Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 16/06/2021, a pag.3 con il titolo "Sir Cohen: la 'Rivoluzione dell'impatto' chiede ai governi l'obbligo di misurarlo" l'intervista di Silvia Guzzetti.
Sir Ronald Cohen
“Quando ho incontrato papa Francesco ho sentito che era davvero vicino al movimento del quale faccio parte, profondamente convinto che l'economia possa garantire soluzioni vere ai problemi di oggi». Sir Ronald Cohen, settantasei anni, multimilionario, è un filantropo di origini egiziane considerato il padre nobile degli investimenti ad impatto, un capitalismo che misura e si misura con le ricadute sociali e ambientali. Nel luglio del 2013 i leader del G8 gli affidarono il mandato di guidare la Task Force for Impact Investing, con l'obiettivo di affermare l'idea di una finanza capace di ricercare non solo il profitto ma anche soluzioni a problemi sociali e ambientali. Appena undicenne è arrivato a Londra dall'Egitto, insieme alla famiglia, cacciata dal presidente Nasser perché ebrea. Borse di studio a Oxford e Harvard, Cohen ha fondato, appena ventenne, la prima azienda di "venture capital" in Europa, quella "Apax Partners" che ha guidato fino al 2005. Risale ad allora la decisione del filantropo di fare di più per diminuire il divario tra ricchi e poveri e di dare vita a "Bridges Fund Management" e "Portland Trust", due finanziarie che operano nel sociale prima che i premier Tony Blair e Gordon Brown gli affidassero gruppi di lavoro sulla disparità nella società. «Il mio primo incontro con il cattolicesimo è stato alla scuola primaria "San Giovanni Battista", al Cairo», racconta Cohen. «Arrivato a Londra mi accorsi che, grazie alla mia istruzione cattolica, ero molto più preparato dei miei compagni. Papa Francesco mi ha anche fatto un bellissimo regalo. Quando ho guidato il gruppo di lavoro del G8 sugli investimenti sociali mi ha mandato un messaggio da inserire nel rapporto conclusivo intitolato "Il cuore invisibile del mercato". Da allora cerco di sostenere come posso il lavoro della Chiesa cattolica». Proprio al tema di una finanza al servizio di ambiente e società è dedicato l'ultimo volume del famoso filantropo "IMPACT: Trasformare il capitalismo per guidare un vero cambiamento" che verrà pubblicato in Italia a settembre dalla "Luiss University Press".
Sir Cohen può spiegarci in che cosa consiste la "Rivoluzione dell'impatto"? Nella consapevolezza che gli investimenti che tengono conto delle conseguenze sull'ambiente e la società generano più profitto e sono preferibili. È un cambiamento di valori che riconcilia il desiderio che papa Francesco ed io e molti altri abbiamo di vedere il profitto imbrigliato dalla responsabilità.
Quali sono i cambiamenti più importanti che dobbiamo ancora introdurre nel sistema finanziario e capitalistico in generale? Il cambiamento più importante è la trasparenza nella contabilità sull'impatto prodotto dalle aziende su ambiente e società. Se i governi la renderanno obbligatoria per legge, verranno garantiti 40.000 Guzzetti miliardi di dollari per investimenti intelligenti che miglioreranno le condizioni di milioni di persone. E una cifra considerevole che corrisponde a metà o a un terzo di risorse gestite male nel mondo.
Che effetto ha avuto la pandemia sulla "Rivoluzione dell'impatto"? La ha accelerata, e il motivo è che siamo diventati più consapevoli del fatto che i più poveri sono stati colpiti più duramente.
Lei spiega nel suo libro intitolato "Impatto. Riformare il capitalismo per introdurre un vero cambiamento" che gli investimenti che tengono conto dell'impatto sull'ambiente e la società producono più profitti di quelli che puntano soltanto al guadagno. Può spiegarci perché e come mai, se è così, non vengono scelti più spesso? I cosiddetti "investimenti ESG" producono più profitti perché, ormai nessun giovane di talento vuole lavorare per aziende che danneggino il pianeta e aumentino il divario tra ricchi e poveri. Oggi il 60% dei lavoratori americani appartengono alla generazione dei "millenials" e a quella successiva, la generazione "z", alla guida di questa trasformazione che viene condivisa anche da consumatori e investitori. Penso che il G7 e il G20 e la Cop26 e anche l'amministrazione americana di Joe Biden e l'Unione Europea quest'anno potrebbero essere fondamentali nell'incoraggiare il passaggio alla trasparenza nella contabilità del quale abbiamo bisogno.
Lei sostiene che "lo spartiacque tra il capitalismo egoista e il capitalismo dell'Impatto, che promuove il bene della società, sarà l'arrivo di una contabilità che tenga conto di società e ambiente e che migliori, insieme, il bene comune e i profitti per l'economia". Quanto siamo ancora lontani? Direi dai tre ai cinque anni. La nostra rivoluzione diventerà realtà quando i governi favoriranno, con la legislazione, un'economia verde e giusta. C'è molta attenzione, in questo momento, al cambiamento climatico, ma l'accettazione, da parte della società, di chi è diverso dalla maggioranza è altrettanto importante. I due obbiettivi vanno e possono essere raggiunti insieme. Inventare nuovi posti di lavoro mettendo pannelli solari sulle abitazioni per esempio. Abbiamo visto con i gilet gialli in Francia che rivoluzioni sociali possono bloccare la strada della protezione dell'ambiente. Una sfida importante, in questo momento, è incanalare l'energia impegnata nella lotta al cambiamento climatico verso problemi sociali legati all'ambiente.
Che cosa può fare ciascuno di noi, nella sua vita di ogni giorno, per contribuire alla Rivoluzione dell'impatto? La prima cosa importante è non comprare prodotti che danneggino ambiente e società. Chiedere a chi gestisce le nostre pensioni di mostrarci in quali aziende i nostri soldi sono investiti per controllare che vadano bene. Più persone saranno consapevoli dell'importanza dell'impatto più rapidamente la nostra rivoluzione diventerà realtà.
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