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Italia Oggi Rassegna Stampa
12.06.2021 Teoria generale delle fesserie
Recensione di Diego Gabutti

Testata: Italia Oggi
Data: 12 giugno 2021
Pagina: 10
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «Teoria generale delle fesserie»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 12/06/2021, a pag.10 con il titolo "Teoria generale delle fesserie", il commento di Diego Gabutti.

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Diego Gabutti

Teoria generale delle stronzate. Come si distrugge una nazione' Il nuovo  libro di Giancristiano Desiderio. Intervista con l'autore | ILMONITO
Giancristiano Desiderio, Teoria generale delle stronzate. Come si distrugge una nazione, Castelvecchi 2021, pp. 96, 11,50 euro

Solito aneddoto, ma repetita iuvant: al tizio che dopo un suo comizio urla a Charles De Gaulle «mort aux cons», morte ai coglioni, il generale risponde, imperturbabile: «Vaste programme», vasto programma. Dietro le stronzate, di cui Giancristiano Desiderio illustra e commenta la fenomenologia nel suo nuovo libro, c'è una macchina sociale, complessa ma neanche tanto, e a popolarla sono fondamentalmente i coglioni: il coglione che enuncia la stronzata, i coglioni che lo prendono sul serio e oggi, nell'era dei followers e dei talk show, i coglioni che rilanciano la stronzata via social e giornalismo spudorato, su una scala mai vista o anche solo concepita prima. Mort aux cons? Sarebbe bello, ma campacavallo. «A furia di dirle, le stronzate si fanno», avverte l'autore della Teoria generale delle medesime, e prenderle sottogamba è imprudente. Strano ircocervo, per metà filosofo e per metà giornalista, studioso e biografo di Benedetto Croce, Desiderio esplora da una vita l'universo parallelo delle stronzate, sempre più esteso e ramificato. Liberale, uno dei pochi superstiti, Desiderio racconta e smonta le baggianate con passione e umorismo. Passione, perché la bêtise, agli occhi d'un critico della cultura, è come una pin up agli occhi d'un camionista. Umorismo, perché la baggianaggine, per quanto pericolosa nei suoi possibili effetti, è sempre comica, e anche il coglione, benché minaccioso e talvolta violento, è sempre e immancabilmente un personaggio ridicolo. Stabilito ciò, sarebbe una stronzata liquidare le stronzate con una risata e un'alzaCi sono molti modi di distruggere una nazione, e forse è inevitabile che le nazioni muoiano, ma a fondamento d'ogni catastrofe c'è sempre una stronzata adeguatamente esibita ta di spalle.

Sono grandissime stronzate, allo stesso titolo, l'astrologia e l'antisemitismo, assurdità fondate l'una e l'altra sul nulla, ma l'astrologia è una cretinata socialmente tollerabile, mentre l'antisemitismo è una stronzata da codice rosso. Senza contare che una stronzata (vedi il populismo 5stelle, Scientology, il pregiudizio antivaccinale, lo stupro consenziente) ci mette poco a passare da innocua a catastrofica. Teoria generale della stronzaggine mette in scena le principali maschere della corbellaggine italiana, a cominciare dal marxismo, «la più grande operazione di mascheramento del potere mai andata in scena nella storia conosciuta». Quella del marxismo è «una storia che riguarda da vicino l'Italia, che ha avuto il più grande partito comunista dell'Occidente e un numero infinito di intellettuali organici e collettivi e che rappresenta insieme non solo il dramma novecentesco della trahison des clercs ma anche il naufragio della cultura italiana che, soprattutto nella seconda metà del secolo sarà corrotta dal marxismo con disastri enormi nella storiografia, nella letteratura, nella filosofia, nella sociologia e nell'economia: l'ideologia detta «socialismo scientifico» di Marx ed Engels è a tutti gli effetti la madre di tutte le ideologie che di volta in volta rispuntano nella vita politica sotto forma di sofismi e di miti comunistoidi». C'è la stronzata marxista, e c'è la stronzata mediatico-giudiziaria, dalla quale rampolla la presente classe politica (vasto programma congedarla) e il suo grido di battaglia: tutti colpevoli fino a prova contraria. Viviamo, grazie ai coglioni che governano La massa delle fesserie, nell'età dei social e degli ayatollah televisivi per i quali è sempre l'ora della preghiera, è tale che confutarle tutte, e persino riconoscerle, è diventato complicato le nostre istituzioni e i nostri tribunali nell'«incipit de Il processo di Kafka: «Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato. [...] Ma con una differenza peggiorativa: in Kafka la colpa riguarda una persona in quanto tale, mentre nel nostro tempo la colpa è legata al ruolo sociale, all'attività, al genere sessuale». C'è poi la stronzata patetica dell'incompetente che parla infallibilmente a vanvera e c'è la balordaggine pomposa e compiaciuta del competente (metti il virologo, o il critico d'arte) che vaneggia d'ogni possibile argomento come se sapere una cosa significasse saperle tutte. Ci sono molti modi di distruggere una nazione, e forse è inevitabile che le nazioni muoiano, ma a fondamento d'ogni catastrofe c'è sempre una stronzata: una ricetta economica manicomiale, una deriva neolinguistica che ci vieta d'usare le parole che turbano i coglioni, l'«abolizione della povertà», l'idea che l'identità sessuale non nasca dal fatto che qualcuno fa pipì in piedi e qualcun altro da seduto ma sia invece una scelta culturale (meglio, una «variabile indipendente», come il salario secondo la Cgil degli anni settanta). C'è un racconto di Isaac Asimov nel quale si scopre che le barzellette sono un esperimento sociologico alieno in corso da migliaia di anni: raccolti tutti i dati, gli alieni si ritirano e le barzellette non fanno più ridere. Ma dietro le stronzate?

Purtroppo dietro le stronzate non ci sono gli alieni, che prima o poi faranno le valige, schizzeranno nell'iperspazio e allora niente più no-Vax, mai più Savi Anziani di Sion né coccodrilli albini nelle fogne di New York City, niente più dubbi riguardo allo sbarco lunare, niente deliranti religioni fondamentaliste, niente più Casta. Scordiamoci gli alieni: a enunciare, approvare e diffondere le stronzate siamo noi, gli umani, col nostro Dna imperfetto e le nostre culture facilmente hackerabili (per dirla in lingua stronza) da parte dei baggiani. Dire basta alle stronzate è impossibile, com'è impossibile dire basta alla condizione umana. Non c'è diserbante, nemmeno la cultura, tanto meno la competenza, che possa seriamente proporsi il vasto programma di liberarci con qualche legge dello stato da questa mala erba. Non sarà una stronzata concava (tipo il ddl Zan) a salvarci dalle stronzate convesse (tipo le ingiurie da web e le «culture dell'odio»). L'unica, si direbbe, è conviverci; conviverci e opporre argomenti sensati ai pregiudizi e alle fantasie, cioè la realtà al melodramma, come l'umanità ha sempre fatto. Siamo salvi, o così almeno sembra, finché dura l'esperimento alieno e possiamo ancora ridere delle barzellette, comprese quelle involontarie diffuse dai coglioni. Solo che la massa delle stronzate, nell'età dei social e degli ayatollah televisivi per i quali è sempre l'ora della preghiera, è tale che confutare tutte le stronzate, e persino riconoscerle, è diventato complicato. E non sono più stronzate tranquille e circoscritte, come quando si dicevano tra amici al Bar dello Sport, un «sito filosofico» molto rimpianto da Desiderio, ma sono stronzate pericolose, colossali, stronzate con un enorme e minaccioso seguito, come attestano le fortune dei partiti di massa negli ultimi due secoli. Nell'età del reddito di cittadinanza, del «bunga bunga» e del tunnel del Brennero, essere un coglione non è l'ultima delle virtù per un politico. Ciò non promette bene.

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