.
Parlare di Hashem non è certo un compito riservato solamente a coloro che credono. È una questione troppo importante e deve coinvolgere tutti gli esseri umani, anche i laici. Si tratta di un interrogativo interdisciplinare le cui risposte nel tempo e nello spazio non hanno conosciuto confini. L’autore affronta abilmente il tema attraverso una vera e propria discussione di laicità, da non essere assolutamente confusa con chi professa l’ateismo, ma come indagine e ricerca di una necessità della quale nessuno di noi può fare a meno, credente o laico. Michael Soncin
Stefano Levi Della Torre, Dio, Bollati Boringhieri, pp. 160, euro 12,00.
Ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico è una meta che può essere esplorata sotto numerosi punti di vista: simbolici, metaforici, letterali e numerici. Lettere che formano poi parole, andando a costituire un nuovo livello di indagine, fatto di radici semantiche. Una ricerca dei valori spirituali e simbolici che è concessa tranquillamente anche a coloro che non conoscono l’ebraico. Michael Soncin
Hora Aboav, Crescere con le radici delle parole ebraiche, Castelvecchi editore, pp. 235, euro 20,00.
Poesia
Un incidente, il coma, la riabilitazione, il trauma che irrompe e poi il ritorno alla vita, «quando i giorni sono tessuti sfilacciati…». Nella casa di cura, i corpi sono esistenze residuali, diminuite, depotenziate. Per alcuni arriva, infine, il tempo della guarigione, non più il prima e non ancora il dopo, ma lo stare nel mezzo, nel punto di sutura, sul confine tra ciò che è andato perduto e ciò che ancora non è stato ricostruito. La strada per guarire vuol dire accettare la diminuzione, l’imperfezione: «so cosa vuol dire ritrovarsi prigionieri di un corpo che non risponde e non si riesce più a governare, e so, sì, che l’accettazione consapevole di tutto ciò è la più alta forma di eroismo che possa esistere». Il talento narrativo di Rosadini sboccia qui in forma di fulminea cronaca esistenziale. Prosa poetica? Poesia in forma di racconto? Poco importa. Piuttosto il diario di una “resurrezione”, la cognizione di un “inciampo” che assume il sapore di una nuova nascita, dolore come varco di coscienza attraverso cui, da sempre, l’essere umano accede ai mondi superiori. Fiona Diwan
Giovanna Rosadini, Un altro tempo, InternoPoesia, pp. 51, 10,00 euro
Per ragazzi
“Mi ha regalato l’idea più bella e ricca di speranza che si potesse immaginare a quel tempo: piantare un albero in quel deserto dilagante”. Un racconto poetico sul legame tra le generazioni e sulla forza della natura. Un nonno e una bambina attraversano una foresta di ricordi e sogni.
Giulia Bottaro, Fabio Santomauro. L’albero di Sara, Giuntina, pp. 36, euro 15,00.
Nell’autunno 1943 Becky Behar è una ragazza milanese di 13 anni, figlia di ebrei turchi. Per stare lontano dai bombardamenti, si recano nell’albergo di loro proprietà sul lago Maggiore. Dopo giorni tranquilli, i tedeschi occupano la zona, togliendo agli ebrei la possibilità di uscire e trasformando l’albergo in una prigione, poi uccidendoli e gettandone i corpi nel lago. Scampata, anni dopo la giovane interverrà come testimone al processo contro i responsabili del massacro. Nathan Greppi
Antonio Ferrara, La guerra di Becky. L’Olocausto del lago Maggiore, Interlinea, pp. 80, euro 10,00.
David Grossman torna a scrivere per l’infanzia con la delicatezza e la poesia che contraddistinguono i suoi libri per i più piccoli. Qui un nipotino interroga il nonno sulle rughe: cosa sono? Perché si sono formate? Fanno male? Dolce e saggia la riposta del nonno: sono l’età ma anche gli episodi, tristi e felici della vita a farle solcare la nostra pelle, spiega, lasciando che il nipotino gli accarezzi il viso. Età consigliata: da 8 anni. I.M.
David Grossman, Rughe. Storia di un nonno, trad. Alessandra Shmroni, Mondadori, pp. 36, euro 15,00.
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