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La Stampa Rassegna Stampa
03.07.2021 La destra che manca in Italia
Commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 03 luglio 2021
Pagina: 23
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Casapound, i fasci e gli inginocchiati»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/07/2021, a pag.23, con il titolo "Casapound, i fasci e gli inginocchiati" il commento di Elena Loewenthal.

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Elena Loewenthal

Casapound, i fasci e gli inginocchiati - La Stampa
Il murale originale (a sinistra) e quello in versione fascista

Non ci resta che, letteralmente, l'imbarazzo della scelta. Di fronte al tormentoso dilemma "M'inginocchio, non m'inginocchio" la bandiera del calcio nostrano opta per uno scivolosissimo `bai avanti tu che a me non viene proprio niente", giusto per tenere allenati i neuroni specchio e nient'altro. Come è risaputo, questa mancanza di coerenza da parte di chi dettai comportamenti della nazionale di calcio ha destato una quantità di polemiche. "S'inginocchiano? Non si inginocchiano?" è diventata così la domanda cruciale, in queste calde serate estive in cui si fa e si dice di tutto pur di non parlare di varianti (nel senso del virus). Ma ecco che, giusto per gettare benzina sul fuoco - o portar nottole ad Atene, a seconda dei punti di vista - ci si mette pure CasaPound che, a poche ore dalla partita Italia-Belgio, pensa bene di ritoccare con un blitz il murale di via Neofiti a Roma: al posto dell'omino del Subbuteo in ginocchio che porta sulla maglia la frase (in inglese) "Fai la cosa giusta", grazie a un fulmineo gioco di taglia e cuci compare un giocatore eretto, con tanto di braccio levato e imperioso "resta in piedi" suggellato dal punto esclamativo. Inutile aggiungere che il giocatore richiamato in campo sembra davvero uscito da un manifesto dell'era fascista, con i pantaloncini quasi ascellari e l'inequivocabile saluto di regime. Al di là di questo sterile, financo ridicolo gioco delle parti, la domanda s'impone: "Ne avevamo, ne abbiamo davvero bisogno?" di questi schieramenti ambigui e/o maldestri? Ma se per il partito dell'incertezza, quello cioè del calcio che non sa che pesci pigliare e decide esplicitamente di inginocchiarsi (all'occorrenza) non per solidarietà ma per conformità, è una questione tanto fastidiosa quanto di lana caprina, sul fronte opposto si pone invece un tema politico di fondo, in una certa misura urgente. Perché, infatti, nel nostro Paese non è ammissibile la presenza di una destra moderata e liberale, capace di svincolarsi definitivamente dai perniciosi modelli del Ventennio fascista? Perché per dire la sua sulla faccenda delle ginocchia (sic!) non c'è di meglio da fare che riproporre quel saluto mussoliniano che tanto è costato a tutti noi? Tanto è costato, sia chiaro, non solo ai perseguitati, agli emarginati, agli antifascisti militanti: il regime di Mussolini è stato un danno incalcolabile, una macchia indelebile e inequivocabile nella storia d'Italia. Punto e basta. Possibile che la destra non ne possa fare a meno, per elaborare i propri comportamenti e costruire dei modelli di riferimento? Per l'appunto, non è soltanto né tanto questione di offendere chi sente in quei modelli di riferimento un vulnus personale e collettivo, di chi è ferito intimamente e politicamente da tali richiami. E ne ha ben donde, del resto. E' piuttosto lo sconforto di fronte al fatto che per una certa destra italiana sembra non esserci altro cui attingere, su cui costruire la propria identità. In questo senso, è proprio a Giorgia Meloni, unica leader donna di partito in Italia, e leader non solo di nome ma anche di fatto in quanto capace di catalizzare energie e movimenti d'opinione, che va posta questa domanda. È davvero impossibile formare una destra "nuova", capace di essere riformista nella conservazione di valori irrinunciabili, di ricondursi a modelli di politica e civiltà convincenti? A cercarli, i riferimenti non mancano, da un Giovanni Botero a un Camillo Cavour, giusto per citare due sabaudi dalla schiena dritta che, garantito, non si sarebbero inginocchiati in campo.

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