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Avvenire Rassegna Stampa
08.11.2002 Tahar Ben Jelloun e Avvenire: un articolo diffamatorio
L'ultimo libro di Tahar Ben Jelloun: una serie di notizie false

Testata: Avvenire
Data: 08 novembre 2002
Pagina: 25
Autore: un giornalista
Titolo: «Jelloun, una donna sulle macerie»
Apologia di reato, calunnia, diffamazione a mezzo stampa, diffusione di notizie false: questo e altro ancora troviamo in questo breve articolo non firmato, che illustra l'ultimo libro di Tahar Ben Jelloun.
"Una donna seduta su macerie. Il suo vestito nero è coperto di polvere grigia, bianca. Le sue mani vigorose scavano tra le rovine". Comincia così l'ultimo libro dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, "Jenin. Un campo palestinese". Quando la pagina ci apre il macabro spettacolo ci sembra per un attimo di rivivere la tragedia del Molise: "La mano tira fuori dai sassi e dalla polvere la scarpa di un bambino ... L'altra mano caccia via le mosche e copre il naso e la bocca..." Invece si tratta di un'immagine drammatica
sarebbe a dire che ciò che è accaduto in Molise non è invece affatto drammatico? Che 26 bambini sepolti sotto le macerie non sono una vera tragedia?
"si riferisce alla strage nel campo palestinese di Jenin, il campo profughi in cui si è consumato un massacro senza precedenti:"
Jenin, più che altro, si è consumata una bufala senza precedenti: una bufala in cui una battaglia con una trentina di morti israeliani e una quarantina di morti (combattenti armati) palestinesi, più una decina di civili è stata trasformata in un immane massacro con migliaia di morti. La verità è emersa al di là di ogni possibile dubbio ed è stata resa ampiamente pubblica, ma l'anonimo autore dell'articolo preferisce fingere di non saperlo.
"questa donna che scava nelle macerie è l'emblema di una terra travolta dall'odio,"
questa donna inventata è l'emblema dell'odio antiisraeliano che anima Ben Jelloun e lo induce a falsificare nel modo più spudorato la storia e la cronaca
"dove gli innocenti cadono lungo le strade, nelle piazze, nelle città devastate;"
piccolo errore geografico: è in Israele che gli innocenti cadono lungo le strade e nelle piazze, ma anche sugli autobus, al bar, in pizzeria ...
"dove anche i poeti sono senza più destino"
non tutti: solo quelli che si permettono di criticare la dirigenza palestinese. Gli altri possono benissimo sopravvivere
"Le loro parole sepolte sotto le ceneri della guerra. Una denuncia dell'assurdità della guerra, un canto memore dell'antica tragedia greca che si fa inno per la pace."
Una denuncia del diritto di Israele a sopravvivere, un canto immemore della storia che si fa inno per l'odio più cieco e devastante.
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