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Il complottismo nella storia degli Stati Uniti
Analisi di Antonio Donno
Richard Hofstadter Nel 1963, il grande storico americano Richard Hofstadter pubblicò Anti-Intellectualism in American Life, un libro fondamentale su uno degli aspetti più importanti della società americana. Nello stesso anno, tenne una conferenza all’Università di Oxford sulla deriva dell’anti-intellettualismo in alcune forme di complottismo che hanno contrassegnato, di tanto in tanto, la storia degli Stati Uniti fin dai suoi primi anni di vita. Quella conferenza apparve poi su “Harper’s Magazine” nel 1964 e, nello stesso anno, fu pubblicata da Knopf, in forma più estesa, in un piccolo libro: The Paranoid Style in American Politics. Ora, a tanti anni di distanza dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti, è tradotto in Italia da Adelphi con il titolo Lo stile paranoide nella politica americana.
“L’idea di una cospirazione globale – scrive in apertura Hofstadter – a opera di gesuiti o massoni, di un’internazionale di capitalisti o di un’internazionale di ebrei o comunisti […]” è un fenomeno ricorrente negli Stati Uniti, come, del resto, in ogni parte del mondo, in particolare in Germania e nel mondo comunista. A partire dal 1798, si diffusero pastori che in ogni parte del Paese cominciarono a parlare genericamente di un complotto internazionale volto a distruggere l’America cristiana per mano di “una grande cospirazione di banchieri internazionali”, nella quale gli ebrei ricoprivano un ruolo fondamentale. Più avanti, l’attenzione si appuntò contro la presenza dell’Ordine degli Illuminati, i quali, secondo i loro avversari, diffondevano i principi della Rivoluzione francese per abbattere la nuova società americana, esempio di pulizia morale. Per di più, tali nefasti principi provenivano dalla vecchia, corrotta, sporca società europea e, per questo motivo, gli americani dovevano porre grande attenzione a eliminare questo pericolo. “L’immagine centrale – scrive Hofstadter – è quella di una cospirazione vasta e sinistra, un congegno di influenza gigantesco eppure sottile messo in moto per indebolire e distruggere un dato stile di vita”.
Alla fine degli anni Venti dell’Ottocento l’attenzione si rivolse massicciamente contro la Massoneria. Si tratta di un capitolo particolarmente denso della storia del complottismo nella giovane America. Lo scrittore David Bernard così definì la Massoneria: “Un motore di Satana…oscuro, infecondo, egoista demoralizzante, blasfemo, omicida, antirepubblicano e anticristiano”. Qualche tempo dopo, emerse l’accusa di un complotto cattolico, papista contro l’America protestante: anticattolici e nativisti collaborarono nel contrastare tale complotto, perché sia i primi, sia soprattutto i secondi difendevano le ragioni dei bianchi nativi contro il pericolo dell’immigrazione dall’Europa, la perfida Europa. Lyman Beecher puntava sul ruolo dell’Ovest nel contrastare il cattolicesimo: “Dipende tutto, a suo giudizio, da quali influenze domineranno il grande Ovest, che è il futuro del paese. Lì il protestantesimo è impegnato in una lotta per la vita contro il cattolicesimo”, scriveva.
Nei primi anni del secondo dopoguerra fiorì il complottismo. Joseph McCarthy fu l’alfiere di questa crociata, che metteva sotto accusa Roosevelt e i suoi successori, compresi i funzionari governativi, accusati di essere al soldo dei comunisti sovietici. In sostanza, scrive Hofstadter, la teoria del complotto si fonda sulla convinzione che “una ‘vasta’ o ‘gigantesca’ cospirazione sia la forza motrice degli eventi storici”. L’aspetto sessuale ha un ruolo fondamentale: “Così, cattolici e mormoni – è più avanti neri ed ebrei – divennero oggetto dell’ossessione che li riteneva indulgere in atti sessuali illeciti”. Nella storia degli Stati Uniti, aggiunge Hofstadter, il complottismo si è avvalso dei conflitti etnici e religiosi che si sono susseguiti nel tempo, creando un’atmosfera di minaccia nei confronti di un intero sistema di valori che hanno contrassegnato la nascita stessa della giovane America. Tuttavia, il complottismo è parte della vita dell’umanità in ogni fase della sua storia, precisa Hofstadter: “Tutti soffriamo la storia, ma il paranoico la soffre doppiamente, perché è afflitto non solo dal mondo reale, come tutti noi, ma anche dalle sue fantasie”.
Antonio Donno takinut3@gmail.com |
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