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La Repubblica Rassegna Stampa
28.06.2021 Quando il Vaticano disse no a Chagall
Commento di Orazio La Rocca

Testata: La Repubblica
Data: 28 giugno 2021
Pagina: 24
Autore: Orazio La Rocca
Titolo: «Così Chagall fu oscurato in Vaticano»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/06/2021, l'articolo di Orazio La Rocca dal titolo "Così Chagall fu oscurato in Vaticano".

Così Chagall fu oscurato in Vaticano - la Repubblica

Queste opere di Chagall sono capolavori, come lo sono tutte le sue opere, ma troppo belle per farne le vetrate nell’Aula delle udienze papali perché oscurerebbero l’interesse del pubblico per l’intero spazio architettonico ». È così che l’ingegnere- architetto Pier Luigi Nervi, con un ragionamento al limite della censura, alla vigilia dell’apertura di una delle sue progettazioni più significative, l’Aula "Paolo VI" in Vaticano — papa Montini la inaugura il 30 giugno 1971 —, "boccia" i bozzetti per le due grandi vetrate ovali sulle pareti laterali disegnati dal maestro Marc Chagall, ebreo russo naturalizzato francese, tra i più importanti pittori del Novecento, scomparso a 97 anni nel 1985. Una decisione controversa, mai spiegata in maniera chiara, anche se il committente dell’artista era stato Paolo VI nell’udienza del 3 marzo 1967. O forse proprio per questo. Per evitare polemiche e, inevitabilmente, critiche da parte del mondo artistico e culturale, la disputa Nervi-Chagall viene archiviata sbrigativamente per presunti "problemi di natura tecnica" dalle autorità vaticane costrette a restituire al mittente i bozzetti che il grande artista aveva dedicato al tema della pace e dell’ecumenismo. Chagall, comunque, dagli anni ’60 è ugualmente presente con altre opere in Vaticano, nella sezione di Arte contemporanea dei Musei voluta proprio da Paolo VI. A 50 anni dall’apertura dell’Aula, il gran rifiuto di Nervi torna alla luce grazie a una fonte inattaccabile, monsignor Leonardo Sapienza, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, biografo di Paolo VI, autore — tra l’altro — di un libro sulla genesi della mega Sala nerviana dal titolo La Chiesa deve osare (Edizioni Viverein), dove racconta, con particolari inediti, la storia del complesso architettonico capace di ospitare dalle 8 alle 12 mila persone in uno spazio caratterizzato da strutture portanti in cemento armato a vista e da un soffitto ondeggiante che, con una suggestiva potenza prospettica, accompagna lo sguardo verso la scenografica parete di fondo dominata, alle spalle del trono papale, dal gigantesco Cristo Risorto in bronzo dello scultore Pericle Fazzini.

Così Chagall fu oscurato in Vaticano - la Repubblica
L'Aula Paolo VI


«Fu Nervi a non volere le vetrate di Chagall perché temeva che avrebbero compromesso l’interesse architettonico dell’Aula», rivela Sapienza, che nel libro per la prima volta fa luce anche sui "timori" che assalgono Nervi quando, nel maggio 1964, Paolo VI gli chiede di progettare un nuovo spazio per le udienze a poche decine di metri dalla Basilica vaticana. «Il famoso architetto — scrive il monsignore sulla base di documenti inediti degli archivi vaticani — domanda al Santo Padre se, a due passi dalla cupola michelangiolesca, avrebbe potuto "osare"...». Decisa e inequivocabile la risposta di Paolo VI: «Osi! Bisogna saper osare al momento giusto!». «Da quel primo incontro con Paolo VI — rivela ancora Sapienza, che ne parlerà oggi in un convegno all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, a Roma — Nervi uscì scosso e turbato: la sola idea di dover costruire un edificio all’ombra della basilica di San Pietro gli procurava un autentico tormento interiore. Tuttavia, incoraggiato dalle parole del Papa, ritrovò l’abituale, coraggioso entusiasmo... ». E osò, progettando un’Aula considerata tra i maggiori esempi di architettura del Novecento. Non è comunque azzardato immaginare che la forza di rifiutare Chagall Nervi l’abbia trovata proprio nella spinta di papa Montini a "osare". Nel libro se ne parla, ma senza nessun riferimento alla censura operata da Nervi contro Chagall. L’artista — scrive Sapienza, che verrà a sapere della bocciatura del Maestro solo a pubblicazione del libro avvenuta — dopo aver ricevuto la commissione da Paolo VI «aveva già preparato dei bozzetti; ma per impreviste difficoltà la loro esecuzione fu poi affidata al pittore ungherese Giovanni Hajnal», che realizza delle vetrate decorate con linee curve concentriche, ravvivate da colori variopinti, senza richiami di natura religiosa. Opere piuttosto semplici, anche artisticamente, benché ricche di effetti cromatici, che Nervi "promuove" senza battere ciglio. L’oscuramento di Chagall all’ombra di San Pietro viene così elegantemente messo a tacere. Il giorno dell’inaugurazione, il 30 giugno ’71, alla prima udienza pubblica Paolo VI non ne fa cenno. Dice solo che «dobbiamo esprimere la nostra compiacenza con l’architetto Pier Luigi Nervi, ideatore di questa costruzione... noi stessi, prevedendone le dimensioni, proporzionate allo scopo, lo abbiamo incoraggiato a "osare"... ». Da quella prima udienza a oggi l’aula ha ospitato oltre 12 milioni di persone per le udienze di Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, ma accogliendo anche concerti di musica, eventi culturali e manifestazioni di solidarietà. Ma non Chagall, rimasto fuori dalla porta con i suoi bozzetti che "parlavano" di pace ed ecumenismo. Peccato.

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