La triste fine del Libano. Un po' di storia
Commento di Deborah Fait
Quando ero giovanissima leggevo della Svizzera del Medio Oriente e sognavo di andare in Israele e da là visitare quel bellissimo paese dove andavano a passare le vacanze tanti europei. Non potevo sapere che il Libano di allora avrebbe avuto vita breve e che dal primo scossone ricevuto accogliendo, sventuratamente, 150.000 profughi palestinesi, nel 1948, sarebbe arrivato al disastro attuale. Ma vediamo di ricostruirne la storia. Il Libano non aderì mai alle richieste panarabe di Gamal el- Nasser e questo creò una spaccatura tra la parte giovane del paese incitata dagli arabi palestinesi e siriani che vedevano nella follia di Nasser una riscossa contro l'Occidente. Seguirono scioperi e attentati che generarono la guerra civile. Il presidente maronita (cristiano) Chamoun chiese l'intervento degli Stati uniti che mandò nel paese 20.000 soldati e marines e i disordini furono sedati. La situazione si aggravò quando Israele uscì vincitore dalla Guerra dei Sei Giorni (1967). Gli arabo- palestinesi che erano fuggiti in Giordania tentarono di appropriarsi del potere del re che scatenò contro di loro il famoso Settembre nero che lasciò sul campo circa 20.000 (alcuni parlano di 40.000) morti palestinesi. Altri 300.000, compreso Arafat, fuggirono in Libano e quello fu l'inizio della fine per il paese. I palestinesi crearono nel debole Libano un paese nel paese, ammazzarono decine di migliaia di cristiani, bruciarono le chiese provocando la reazione delle milizie maronite che attaccarono i palestinesi che si aggiravano nella zona, annientandoli. Beirut che era il cuore pulsante della Svizzera del Medio Oriente, centro di cultura, ricchezza e tolleranza, si trasformò in breve in un campo di battaglia.
Le milizie cristiane uccisero più di 1000 tra palestinesi e siriani e i palestinesi a Damour, villaggio cristiano, eliminarono tutta la popolazione tra stragi e fughe. In quel periodo, anni 70, varie cellule terroristiche palestinesi entrarono in Israele ammazzando indiscriminatamente cittadini israeliani nelle loro case. Infine Gerusalemme decise di intervenire e, nel 1982, entrò nel sud del Libano per arginare il terrorismo. Nello stesso anno Arafat e il suo entourage di assassini dovettero abbandonare il Libano durante il cessate il fuoco imposto dagli USA. Salirono sulla nave, protetti dall'essere linciati dalla popolazione urlante, dall'esercito americano e francese. Sembrava finita la tragedia ma avevano fatto male i conti. I falangisti cristiani, sbavanti vendetta contro i palestinesi e le loro orride stragi , entrarono a Sabra e Chatila guidati dal generale Elie Hobeika, un cristiano sopravvissuto alla strage di Darmour, e inflissero ai palestinesi dei campi lo stesso destino patito anni prima dai villaggi cristiani. Questa, tra le tante stragi passate inosservate, fu considerata "la madre di tutte le stragi" per un solo semplice motivo: le truppe israeliane, guidate da Ariel Sharon, furono accusate di non aver impedito alle milizie cristiano-maronite di entrare nei campi. Quindi c'entravano in qualche modo gli ebrei, ahi ahi ahi, ecco il solito capro espiatorio da accusare, e da allora tutti i cretini del mondo continuano a incolpare Israele per Sabra e Chatila, naturalmente dimenticando i veri responsabili e l'orrore di morte creato dai palestinesi in quel povero Libano. Ricordo i brividi di disgusto nel leggere i titoloni vergognosi dei media italiani, La Repubblica al primo posto, che titolavano "Israele come i nazisti ". Ancora oggi di tutte le tragedie immani vissute da quel paese ad opera dei palestinesi e dei siriani, i soliti cretini ricordano solo Sabra e Chatila come strage perpetrata da Israele e non dai falangisti maroniti libanesi.
Dalla fuga di Arafat, nel 1982, il Libano cadde dalla padella nella brace perché l'Iran inviò centinaia di pasdaran che crearono Hezbollah, il Partito di Dio, che diventò anche la spina nel fianco di Israele essendo, come Hamas, terroristi con l'unico fine: distruggere Israele e eliminarlo dalla carta geografica. Dopo essere stato sconfitto anche dalla Siria cui chiedeva di lasciare il paese, come aveva fatto Israele, il piccolo Libano finì in mano a Hezbollah e ai siriani e quel paese, un tempo pacifico, ricco e moderno era annichilito, devastato con più di 150.000 morti e decine di migliaia di emigrati, la diaspora libanese, che fuggirono in USA, Canada e Inghilterra. Molti tra i maroniti furono accolti in Israele, dove tuttora vivono, per non essere massacrati da Hezbollah. Oggi il Libano è alla fame, non ha più risorse, vive soffocato dal Partito di Dio, Hezbollah e il suo capo Nasrallah il quale, non sazio di sangue e indifferente all'agonia del proprio paese, continua a minacciare Israele di distruzione e spende tutti i soldi dell'Iran in missili sempre più moderni da lanciare su Tel Aviv e le altre città israeliane. Adesso però anche l'Iran è in crisi quindi Nasrallah dovrà stringere la cinghia. Il Medio Oriente diventa sempre più buio e cupo con un'unica isola da cui sprigiona la luce della Libertà e del benessere, Israele, che alla fine va ad aiutare generosamente anche i propri nemici.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"