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La Repubblica Rassegna Stampa
26.06.2021 Miracolo a Tel Aviv: acqua estratta dall'aria
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 26 giugno 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Una Tel Aviv da bere: è potabile l'acqua estratta dall'aria (inquinata) della città»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Green&Blue di oggi, 26/06/2021, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Una Tel Aviv da bere: è potabile l'acqua estratta dall'aria (inquinata) della città".

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Sharon Nizza

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Tel Aviv – La città in un bicchier d’acqua: uno studio innovativo realizzato dall’Università di Tel Aviv in cooperazione con la società israeliana Watergen indica che l'acqua estratta dall'aria della più affollata area urbana del Paese soddisfa i più severi standard dell'Organizzazione mondiale della sanità. I ricercatori hanno esaminato la qualità dell'acqua prodotta dal vapore acqueo nell'atmosfera nel centro di Tel Aviv - un’area caratterizzata da intensa attività di costruzione, traffico e attività industriali - e hanno stabilito che è potabile. Offir Inbar, del dipartimento di Studi ambientali dell’ateneo di Tel Aviv, co-autore della ricerca, spiega che nello studio hanno voluto esaminare l'inquinamento atmosferico da un'altra angolazione, ossia verificando il suo impatto sull'acqua potabile generata dall'aria. Si tratta della prima analisi completa dei profili chimici dell’acqua prodotta, senza sistemi di filtrazione, attraverso un generatore di acqua atmosferica fornito dall’azienda Watergen. “Bere l’aria che respiriamo” è il concetto rivoluzionario alla base della tecnologia sviluppata nell’ultimo decennio da questa società israeliana, leader nel settore delle soluzioni idriche. Secondo Inbar “con questo metodo è possibile fornire acqua potabile di giorno come di notte, durante tutto l'anno”. I ricercatori hanno dimostrato che è possibile valutare la qualità dell’acqua estratta in base alla provenienza dell’aria: “Quando il vento proviene dal deserto troviamo nell’acqua più calcio e zolfo. Quando invece proviene dal mare, troviamo maggiore concentrazione di cloro e sodio” spiega Inbar. “L’acqua prodotta dall'aria proveniente dalla regione del Sahara differisce per composizione da quella prodotta dall'aria proveniente dall'Europa”. Dalla ricerca è possibile dedurre quali minerali dovrebbero essere aggiunti per fornire acqua potabile di qualità. Per esempio, dice Inbar, le loro analisi hanno rivelato che l'acqua estratta non contiene abbastanza calcio e magnesio, minerali che è consigliato aggiungere al prodotto finale, come accade in alcuni Paesi per rendere potabile l’acqua desalinizzata. Israele ha sempre investito ingentemente negli impianti di desalinizzazione per far fronte alla propria carenza idrica. Attraverso la desalinizzazione, Israele ottiene l'80% dell'acqua impiegata per uso domestico e municipale e circa il 33% dell’acqua potabile. Oltre ad avere costi elevati, la desalinizzazione non può rappresentare una soluzione per tutti quei Paesi che non godono dell’accesso al mare.

“Mentre l’acqua prodotta attraverso la condensazione può essere lo strumento con cui fare fronte alla sfida della siccità, in particolare nelle regioni dell’entroterra”, dice Inbar. “La nostra preoccupazione era che l'acqua prodotta dall'aria nel cuore di un'area urbana non fosse potabile, ma abbiamo dimostrato che non è così”. La crescente carenza globale di acqua potabile ha portato Watergen a pensare fuori dagli schemi e a considerare l'atmosfera terrestre – che contiene miliardi di tonnellate di acqua, il 98% allo stato gassoso, nella forma di vapore acqueo - come una risorsa idrica rinnovabile. La tecnologia che ha sviluppato è già in uso in oltre 80 Paesi del mondo e pochi mesi fa è arrivata anche nella Striscia di Gaza. La maggior parte dei dispositivi Watergen utilizza fonti energetiche alternative come pannelli solari e può produrre fino a 6.000 litri di acqua potabile di alta qualità al giorno. Anche gli Emirati Arabi Uniti non sono rimasti indifferenti: la settimana scorsa Watergen e l’Università di Tel Aviv hanno siglato ad Abu Dhabi un accordo di cooperazione con l’emiratina Al Dahra Group, specializzata in sicurezza alimentare. Oltre a una partnership accademica, le società hanno posto le basi per la fondazione di un impianto di produzione Watergen negli Emirati volto a commercializzare i prodotti negli Stati del Golfo e in Africa. Si tratta di una delle numerose partnership nel settore delle energie rinnovabili e della sostenibilità emerse a seguito degli storici Accordi di Abramo siglati a Washington nel settembre scorso, aprendo una nuova pagina di cooperazione tra Israele e quattro Paesi arabi: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan.

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