Suprematisti neonazi a Milano Cronaca di Massimo Pisa
Testata: La Repubblica Data: 02 luglio 2021 Pagina: 2 Autore: Massimo Pisa Titolo: «'Dobbiamo colpire'. Ventenni e nazisti fermati dalla Digos»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Milano di oggi, 02/07/2021, a pag.2, con il titolo " 'Dobbiamo colpire'. Ventenni e nazisti fermati dalla Digos" la cronaca di Massimo Pisa.
«Ci sono importanti novità, comunque». Osservato a distanza dagli investigatori della Digos lo scorso 28 febbraio, il "Comandante G" ne accenna ai tre adepti: «Sono il risultato di una lunga riflessione, mia e di Tumsi, sullo stato delle cose». "Tumsi", non ancora degradato al rango di "milite Zucht", ascolta insieme al "maggiore Volpi" e a "Breivik", in un angolo del Parco Sempione: «Abbandoniamo il concetto magari più idealistico della cosa, per approdare più in una Realpolitik». La traduzione, dal verbo di Giulio Leopoldo Sioli Legnani era la seguente: basta con il proselitismo e gli approfondimenti dottrinari. Da quel momento in poi, Avanguardia Rivoluzionaria sarebbe passata all'azione e a come metterla in pratica: «Il punto focale — spiegava il "comandante" a Tommaso "Tumsi" Gelimi — è che noi dobbiamo entrare nel commercio internazionale delle armi». Sporcarsi le mani: «Fare attività illegali, che per noi non siano immorali». La purezza prima di tutto. Ed è per questo che il gruppo, smantellato dall'indagine dell'Antiterrorismo — oltre alla Digos del dirigente Guido D'Onofrio, al coordinamento del pm Enrico Pavone e dell'aggiunto Alberto Nobili, utile è stato il monitoraggio della Dcpp del Viminale — stava puntando a un obiettivo simbolico. Nero, islamico («È un musulmano di merda») e militante di un centro sociale, il 29enne marocchino H.C. era stato scelto per il debutto in società di Avanguardia Rivoluzionaria. Da non rivendicare, non ancora. E da attuare con cura: «Prenderlo in testa, poi rischiamo davvero di mandarlo all'altro mondo... Cioè, poi rischiamo di andare nei casini seri», si preoccupava Luca Ghisleni, il vice di Sioli. Non era il caso: «La cosa migliore è che se tipo lui è in moto, gli altri i due arrivano, lo buttiamo per terra e iniziamo a colpirlo. Però, cioè, prenderlo in testa rischiamo davvero... Cioè, l'importante è fargli male». Gettare solo un sassolino, non di più: «Rischiamo davvero di far saltare tutto quello che abbiamo in mente per il futuro». E cioè un nuovo Reich, il «crollo dell'attuale sistema — sintetizza Nobili — per rigenerare una nuova era sotto un nuovo Hitler o un nuovo Mussolini». Ma il 16 giugno, la sera del blitz ai danni di quello che etichettavano come «il subumano», armati di manganelli e spray, i quattro — c'era anche Aleksjj Tirelli Kolomiets, autonominatosi Breivik in onore al killer norvegese di Utoya — avevano trovato la polizia a sequestrare tutto, compresi i passamontagna e i santini del duce e "zio Adolf" da lasciare sul luogo dell'aggressione. Giovanissimi: 19 anni ha Tirelli, discendente di una famiglia di marchesi, 21 ne ha Gelmi, 20 gli altri due. Il timore di Digos e procura, che ne hanno monitorato le chat e i movimenti dallo scorso autunno, è che questo fosse il primo passo di un'escalation: «Se il paragone non fosse eccessivo, mi ricorda la vicenda Ludwig», aggiunge Nobili, anche se il parallelo con le stragi firmate da Marco Furlan e Wolfgang Abel tra il 1977 e il 1984 è di quelli forti. Comune è il richiamo a modelli neonazisti, anche se quello del "Comandante G" si rifà a matrici più recenti: «Il venticello del suprematismo è arrivato qui a Milano», chiosa ancora il procuratore aggiunto. D'Onofrio aggiunge: «Qui i riferimenti sono alla teoria accelerazionista, alla Siege Culture di James Mason, all'attentatore neozelandese delle moschee di Christchurch, Brenton Tarrant» Modelli richiamati in un documento intitolato "Gerarchia" ritrovato dalla Digos: 19 pagine in cui Sioli Legnani distillava la summa della sua dottrina, della struttura paramilitare e clandestina — completa di giuramento di fedeltà — che aveva teorizzato, dei protocolli per reclutare eventuali nuovi adepti: disciplinati, fanatici, palestrati. Non come «quelli di Casapound o di Forza Nuova, che sono dei ciccioni con la cirrosi epatica». Da quelle realtà, dai contatti con Lealtà Azione e Blood Honour provenivano i quattro. Guardavano oltre. Agli svizzeri di Junge Tat, ai francesi di Légion Europe. Tanto da abbandonare ogni tipo di propaganda teorica. Una condotta che è sintomo di minore pericolosità per il gip Manuela Accurso Tegano, che ha respinto la richiesta del carcere e ha disposto obbligo di dimora e firma. «Hanno vent'anni e sono incensurati — è la valutazione di Nobili — spero che la lezione possa servire».
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